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REGGIO EMILIA

Il parassessore Lgbt, tappa verso la supremazia gay

A margine di una seduta con l'on. Zan presente, il consigliere comunale Fabiana Montanari (Pd) ha ricevuto il mandato di seguire i progetti a favore della comunità Lgbt. Una sorta di assessorato ombra: la Giunta di Reggio Emilia, infatti, ha già un assessore alle pari opportunità che si occupa di temi arcobaleno. Un altro indizio di un trattamento privilegiato, ben oltre l’“uguaglianza”
- DE SUTTER, PRIMO VICEPREMIER TRANS D'EUROPA, di Giuliano Guzzo

Attualità 08_10_2020

Lo hanno chiamato parassessore Lgbt. Sostanzialmente un assessore ombra, privo (per quello che se ne sa fino ad oggi) di incarico formale, il cui mandato sarà quello di seguire i progetti e le iniziative a favore della comunità Lgbt. Forse un unicum nel panorama politico nazionale.

Stiamo parlando del consigliere comunale del Pd, Fabiana Montanari, che ha ricevuto questa investitura dalla Giunta del comune di Reggio Emilia. L’ufficio stampa a tal proposito ha emanato la seguente nota: «Il sindaco Luca Vecchi, l’assessore alle Pari opportunità Annalisa Rabitti, cogliendo l’occasione della iniziativa odierna che ha portato alla approvazione della mozione a sostegno della Legge Zan, hanno condiviso la volontà di coinvolgere in modo continuativo la consigliera di maggioranza Fabiana Montanari [la prima da sinistra nella foto con Vecchi e Rabitti, ndr] nell’ambito delle molteplici iniziative e progetti dell’Amministrazione rivolte a promuovere i diritti della comunità LGBT. L’esperienza e la competenza di Fabiana possono essere una grande opportunità per continuare a mantenere una progettualità e una posizione di avanguardia della città di Reggio Emilia sui diritti civili».

Nota a margine: alla seduta ha partecipato, prendendo la parola, anche l’onorevole Alessandro Zan, primo firmatario del disegno di legge omonimo. Pare che l’intervento contravvenga il regolamento della Giunta. Si vedrà. Rimane comunque il fatto che l’on. Zan stia facendo campagna elettorale per la sua proposta di legge.

Torniamo all’assessore ombra. Da notare che il comune di Reggio ha già un assessore alle pari opportunità che si occupa di tematiche arcobaleno. Ma forse è parso opportuno - e il gioco di parole è voluto - incrementare l’attenzione, con un’apposita delega, verso una realtà che rimane numericamente minoritaria, dato che la percentuale di persone omosessuali oscilla tra l’1 e il 2% e quella di persone transessuali verso lo zero virgola qualcosa.

L’idea di creare la figura del parassessore Lgbt costituisce un altro indizio sull’esistenza nel nostro Paese di un doppio fenomeno di carattere giuridico. In primis l’omosessualità e la transessualità sono diventate vere e proprie condizioni giuridiche, le persone trans/omosessuali soggetti giuridici, ossia categorie giuridiche, come il genitore, il lavoratore, il paziente e via dicendo. Il salto nel mondo giuridico di queste categorie sociali lo ha fatto fare soprattutto la Legge Cirinnà sulle “unioni civili”. Legittimare il “matrimonio” omosessuale significa, a monte, elevare l’omosessualità a categoria giuridica e quindi a bene giuridico. Prima di questa norma un gran lavoro in tale direzione lo aveva fatto la magistratura.

Anche il già citato Ddl Zan marcia verso questa stessa meta: anzi - e veniamo al secondo fenomeno di carattere giuridico - si spinge un po’ più in là. L’omosessualità e la transessualità non sono solo beni giuridici, non hanno valore paritetico all’eterosessualità, bensì hanno maggior valore tanto che il testo di legge all’esame alla Camera tutela l’omosessualità e la transessualità in modo speciale, predisponendo un presidio penale rafforzato. Ulteriore prova di questo favor: il Ddl Zan, modificando l’art. 90 quater Cpp, ha incluso omosessuali e transessuali nella categoria normativa delle persone particolarmente vulnerabili, come i minori e i disabili. Dunque, la persona omosessuale e quella transessuale possono vantare privilegi giuridici sconosciuti ad altre categorie di persone, anche se appartenenti a categorie socialmente fragili, come anziani, disoccupati, etc.

Dietro alla creazione della figura del parassessore allora si cela, più o meno consapevolmente, questa strategia: far passare gay e trans come persone appartenenti a categorie a rischio, socialmente fragili, vulnerabili. Riservare a loro, per questo motivo, un trattamento normativo privilegiato: l’istituzione di uno specifico assessorato ombra ne è un esempio. Gay e trans in tal modo diventano categorie di soggetti tanto intoccabili da arrivare a considerarli di maggior peso dal punto di vista giuridico e quindi sociale rispetto alla categoria “eterosessuali”. In breve dall’uguaglianza alla supremazia arcobaleno. A veder bene è l’esito, seppur intermedio, di qualsiasi processo rivoluzionario in cui la vittima del sistema (il proletario, la donna, il nero, etc.) poi arriva al potere e quindi si colloca su un piano giuridico e sociale gerarchicamente superiore rispetto alle altre categorie di persone.