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CASO STARANZANO

Il prete coraggio e un Avvenire senza pudore

Il parroco di Staranzano, con la sua insistenza sulla verità, dovrebbere essere da esempio per vescovi e cardinali che, di fronte a quanto sta accadendo nella Chiesa, tacciono per paura o interesse, facendo il gioco di chi usa sistematicamente la menzogna per istituire la "nuova Chiesa".

Editoriali 12_11_2017
Chiesa santi Pietro e Paolo, Staranzano

C’è molto di simbolico nella vicenda di Staranzano, dove il parroco si preoccupa dell’educazione cristiana dei suoi giovani, e si trova costretto ad affrontare da solo una grande macchina propagandistica che vede alleati un’associazione cattolica come l’Agesci, il suo vice-parroco, il quotidiano ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana e l’ignavia del suo vescovo, che rinuncia ad esercitare il proprio magistero.

È il ripetersi della lotta di Davide contro Golia. Un parroco, don Francesco Maria Fragiacomo, che malgrado le forti pressioni e la solitudine in cui è stato lasciato da superiori e confratelli, non rinuncia a dire la verità e a richiamare il vescovo alla propria responsabilità. Ha a cuore anzitutto il bene dei propri ragazzi, aggrediti dall’ideologia gay fin dentro la chiesa, con un “educatore” che si pone come modello di vita facendosi beffe del catechismo e accostandosi alla comunione malgrado ostenti uno stile di vita contrario alla legge naturale. È un parroco che non ha paura di rimetterci la “carriera”, che sa di dover pagare di persona questa sua ostinazione alla verità.

È un parroco che dovrebbe essere di esempio a tanti suoi confratelli, ma anche a vescovi e cardinali, che in questi tempi ecclesiali di sprezzo della verità e di regime repressivo, evitano di inimicarsi i potenti per non compromettere le loro miserabili carriere. Sono tanti, più di quel che si pensi, vescovi e cardinali che sono consapevoli della confusione e del rovesciamento dell’insegnamento della Chiesa che si sta perpetrando; ma tacciono, hanno paura di rimetterci la faccia, l’onore (già diversi sono stati sepolti da false accuse), la possibilità di restare nella propria posizione o la possibilità di aspirare a qualche promozione. Dovrebbero prendere esempio da questo povero parroco, che da mesi è sulla graticola anche per la loro ignavia che alimenta la menzogna di Golia.

Già, perché come dimostriamo in queste colonne, Golia – nella fattispecie il quotidiano Avvenire – per portare avanti la sua agenda non si fa scrupoli di usare la menzogna. Dopo un lungo tira e molla, pubblica infine la lettera del parroco ma manipolandola in modo da offrire l’immagine di un poveretto ormai fuori dal tempo e dal sentire cum Ecclesia, e gli taglia ovviamente le domande più scomode. Copre le vere intenzioni nascondendole dietro una cortina fumogena di parole d’ordine (discernimento, accompagnamento, accoglienza, inclusione) e frasi pompose quanto vuote. Ma ormai solo chi non vuol vedere non capisce che l’obiettivo di Avvenire e di chi lo sostiene è quello di stravolgere la dottrina, e perciò la natura, della Chiesa, facendo accettare le unioni gay (ma non chiamiamolo matrimonio, per carità), la contraccezione (vedi campagna sulla Humanae Vitae), le seconde nozze e ogni altra rivendicazione di stampo progressista.

È la stessa menzogna usata nei giorni scorsi nei confronti del cardinale Gerhard Müller, ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, di cui è stato stravolto ad arte il senso del saggio scritto a introduzione di un libro di Rocco Buttiglione che risponde ai critici della Amoris Laetitia. La solita firma di Avvenire, sulla scia di altri “grandi” esempi di giornalismo, ha pensato bene di arruolare Müller fra i sostenitori della comunione ai divorziati risposati, quando l’ex prefetto – vedi intervista alla NBQ e le ampie citazioni del suo scritto - dice tutt’altro.

È ormai una crescente, sistematica, martellante manipolazione della realtà, un uso costante della menzogna e dell’ipocrisia per accelerare l’avvento della “nuova Chiesa”. Che questo avvenga dalle colonne del quotidiano ufficiale della Cei, senza che si alzino voci di vescovi (non i soliti due o tre) che chiedano conto di quel che sta avvenendo, è sconcertante.

Eppure basta un povero prete di periferia con le sue ostinate domande a svelare la grande menzogna. Così come le domande, i Dubia, di quattro cardinali da un anno continuano ad essere una spina nel fianco di turiferari e guardiani della rivoluzione. Permanere e perseverare nella verità, questa è la strada di coloro che sono coscienti che in ballo non c’è il prevalere di una fazione sull’altra, o un progetto di Chiesa, ma la fede del popolo cristiano. Non ci si sta giocando il potere terreno, ma la salvezza eterna. Continuino pure a mentire quanti tengono stretto il potere nella Chiesa, continuino pure a tacere e tremare di paura quanti tengono alle proprie carriere ecclesiastiche. Ci sarà sempre qualcuno – e anche oggi sono più di quel che si creda – che amerà la Verità sopra ogni altra cosa, che perseguirà la santità e non il successo, che amerà il popolo che gli è affidato e non lo tradirà. Gesù lo ha promesso: Non praevalebunt.