Il primo, grande dizionario di Benedetto XVI
Un sacerdote spagnolo compendia
il Papa della fede e della ragione in 5.161 brani di 5 anni di magistero.
Pedro Jesús Lasanta, sacerdote diocesano spagnolo e autore di numerose opere sul Magistero, ci propone un’opera straordinaria. Il suo Diccionario doctrinal de Benedicto XVI. Cinco años de pontificado (Editorial Horizonte, Logroño 2010) costituisce un’enciclopedia dei primi cinque anni di Magistero di Papa Ratzinger. L’opera, davvero monumentale – 1.580 pagine – non comporta, salvo una breve introduzione, alcun commento dell’autore. Le voci alfabetiche – da «Abbandono alla volontà di Dio» a «Volontariato», passando per lemmi come «Rosario», «Donazione di organi», «Ecologia», «Omosessualità» e «Carceri» – corrispondono a una collazione in ordine cronologico di brani di discorsi e documenti di Benedetto XVI. In totale si tratta di 5.161 brani, numerati appunto da 1 a 5.161 per più rapido riferimento. Le voci più importanti sono divise in sotto-voci. Così, per esempio, la voce «Preghiera» è divisa in «Azione dello Spirito Santo nell’anima», «Importanza e necessità della preghiera», «Componenti ed espressioni dello spirito di preghiera».
L’opera è dunque preziosa per un immediato e pratico riferimento all’insegnamento di Benedetto XVI su centinaia di temi, limitatamente ai primi cinque anni di pontificato.
È evidente che un dizionario enciclopedico di questo genere non può essere riassunto.
Si può tuttavia tentare di segnalare, almeno a titolo di esempio, qualche tema e qualche voce centrale che, per così dire, governa la gerarchia delle altre voci. Ventidue brani compongono la voce «Relativismo». Si può ricordare come già il 18 aprile 2005 il cardinale Joseph Ratzinger, nell’omelia della Messa pro eligendo Romano Pontifice all’apertura del conclave, da lui pronunciata come decano del Sacro Collegio dei Cardinali, aveva introdotto il concetto di «dittatura del relativismo» in un brano rapidamente diventato famoso.
«Quanti venti di dottrina – affermava colui che pochi giorni dopo sarebbe stato eletto Papa con il nome di Benedetto XVI – abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero... La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde – gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. […] Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie».
Nel dizionario di don Lasanta, che pure non cita testi del cardinale Ratzinger precedenti al pontificato, cui ha peraltro dedicato un’altra opera enciclopedica, possiamo apprezzare come il Papa torni frequentemente sul nucleo del discorso del 18 aprile 2005. Il tema è centrale in tutto il suo Magistero. Con mezzi anche violenti, e con un enorme apparato propagandistico che minaccia di schiacciare qualunque oppositore, si cerca oggi d’imporre il nuovo dogma secondo cui non esiste la verità. Esistono solo opinioni e desideri. È un mondo dove tutti hanno ragione, dunque nessuno ha ragione. Peggio: dunque non c’è più la ragione, almeno nel senso classico, che come ricorda il Papa ci viene dall’eredità greca custodita e precisata dal cristianesimo, di strumento capace di conoscere il reale e la sua verità. Rimane solo una ragione strumentale, che non è più misurata dal vero ma dall’utile. E gli errori e gli orrori della modernità rivelano la ragione strumentale come una ragione violenta. Se l’unità di misura non è il reale ma l’esito, la «ragione che ha ragione» è quella che vince, che grida più forte e che elimina l’altro perché ha più denaro e potere, un esercito più forte o bombe più potenti.
Le voci dedicate alle religioni, alla libertà religiosa, al dialogo interreligioso nel Diccionario confermano come Benedetto XVI dedichi il suo pontificato a combattere sia il fondamentalismo, dove a un’ipertrofia della fede corrisponde l’eliminazione della ragione, sia il laicismo o secolarismo, dov’è l’ipertrofia della ragione a eliminare la fede. In entrambi i casi, l’esperienza umana è dimezzata e ultimamente fallisce, e la storia si macchia del sangue generato da una violenza che nessuno riesce più a controllare.
In teoria, ad altri spetterebbe difendere la ragione. Ma l’azione corrosiva del relativismo fa sì che oggi la ragione trovi pochi amici e difensori. Ecco allora che Benedetto XVI scende in campo anzitutto in nome della ragione, con una serie di brani che le voci «Ragione» e «Razionalismo» dell’opera raccolgono. Infatti, senza verità naturali non c’è neppure possibilità di apertura alle verità soprannaturali. Se invece la ragione, fattasi prima razionalismo e poi relativismo, rifiuta di riconoscere che esiste la verità, non riconoscerà neppure le verità, comprese le verità di ordine religioso.
Papa della fede e della ragione, Benedetto XVI ci ha consegnato, anche solo nei suoi primi cinque anni, un Magistero ricchissimo. L’opera di don Lasanta, di cui non si può che auspicare una versione italiana, ci dà in un unico volume tutta la misura di questa ricchezza.