Il pianto degli esclusi. Polemiche per le liste
Scelte discutibili di tutte le liste per le candidature delle prossime elezioni del 25 settembre. Molti nomi eccellenti sono stati paracadutati in collegi sicuri, a scapito di candidati più noti sul territorio. I maggiori problemi si riscontrano nel Pd e in Forza Italia. Il Movimento 5 Stelle va da solo. Difficoltà ed esclusioni eccellenti anche nel terzo polo.
Il deposito delle liste per il voto del 25 settembre apre una nuova fase della campagna elettorale. L’attribuzione delle candidature nei collegi uninominali e plurinominali di Camera e Senato lascia “morti e feriti” soprattutto nel Pd, ma anche in Forza Italia, con esclusioni eccellenti e candidati paracadutati in collegi sicuri, su territori dove forse non sono mai stati in vita loro.
È vero che non esiste il vincolo di mandato e che i parlamentari devono avere a cuore l’interesse nazionale e non quelli particolari. Tuttavia, numerosi senatori e deputati che in questa legislatura hanno coltivato con attenzione il rapporto con i loro elettori si sono visti scalzare da candidati calati dall’alto dalle segreterie dei partiti. Ha contato solo la prossimità alla segreteria nazionale del proprio partito e alle strutture decisionali mentre il radicamento territoriale non ha influito sulla composizione delle liste. Tutto questo ha prodotto abbandoni, scissioni, tensioni, che probabilmente si tradurranno in astensioni ai seggi.
Il Pd ha anche il problema di aver dovuto cedere posti più o meno sicuri agli alleati come Fratoianni, Bonelli, Di Maio e Tabacci, che hanno scalzato nei collegi uninominali esponenti dem locali, alimentando malumori sui territori. Eclatante la scissione dell’ex governatore dem della Basilicata, Marcello Pittella escluso da Enrico Letta e approdato nelle liste di Azione: contenderà quel seggio lucano ai candidati del Pd e del centrodestra.
Discutibili anche alcune candidature di Forza Italia, come quella di Rita Dalla Chiesa, imposta da Silvio Berlusconi e che ha mandato su tutte le furie gli azzurri liguri e pugliesi, visto che in Liguria la figlia del Generale ucciso dalla mafia sarà capolista nel proporzionale, mentre in Puglia correrà addirittura in un collegio uninominale blindato. Mugugni in Basilicata, dove il senatore Giuseppe Moles, sottosegretario all’editoria e leader indiscusso del partito sul territorio, viene defenestrato per lasciare il posto alla Presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, che avrebbe dovuto correre nella sua regione, il Veneto, dove ha lasciato il posto alla capogruppo di Forza Italia al Senato, Annamaria Bernini.
Mentre il clima post-chiusura delle liste non registra particolari scossoni nella Lega e in Fratelli d’Italia, partito che nei sondaggi vola e che quindi ha avuto la possibilità di accogliere nelle sue liste anche altri candidati, oltre quelli uscenti, volano gli stracci nel Terzo polo.
Calenda e Renzi hanno candidato i ministri Carfagna e Gelmini, che ora dovranno chiedere i voti a un elettorato tendenzialmente di sinistra che le ha sempre viste come fumo negli occhi. L’ex sindaco di Parma, Pizzarotti e l’ex sindaco di Milano Albertini si sono sfilati dal progetto, dopo averlo caldeggiato. Sarà una strada in salita quella del terzo polo, che nei sondaggi supera di poco il 4% e che quindi potrà contare solo sui seggi del proporzionale, mentre nell’uninominale non ha alcuna speranza di conquistare un collegio.
Stesso discorso vale per i grillini. Esclusa la possibilità che un loro candidato possa prevalere su quelli dei due schieramenti di centrodestra e centrosinistra, devono puntare tutto sul proporzionale. Conte ha blindato le liste con uomini di sua fiducia, suscitando malcontento nella base e tra gli esclusi. Riuscirà ad essere determinante nella prossima legislatura? Solo in caso di pareggio o di ingovernabilità, visto che proprio due giorni fa ha rotto il patto con il Pd in Sicilia, presentando per il governo di quella regione un proprio candidato diverso da quello della sinistra.
Quanto ai temi della campagna elettorale, divampano le polemiche sul video sullo stupro di Piacenza, che la Meloni aveva pubblicato sul suo profilo Facebook per stigmatizzare l’accaduto. Il sindaco della cittadina emiliana aveva attaccato la leader di Fratelli d’Italia sostenendo che la ragazza in questo modo veniva violentata due volte, ma la Meloni ha difeso la sua scelta e ha detto che non intende scusarsi di nulla.
Rimangono invece tristemente ignorati i principi della difesa della vita fin dal suo concepimento e della famiglia naturale, così come quelli della tutela delle libertà dopo due anni e mezzo di Covid gestito con restrizioni eccessive e violazioni sistematiche di alcuni diritti individuali. Il programma di centrodestra, da questo punto di vista, offre maggiori spiragli, ma poi si vedrà all’atto pratico quanto quei riferimenti verranno tradotti in atti legislativi in caso di successo nelle urne.