Il preside e quello scandalo messo sotto silenzio
Davvero encomiabile lo zelo, spinto fino all’eccesso, del Preside Stefano Fava dell’I.T.I.S. “Pininfarina” di Moncalieri, nel difendere l’onorabilità della scuola e nel volere agire severamente contro la professoressa Adele Caramico, l’insegnante di religione ingiustamente accusata di essere omofoba. Peccato però...
Davvero encomiabile lo zelo, spinto fino all’eccesso, del Preside Stefano Fava dell’I.T.I.S. “Pininfarina” di Moncalieri, nel difendere l’onorabilità della scuola – descritta come un immacolato giardino delle meraviglie – e nel volere agire severamente contro la professoressa Adele Caramico, l’insegnante di religione ingiustamente accusata di essere omofoba. In questa sua intenzione, il preside non ha disdegnato i riflettori della ribalta mediatica e anzi pare cercare sempre più spazio nei mezzi d’informazione per spiegare come il suo istituto scolastico sia immune da qualsiasi nefandezza, a cominciare dalla “intollerabile omofobia” della Caramico.
Peccato che la stessa solerzia da parte del preside non si sia vista quando lo scorso 18 giugno il quotidiano La Stampa ha dato la notizia dell’arresto del professor Andrea Fino, docente proprio del “Pininfarina” di Moncalieri, accusato di aver offerto soldi in cambio di rapporti sessuali con studenti minorenni. Fino era noto a tutti per l’impegno nel riconoscimento dei diritti per le coppie omosessuali, ed è stato pure coordinatore dell’edizione 2011 del “Gay Pride” torinese. Il pm Francesco Pelosi ha ricostruito vari episodi, elencati nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari Ilaria Guarriello, e, nonostante il consueto riserbo degli inquirenti, è emerso che l’insegnante arrestato avesse contattato gli alunni della scuola attraverso Facebook. Ed è per questo motivo che gli investigatori hanno provveduto a sequestrare il computer e alcuni hard disc in casa del professore Fino.
Singolare fu, allora, la fretta del preside Stefano Fava nel tentativo di contenere l’impatto mediatico della vicenda, al punto da essere costretto a giustificare il suo low profile, al giornalista de La Stampa che gli chiedeva conto del suo atteggiamento decisamente cauto. Questa la sua giustificazione: «Nel 2013, un insegnante mi portò alcuni scambi di battute tratti da una conversazione avvenuta su Facebook tra Fino e uno studente, che aveva appena superato la Maturità, ma io non ho ravvisato nulla di scabroso, di osceno in quelle frasi. Mi sono sembrate battute, nulla di che preoccuparsi. Per questo, ho accantonato la questione». Davvero quello del caso del professor Fino sembra un altro preside. E il “Pininfarina” non parrebbe proprio quel paradiso terrestre che Stefano Fava pretende oggi di fa apparire.