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UCRAINA-RUSSIA

Il "Piano per la Vittoria" di Zelensky è un messaggio alla Nato

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Mentre i russi avanzano in Donbass tenendo sotto scacco le truppe di Kiev, il presidente ucraino presenta alla UE cinque punti, in realtà piuttosto aleatori, ma tesi a coinvolgere direttamente Europa e Usa nel conflitto.

Esteri 18_10_2024
Alexandros Michailidis IMAGOECONOMICA

Dopo averlo presentato al Parlamento di Kiev, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha illustrato ieri all’Unione Europea il suo “Piano per la Vittoria” che in sintesi consiste in cinque punti, tutti in realtà piuttosto aleatori per non dire fantasiosi, ma soprattutto tutti tesi a coinvolgere direttamente Usa ed Europa nel conflitto.

Innanzitutto l’Ucraina dovrà entrare nella Nato e Zelensky ha detto di attendersi un invito formale dall’Alleanza Atlantica. «Per noi la Nato è un ombrello di sicurezza, è l'unica speranza che abbiamo. Se i partner non rispetteranno le promesse per noi sarà molto difficile nei confronti della Russia», ha detto Zelensky in conferenza stampa a margine dei lavori del Consiglio europeo.

Inoltre l’Ucraina chiede armi a lunga gittata per colpire in profondità la Russia e continuare le operazioni militari sul territorio russo come quelle in atto nella regione di Kursk, dove però gli ucraini perdono terreno e soprattutto molte truppe e mezzi.

Il terzo punto prevede un accordo che permetta di schierare sul territorio ucraino armi strategiche “non nucleari” che possano fungere da deterrente contro nuovi attacchi russi. Si tratta probabilmente di missili balistici e da crociera con cui raggiungere in pochi minuti Mosca o altri obiettivi strategici russi. «Dateci la possibilità di dimostrare ai russi che li fermeremo se non si fermano da soli», ha detto ieri Zelensky. «La debolezza dell'Ucraina, se i partner non ci sostengono su questo e sull'economia, si tradurrebbe in maggiore forza della Russia», ha aggiunto Zelensky, riferendo che 18 leader dell'Ue sono intervenuti durante la discussione, in maggioranza a favore del suo piano.

Oltre a questi tre punti il piano prevede anche la protezione congiunta da parte di Usa e Ue delle risorse naturali critiche dell'Ucraina e l’uso congiunto del loro potenziale economico: aspetto da chiarire meglio ma che appare come un ulteriore escamotage teso a coinvolgere le nazioni della NATO sul territorio ucraino.
Infine, a conflitto concluso, Zelensky offre di sostituire alcuni contingenti di truppe americane oggi basati in Europa con reparti ucraini di veterani esperti.

Inoltre il piano contiene tre addendum che rimangono segreti e saranno negoziati con i partner dell'Ucraina e che riguardano presumibilmente le garanzie di sicurezza e il tipo di armi, per lo più statunitensi, da ospitare sul suolo ucraino.

Al di là dell’espressione velleitaria “Vittoria”, poco rappresentativa oggi di un’Ucraina sempre più sotto schiaffo sul piano militare con i russi che avanzano sempre più speditamente in Donbass mentre nell’area di Kursk hanno ripreso un terzo dei territori occupati dagli ucraini con l’offensiva scatenata il 6 agosto, il piano illustrato da Zelensky appare in libertà un “libro dei sogni” fin dal primo punto.

Il segretario generale della Nato, Mark Rutte, nei giorni scorsi aveva definito ineluttabile l’ingresso dell’Ucraina nell’alleanza ma ieri un alto funzionario dell'amministrazione statunitense ha riferito valutazioni opposte. «Gli alleati della Nato continuano a negoziare l'invito all'Ucraina ma al momento non c'è consenso per offrire all'Ucraina l'adesione».
Anche sul fronte dell’invio di armi la tendenza non è positiva per Kiev: le potenze occidentali continuano a negare agli ucraini l’uso dei missili balistici ATACMS e da crociera Storm Shadow/SCALP per colpire la Russia e «la Casa Bianca non intende cambiare idea», ha fatto sapere ieri un portavoce.

