Il Papa prosegue il Giubileo della Misericordia
Pubblicata l'esortazione Misericordia et Misera. Quattro novità: concesso a tutti i sacerdoti di assolvere dal peccato di aborto: "Non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere quando trova un cuore pentito". Ai fedeli che frequentano la Fraternità San Pio X viene concesso di ricevere l’assoluzione; Istituita la Giornata mondiale dei poveri. Papa Francesco istituisce il neologismo "misericordiato".
La lettera apostolica Misericordia et misera presentata oggi contiene, tra l'altro, alcune decisioni importanti che Papa Francesco ha preso a conclusione del Giubileo della Misericordia .
Innanzitutto la facoltà concessa a tutti i sacerdoti di assolvere dal peccato di aborto durante il periodo giubilare viene ora estesa «nel tempo, nonostante qualsiasi cosa in contrario», e la stessa cosa avviene per l'altra concessione che Papa Francesco aveva indicato nella Lettera per l'indulgenza in occasione del Giubileo.
Ai fedeli che «per vari motivi frequentano le chiese officiate dai sacerdoti della Fraternità San Pio X», infatti, veniva concesso di ricevere validamente e lecitamente l’assoluzione sacramentale. Ora, questa “concessione” viene estesa «oltre il periodo giubilare, fino a nuove disposizioni in proposito, perché a nessuno venga mai a mancare il segno sacramentale della riconciliazione attraverso il perdono della Chiesa».
La terza novità che emerge dalla lettera apostolica è l'istituzione della Giornata mondiale dei poveri «nella ricorrenza della XXXIII Domenica del Tempo Ordinario», la «più degna preparazione», scrive il Papa, per avvicinarsi alla solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo. Infine, anche l'esperienza del ministero dei Missionari della Misericordia permane, fino «a nuova disposizione».
NESSUNA CONDIZIONE ALLA MISERICORDIA
Ricordando gli episodi evangelici della adultera (cfr Gv 8,1-11) e della peccatrice (cfr Lc 7,36-50), il Papa sottolinea che «la misericordia è questa azione concreta dell’amore che, perdonando, trasforma e cambia la vita». Per questo «niente di quanto un peccatore pentito pone dinanzi alla misericordia di Dio può rimanere senza l’abbraccio del suo perdono. È per questo motivo che nessuno di noi può porre condizioni alla misericordia; essa rimane sempre un atto di gratuità del Padre celeste, un amore incondizionato e immeritato». Questo perdono genera «gioia» e oggi, scrive Francesco, «c’è bisogno di testimoni di speranza e di gioia vera, per scacciare le chimere che promettono una facile felicità con paradisi artificiali».
IL CONFESSORE SECONDO PAPA FRANCESCO
Interessante è la figura del confessore che emerge dalla righe che papa Bergoglio dedica al Sacramento della Riconciliazione. «Vi chiedo», scrive il Papa rivolgendosi ai confessori, «di essere accoglienti con tutti; testimoni della tenerezza paterna nonostante la gravità del peccato; solleciti nell’aiutare a riflettere sul male commesso; chiari nel presentare i principi morali; disponibili ad accompagnare i fedeli nel percorso penitenziale, mantenendo il loro passo con pazienza; lungimiranti nel discernimento di ogni singolo caso; generosi nel dispensare il perdono di Dio.
Come Gesù davanti alla donna adultera scelse di rimanere in silenzio per salvarla dalla condanna a morte, così anche il sacerdote nel confessionale sia magnanimo di cuore, sapendo che ogni penitente lo richiama alla sua stessa condizione personale: peccatore, ma ministro di misericordia». Inoltre il Papa sottolinea che «non c’è legge né precetto che possa impedire a Dio di riabbracciare il figlio che torna da Lui riconoscendo di avere sbagliato, ma deciso a ricominciare da capo. (…) Anche nei casi più complessi, dove si è tentati di far prevalere una giustizia che deriva solo dalle norme, si deve credere nella forza che scaturisce dalla grazia divina».
