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UDIENZE

Il Papa: "La risurrezione della carne è realtà"

"Credo la risurrezione della carne" è una verità non semplice e tutt'altro che ovvia, ma, sottolinea Papa Francesco nell'udienza generale del 4 dicembre 2013, è una realtà. Che cambia la nostra vita oltre a mutare il senso della morte.

Ecclesia 04_12_2013
Caravaggio, "San Tommaso" (particolare)

All'udienza generale del 4 dicembre 2013 Papa Francesco ha proposto una catechesi, nell'ambito della sua catechesi sul Credo, sull’affermazione «Credo la risurrezione della carne»: «una verità non semplice e tutt’altro che ovvia, perché, vivendo immersi in questo mondo, non è facile comprendere le realtà future». La catechesi del Papa ha avuto come centro «il rapporto tra la risurrezione di Cristo e la nostra risurrezione. Lui è risorto, e perché Lui è risorto anche noi risusciteremo». Se non crediamo che Gesù è veramente risorto - non si tratta solo di un simbolo - credere che anche noi resusciteremo non ha alcun senso. Se invece crediamo, non presteremo fede a quei teologi che negano la resurrezione della carne e la comprenderemo come un vero evento futuro, fattuale e storico.

Storicamente, la Sacra Scrittura «contiene un cammino verso la fede piena nella risurrezione dei morti», che ha una tappa importante nella visione del profeta Ezechiele su «ossa aride che tornano a vivere grazie all’infusione di uno spirito vivificante». Ma solo «Gesù, nel Nuovo Testamento, porta a compimento questa rivelazione, e lega la fede nella risurrezione alla sua stessa persona». Non ci resusciteremo da soli: «sarà Gesù Signore che risusciterà nell’ultimo giorno quanti avranno creduto in Lui». Venendo sulla Terra, Gesù «ci ha presi con sé nel suo cammino di ritorno al Padre». Questa verità  «è la fonte e la ragione della nostra speranza: una speranza che, se coltivata e custodita, – la nostra speranza, se noi la coltiviamo e la custodiamo – diventa luce per illuminare la nostra storia personale e anche la storia» delle nazioni.

Credere nella resurrezione della carne non cambia solo il momento della nostra morte, ci cambia tutta la vita. «Se riuscissimo ad avere più presente questa realtà, saremmo meno affaticati dal quotidiano, meno prigionieri dell’effimero e più disposti a camminare con cuore misericordioso sulla via della salvezza».

Chiediamoci però: che cosa significa risuscitare? Anche qui Papa Francesco insiste sul fatto che non si tratta di simboli. Veramente Dio «restituirà la vita al nostro corpo riunendolo all’anima». La «spiegazione fondamentale» sta sempre nella verità storica della resurrezione di Gesù: «perché Gesù è risorto noi resusciteremo; noi abbiamo la speranza nella risurrezione perché Lui ci ha aperto la porta a questa risurrezione».

Il Pontefice insiste sulla verità fattuale della resurrezione della carne, negata da certi teologi. «I nostri corpi saranno trasfigurati in corpi gloriosi. Ma questa non è una bugia! Questo è vero. Noi crediamo che Gesù è risorto, che Gesù è vivo in questo momento. Ma voi credete che Gesù è vivo? E se Gesù è vivo, voi pensate che ci lascerà morire e non ci risusciterà? No! Lui ci aspetta, e perché Lui è risorto, la forza della sua risurrezione risusciterà tutti noi».

L'Eucarestia prepara la resurrezione della carne. La «trasfigurazione del nostro corpo viene preparata in questa vita dal rapporto con Gesù, nei Sacramenti, specialmente l’Eucaristia. Noi che in questa vita ci siamo nutriti del suo Corpo e del suo Sangue risusciteremo come Lui, con Lui e per mezzo di Lui». L'Eucarestia è uno dei segni di una verità sorprendente: da un certo punto di vista non solo resusciteremo, ma siamo già resuscitati. Noi «già in questa vita abbiamo in noi una partecipazione alla Risurrezione di Cristo. Se è vero che Gesù ci risusciterà alla fine dei tempi, è anche vero che, per un certo aspetto, con Lui già siamo risuscitati. La vita eterna incomincia già in questo momento, incomincia durante tutta la vita, che è orientata verso quel momento della risurrezione finale».

Come cristiani, siamo stati resuscitati in particolare «mediante il Battesimo, siamo inseriti nella morte e risurrezione di Cristo e partecipiamo alla vita nuova, che è la sua vita». Possiamo dunque dire di avere «in noi stessi un seme di risurrezione, quale anticipo della risurrezione piena che riceveremo in eredità».

Ne deriva una conseguenza morale: «il corpo di ciascuno di noi è risonanza di eternità, quindi va sempre rispettato». Queste considerazioni ci richiamano alla responsabilità, ma insieme ci danno speranza: «siamo in cammino verso la risurrezione. Vedere Gesù, incontrare Gesù: questa è la nostra gioia! Saremo tutti insieme – non qui in piazza, da un’altra parte – ma gioiosi con Gesù. Questo è il nostro destino!».