Inoltre il vertice di Ramstein del 12 ottobre sulle nuove forniture militari a Kiev è stato rinviato ufficialmente per gli impegni di Biden in seguito a un uragano che ha colpito le coste della Florida ma al momento non è ancora stato riprogrammato.
Del resto la gran parte degli aiuti militari promessi più recentemente a Kiev riguardano armi e munizioni ancora da produrre e che quindi saranno disponibili per le truppe ucraine tra molti mesi o più.  

Quanto alla condivisione con gli alleati delle risorse naturali ucraine vale la pena ricordare che le aree minerarie del Donbass sono già per la gran parte in mano russa mentre lo stesso Zelensky ha sottolineato che «i russi si trovano a soli 100 chilometri da alcuni dei nostri giacimenti di materie prime. Naturalmente, non permetteremo loro di catturarli, ma se non saremo aiutati dai nostri partner, le possibilità della Russia aumenteranno. Quindi, se li conquista, insieme ai suoi potenziali alleati, la Russia può usarli. E ciò è molto pericoloso», ha detto il presidente.

Un tema strettamente legato all’annuncio di Zelensky che l’Ucraina non intende cedere territori né negoziarne la cessione. Affermazioni paradossali considerando le continue avanzate russe nel Donbass e le difficoltà degli ucraini nella regione di Kursk. Basti pensare che fonti ucraine confermano che negli ultimi due mesi i russi hanno conquistato 5,5 volte il territorio che avevano occupato nell’intero 2023.

Le crescenti carenze di armi, munizioni e truppe rischiano di esporre le forze ucraine al rischio di collasso in diverse aree del fronte: per questo appare poco probabile che Kiev possa determinare se cedere o meno territori mentre risulta più probabile che Mosca rivendichi presto il possesso di territori più ampi delle quattro regioni ucraine che si era annessa con i referendum del settembre 2022.
Ciononostante, con sprezzo del ridicolo, Zelensky ha avvertito che la Russia ha bisogno di soldati e «Putin si inquieta perché l'opinione pubblica è contraria al reclutamento generale». Per questo, «secondo la nostra intelligence, la Russia formerà 10.000 soldati di origine non russa», e in particolare «sono in corso di formazione dei soldati nordcoreani, che sarebbero poi inviati a combattere in Ucraina».

In realtà ad avere bisogno disperato di truppe è invece l’Ucraina, che peraltro ha già arruolato e impiegato molte migliaia di “volontari” stranieri: paradossale quindi che Zelensky proponga alla Ue messaggi aleatori e poco credibili.
Ancora una volta Zelensky propone i suoi piani per concludere il conflitto agli alleati quando dovrebbe invece rivolgersi alla Russia, unico attore con cui Kiev potrebbe e oggi dovrebbe negoziare. Non a caso la risposta del Cremlino al “Piano della Vittoria” ne mette in luce la totale inattendibilità.

«L'unico piano di pace possibile è che il regime di Kiev comprenda che la sua politica è senza prospettiva e che è necessario svegliarsi», ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. «Molto probabilmente, questo è lo stesso piano degli americani per combatterci fino all'ultimo ucraino».
Il portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha liquidato il progetto come una «raccolta di slogan incoerenti», accusando Zelensky di spingere la Nato verso un conflitto diretto con la Russia. Zakharova ha definito il piano come una strategia che porterebbe solo ulteriori disastri all'Ucraina.
Del resto Mosca ha definito già da tempo le condizioni per un negoziato: il controllo delle quattro regioni sopracitate (Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhia), e un’Ucraina priva di armi offensive e neutrale, cioè estranea alla Nato. 



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