LA FAMIGLIA DI OGGI E LA MISERICORDIA
Dopo aver sottolineato il «grande valore propositivo della famiglia», il Papa ha scritto che «questo Anno giubilare, comunque, non può far perdere di vista la complessità dell’attuale realtà familiare. L’esperienza della misericordia ci rende capaci di guardare a tutte le difficoltà umane con l’atteggiamento dell’amore di Dio, che non si stanca di accogliere e di accompagnare». Quindi si ritrovano i termini che hanno caratterizzato il lungo dibattito sinodale che ha condotto fino alla esortazione Amoris laetitia. «La nostra vita, con le sue gioie e i suoi dolori, è qualcosa di unico e irripetibile, che scorre sotto lo sguardo misericordioso di Dio. Ciò richiede, soprattutto da parte del sacerdote, un discernimento spirituale attento, profondo e lungimirante perché chiunque, nessuno escluso, qualunque situazione viva, possa sentirsi concretamente accolto da Dio, partecipare attivamente alla vita della comunità ed essere inserito in quel Popolo di Dio che, instancabilmente, cammina verso la pienezza del regno di Dio, regno di giustizia, di amore, di perdono e di misericordia». Il Papa ribadisce quello che ha già detto in più occasioni e che, specialmente in merito all'accesso ai sacramenti per i divorziati risposati, ha sollevato una serie di interpretazioni controverse. In merito al capitolo VIII di Amoris laetitia, recentemente, quattro cardinali hanno manifestato alcuni “dubia” che vanno al cuore della morale cattolica.
SONO STATO “MISERICORDIATO”
«La misericordia rinnova e redime, perché è l’incontro di due cuori: quello di Dio che viene incontro a quello dell’uomo. Questo si riscalda e il primo lo risana: il cuore di pietra viene trasformato in cuore di carne (cfr Ez 36,26), capace di amare nonostante il suo peccato. Qui si percepisce di essere davvero una “nuova creatura” (cfr Gal 6,15): sono amato, dunque esisto; sono perdonato, quindi rinasco a vita nuova; sono stato “misericordiato”, quindi divento strumento di misericordia».
LE OPERE DI MISERICORDIA
Il Papa insiste sulla necessità di una nuova stagione di opere di misericordia, per quella che definisce “cultura della misericordia” in grado di svolgere una funzione anche “sociale”. «Le opere di misericordia corporale e spirituale», indica chiaramente il Papa, «costituiscono fino ai nostri giorni la verifica della grande e positiva incidenza della misericordia come valore sociale. Essa infatti spinge a rimboccarsi le maniche per restituire dignità a milioni di persone che sono nostri fratelli e sorelle, chiamati con noi a costruire una “città affidabile”». E poi, appunto, dice che «siamo chiamati a far crescere una cultura della misericordia, basata sulla riscoperta dell’incontro con gli altri: una cultura in cui nessuno guarda all’altro con indifferenza né gira lo sguardo quando vede la sofferenza dei fratelli».
Di seguito alcuni passaggi che aiutano a comprendere le principali “novità” del documento:
TUTTI I SACERDOTI POTRANNO PERDONARE DAL PECCATO DI ABORTO
«(…) perché nessun ostacolo si interponga tra la richiesta di riconciliazione e il perdono di Dio, concedo d’ora innanzi a tutti i sacerdoti, in forza del loro ministero, la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto. Quanto avevo concesso limitatamente al periodo giubilare14 viene ora esteso nel tempo, nonostante qualsiasi cosa in contrario. Vorrei ribadire con tutte le mie forze che l’aborto è un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente. Con altrettanta forza, tuttavia, posso e devo affermare che non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con il Padre. Ogni sacerdote, pertanto, si faccia guida, sostegno e conforto nell’accompagnare i penitenti in questo cammino di speciale riconciliazione.
LA CONFESSIONE DEI SACERDOTI DELLA FSSPX
«Nell’Anno del Giubileo avevo concesso ai fedeli che per diversi motivi frequentano le chiese officiate dai sacerdoti della Fraternità San Pio X di ricevere validamente e lecitamente l’assoluzione sacramentale dei loro peccati.15 Per il bene pastorale di questi fedeli, e confidando nella buona volontà dei loro sacerdoti perché si possa recuperare, con l’aiuto di Dio, la piena comunione nella Chiesa Cattolica, stabilisco per mia propria decisione di estendere questa facoltà oltre il periodo giubilare, fino a nuove disposizioni in proposito, perché a nessuno venga mai a mancare il segno sacramentale della riconciliazione attraverso il perdono della Chiesa».