Il perdono, l'abbraccio di un giudice e l'ira dei progressisti
Hanno fatto il giro del mondo le immagini dell’abbraccio in tribunale tra Brandt Jean e colei che ha ucciso (per sbaglio) suo fratello, Amber Guyger. Il perdono di Brandt, che ha augurato ad Amber di poter dare «la tua vita a Cristo», ha colpito molti. Meno noto è l’abbraccio del giudice Tammy Kemp, a condanna di 10 anni inflitta, con la stessa Amber, con il regalo di una Bibbia e l’invito a pregare insieme. Che ha scatenato le ire di un gruppo laicista.
Aver compiuto un omicidio per errore e per paura. Sentirsi imperdonabili per aver tolto la vita ad un uomo innocente. Pensare che non c’è più speranza e improvvisamente, prima di mettere piede in prigione e dopo aver ascoltato il verdetto di una pena di 10 anni di carcere, sentirsi dire dal fratello della vittima: «Ti perdono, voglio il meglio per te, non vorrei nemmeno che tu andassi in prigione».
Le immagini del processo (clicca qui) che hanno fatto il giro del mondo per quanto accaduto fra le parti coinvolte colpiscono al cuore, come a ricordare a tutti che esiste una giustizia più grande di quella che umanamente andava comunque fatta. Amber Guyger, ex ufficiale di polizia di Dallas, è stata condannata dal giudice Tammy Kemp per aver ucciso l’anno scorso Botham Jean, che girava disarmato nel proprio appartamento. Durante il processo l’imputata aveva spiegato che dopo un turno notturno era rientrata a casa stanca e, convinta di essere entrata nel suo appartamento (con la porta socchiusa), aveva ucciso Jean pensando si trattasse di un intruso. Piangendo ripetutamente, la donna si era scusata spiegando che lo sparo era stato un errore terribile dettato dalla paura.
Diverse testimonianze hanno riportato l’integrità dell’ex agente e l’impossibilità del movente razzista. Come LaWanda Clark, una donna afroamericana che ha raccontato di aver incontrato Guyger durante un blitz antidroga in cui anche lei era presente. Guyger aveva invitato la donna a cambiare vita. Clark ha aggiunto di essersi sentita guardata come una persona e non come uno scarto sociale. Mentre parlava, gli avvocati hanno mostrato ai giurati una foto di Guyger presente alla fine del programma comunitario antidroga frequentato da Clark, che ora è sobria da tempo. Questo e altri racconti hanno convinto il giudice (anch’essa afroamericana) e la giuria, in maggioranza composta da donne di colore, a non dare il massimo della pena all’ex poliziotta.
È a questo punto che, concluso il processo, il fratello della vittima, Brandt Jean, ha voluto prendere la parola spiegando che suo fratello avrebbe voluto la conversione di Guyger. E invitandola a chiedere perdono a Dio, «perché Lui lo concederà», ha proseguito così: «Ti voglio bene come persona. Non ti augurerei alcun male… Non voglio nemmeno che tu vada in prigione, voglio il meglio per te. Perché so che è esattamente quello che noi due (riferito al fratello, ndr) vogliamo. E il meglio è che tu dia la tua vita a Cristo. Non so se è possibile, ma posso darle un abbraccio? Per favore… per favore». A quel punto il giudice ha dato l’ok.
L’intensità dell’abbraccio, durato diversi secondi, ha impressionato tanti. Dice di un bene reale e un affetto profondo. I due si sono sussurrati diverse parole nell’orecchio. Poi la donna è scoppiata a piangere mentre il giovane la consolava. Il fatto è ancor più miracoloso, se si pensa che il fratello della vittima ha parlato nonostante i suoi genitori e parenti non siano arrivati al perdono. È chiaro quindi che quanto ha mosso Brandt non poteva essere la sua sola volontà di perdono, ma che una grande grazia gli è stata concessa. Probabilmente anche per mostrare al mondo di cosa sia capace Cristo quando lo si segue. E di che intensità sia il Suo amore, specialmente per chi sbaglia e si pente.
Quello di cui si è poco parlato è però un altro fatto straordinariamente umano: anche il giudice Tammy Kemp, contagiata dal bene respirato in aula, si è asciugata le lacrime e ha accettato, su sua richiesta, di abbracciare Guyger, regalandole la sua Bibbia e invitandola a pregare insieme. Due atti rivoluzionari e forse segretamente attesissimi da una società così compromessa con il male e il peccato da ritenersi spesso imperdonabile.
Forse anche per questo c’è chi è arrivato a denunciare il giudice Kemp per abuso di potere, sebbene i suoi gesti di compassione per la colpevole siano stati compiuti a processo concluso e sebbene abbia giustamente separato la giustizia umana dalla sua compassione cristiana. Kemp, intervistata dall’Ap, ha infatti spiegato che la donna voleva il perdono di Dio ma non sapeva da dove cominciare: «Mi ha chiesto se pensavo che Dio potesse perdonarla e ho detto: “Sì, Dio può perdonarti”. Ho chiesto se voleva iniziare con la Bibbia, non volevo che tornasse in prigione e sprofondasse nel dubbio e nell’autocommiserazione». Ma si sa, vedere una vittima e un magistrato neri abbracciare una poliziotta bianca è davvero troppo per un gruppo come il Freedom From Religion Foundation, impegnato nel combattere contro qualsiasi richiamo alla fede nell’arena pubblica. Sebbene faccia parte del mondo progressista che poi magari si batte contro la pena di morte. Eppure sono queste le cose che fanno comprendere l’umanità con cui la giustizia andrebbe sempre amministrata.
Non a caso c’è chi è rimasto segnato da quanto avvenuto in tribunale. Il sindaco di Dallas, Eric Johnson, ha rilasciato una dichiarazione dicendosi «profondamente commosso» e che non avrebbe «mai e poi mai dimenticato gli incredibili esempi di amore, fede e forza personificati da Brandt Jean». Renee Knake, docente di diritto dell’Università di Houston ed esperta di etica giudiziaria, ha dichiarato al New York Times che «vogliamo che i nostri giudici siano umani e che mostrino la loro umanità», che non è appunto contraria alla giustizia. È infatti questa a mantenere chi amministra la giustizia nell’umiltà, evitando gli abusi di potere tipici di chi si sente Dio. «Ecco perché i nostri casi giudiziari vengono risolti da esseri umani e non da macchine», ha continuato la docente.
John Creuzot, ex procuratore distrettuale della contea di Dallas, ha definito l’abbraccio «un incredibile atto di guarigione e perdono che è raro nella società di oggi». Aggiungendo che se il fratello di 18 anni ha potuto «guarire ed elargire guarigione in quel modo, con le sue parole e le sue azioni, spero che una cerchia più grande, non solo Dallas ma tutto il Texas e tutti gli Stati Uniti, possa trarre insegnamento da questo».