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VIAGGIO APOSTOLICO

"Il Paradiso è in Ecuador". Ma il Papa visita un paese diviso

“Sicuramente il Papa è argentino, probabilmente Dio è brasiliano, ma il paradiso è ecuadoriano”. Lo afferma il presidente dell'Ecuador, Rafael Correa, alla vigilia della visita di Papa Francesco. Ma il suo è un paese diviso, con l'opposizione in piazza perché teme la deriva autoritaria.

Ecclesia 05_07_2015
Rafael Correa

Domenica 5 luglio inizia il viaggio apostolico del Papa argentino verso le periferie del suo Sud America: Ecuador, Bolivia e Paraguay. Paesi con enormi problemi di povertà e di miseria estrema, ma anche con situazioni interne complesse, di polarizzazione ideologica e di scontro sociale.

L’Ecuador di Rafael Correa sarà la prima tappa, dopo 30 anni dalla visita di San Giovanni Paolo II. Papa Francesco sarà ricevuto da un presidente che, a prima vista, può sembrare “comodo” per un pontefice che ha sempre mostrato posizioni opposte a quelle della destra. Si tratta di un presidente di sinistra, un cattolico praticante, difensore della famiglia, contrario al matrimonio gay e all’aborto. Ecco la battuta di Correa riferita alla visita del Santo Padre: “Sicuramente il Papa è argentino, probabilmente Dio è brasiliano, ma il paradiso è ecuadoriano”.  Ma chi tira troppo la corda rischia di spezzarla. Papa Francesco non arriverà proprio nel paradiso in terra ma in un Ecuador convulso e in fiamme.

Da circa 4 settimane i manifestanti sono di nuovo in piazza contro il presidente, in particolare contro i progetti di legge sull’imposta di successione e sulla tassazione sulle plusvalenze. L’opposizione chiede le dimissioni di Correa e, quando mancano poche ore all’arrivo del pontefice, gli scontri in piazza tra manifestanti e polizia sembrano non fermarsi. Rafael Correa ha chiesto ai suoi seguaci di “difendere la rivoluzione” in un messaggio su twitter. Nel frattempo il Ministro dell’Interno Jose Serrano e il Ministro della Sicurezza Cesar Navas hanno denunciato una cospirazione dell’opposizione che, a loro dire, vuole prendere con la forza il palazzo del governo, gli aeroporti di Quito e Guayaquil e i ponti alla frontiera con Colombia e Peru.

Manifestazione dell'opposizione

L’opposizione, invece, da mesi mette in guardia l’opinione pubblica sull’abuso di potere del governo di Correa; infatti è stato chiesto l’intervento dell’Organizzazione degli Stati Americani (OEA) per fermare il progetto di riforma della Costituzione. L’ex candidato presidenziale Guillermo Lasso e la leader del partito, l’indigena Fanny Campos, tra gli altri rappresentanti dell’opposizione, denunciano l’esistenza di 17 emendamenti che il Parlamento porta avanti, tra cui il più grave sarebbe l’elezione senza limiti di mandati. Questa situazione ha spinto il segretario dell’OEA, l’uruguaiano Luis Amagro, a chiedere l’intermediazione del Papa per il dialogo tra il governo e l’opposizione in Ecuador. 

Un compito molto difficile in un contesto di confronto anche per la chiesa locale. Il portavoce della chiesa di Guayaquil, Cesar Piechestein, ha affermato che il governo di Rafael Correa non permette più ai sacerdoti di accedere alle prigioni e agli ospedali. Secondo il prelato “l’Ecuador soffre una grande decadenza morale”. Ha accusato il governo di promuovere la promiscuità con la campagna “Sessualità senza misteri” (contro la gravidanza precoce) e ha segnalato che con la depenalizzazione del consumo di droghe si è “scatenata una pandemia”. Contemporaneamente, a Roma, l’ambasciatore dell’Ecuador presso la Santa Sede, Luis Latorre, aveva dichiarato alla stampa estera che il “primo miracolo” della visita di Bergoglio sarebbe stato il recupero dei rapporti tra chiesa e governo dopo anni di scontri. Tuttavia il miracolo di pacificare il paese ancora non è stato compiuto.

Sono 13.780.000 i cattolici che attendono Papa Francesco in Ecuador; è un popolo che chiede il miracolo di poter vivere in pace. I sindacati dei lavoratori e dei gruppi “amerindios” si lamentano del blocco del governo intorno alla visita del Papa: “Qui tutto è centralizzato”, ha evidenziato Mesias Tatamuez, presidente di Cedocut, mentre il Fronte Unitario dei Lavoratori farà arrivare un documento al pontefice per raccontargli la sua situazione e i problemi che vivono i lavoratori ecuadoriani. Sebbene Rafael Correa professi la sua ammirazione per Jorge Mario Bergoglio, la Conferenza Episcopale dell’Ecuador ha chiesto di non politicizzare la visita del pontefice: lui “è il pastore della chiesa universale, non viene nel paese per consacrare alcun regime politico”, ha affermato il portavoce David de la Torre. 

Infine, si prevede l’arrivo del Pontefice a Quito alle 15.00 (ora locale). Ci saranno due messe, una a Quito e una a Guayaquil. Il mercoledì 8 partirà per la Bolivia e subito dopo per il Paraguay. Sarà un viaggio storico per l’opera Pastorale di Papa Francesco, ma per capirlo si devono abbandonare i pregiudizi, sopratutto ideologici, che da questa parte del mondo non hanno mai aiutato a raccontare l’America Latina per quello che è veramente.