MESSAGGIO
Il Papa insegna «l'arte delle vocazioni»
«Le vocazioni nascono dalla preghiera», lo dice il Papa nel messaggio per la giornata che si celebra il prossimo 15 maggio
Attualità
10_02_2011
Il 15 maggio 2011, IV Domenica di Pasqua, si celebra la 48ma Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni sul tema «Proporre le vocazioni nella Chiesa locale». Il 10 febbraio la Santa Sede ha reso pubblico il Messaggio di Benedetto XVI per tale giornata, formalmente datato 15 novembre 2010.
Il Papa parla di una vera «arte di promuovere e di curare le vocazioni», che non s’impara però dalle tecniche umane ma delle pagine del Vangelo. Per capire tutta la problematica delle vocazioni dobbiamo dunque studiare «il modo in cui Gesù ha chiamato i suoi più stretti collaboratori ad annunciare il Regno di Dio (cfr Lc 10,9)». Da questo studio il Pontefice ricava quattro modalità opportune e necessarie per rispondere alla crisi delle vocazioni, quattro forme dell’arte delle vocazioni.
Come già aveva spiegato nel Messaggio alla II Conferenza Continentale Latino-Americana delle Vocazioni, reso pubblico lo scorso 1° febbraio e che abbiamo commentato su La Bussola Quotidiana, il Papa insiste sul fatto che le vocazioni nascono dalla preghiera. Questo c’insegna lo studio della chiamata dei primi discepoli nel Vangelo. «Innanzitutto, appare chiaro che il primo atto è stata la preghiera per loro: prima di chiamarli, Gesù passò la notte da solo, in orazione ed in ascolto della volontà del Padre (cfr Lc 6,12), in un’ascesa interiore al di sopra delle cose di tutti i giorni. La vocazione dei discepoli nasce proprio nel colloquio intimo di Gesù con il Padre. Le vocazioni al ministero sacerdotale e alla vita consacrata sono primariamente frutto di un costante contatto con il Dio vivente e di un'insistente preghiera che si eleva al “Padrone della messe”».
In secondo luogo, le vocazioni si coltivano con l’educazione. Il Signore non si è limitato a chiamare i discepoli: «li ha educati con la parola e con la vita affinché fossero pronti ad essere continuatori della sua opera di salvezza». L’educazione a una «proposta, impegnativa ed esaltante» oggi è ancora possibile? Certo, il mondo contemporaneo presenta speciali difficoltà a uscire dalla propria «volontà chiusa» e soggettiva «idea di autorealizzazione, per immergersi in un’altra volontà, quella di Dio e lasciarsi guidare da essa». In effetti, «in questo nostro tempo in cui la voce del Signore sembra soffocata da “altre voci” […] la proposta di seguirlo donando la propria vita può apparire troppo difficile».
Ecco dunque il terzo aspetto dell’arte delle vocazioni, quello che è particolarmente a tema nella Giornata del 15 maggio: il sostegno della comunità cristiana locale. «Ogni comunità cristiana, ogni fedele, dovrebbe assumere con consapevolezza l’impegno di promuovere le vocazioni. È importante incoraggiare e sostenere coloro che mostrano chiari segni della chiamata alla vita sacerdotale e alla consacrazione religiosa, perché sentano il calore dell’intera comunità nel dire il loro “sì” a Dio e alla Chiesa. Io stesso li incoraggio come ho fatto con coloro che si sono decisi ad entrare in Seminario e ai quali ho scritto: “Avete fatto bene a farlo. Perché gli uomini avranno sempre bisogno di Dio, anche nell’epoca del dominio tecnico del mondo e della globalizzazione: del Dio che ci si è mostrato in Gesù Cristo e che ci raduna nella Chiesa universale, per imparare con Lui e per mezzo di Lui la vera vita e per tenere presenti e rendere efficaci i criteri della vera umanità” (Lettera ai Seminaristi, 18 ottobre 2010)».
In ogni comunità locale occorre dunque aiutare i giovani «a comprendere che entrare nella volontà di Dio non annienta e non distrugge la persona, ma permette di scoprire e seguire la verità più profonda su se stessi». Questo vale, naturalmente, per ogni stato di vita. Ma quanto al sacerdozio e alla vita religiosa «“proporre le vocazioni nella Chiesa locale”, significa avere il coraggio di indicare, attraverso una pastorale vocazionale attenta e adeguata, questa via impegnativa della sequela di Cristo, che, in quanto ricca di senso, è capace di coinvolgere tutta la vita».
Primi destinatari di questo richiamo del Papa sono i vescovi e i sacerdoti. Ma, aggiunge Benedetto XVI, «il Concilio Vaticano II ha ricordato esplicitamente che “il dovere di dare incremento alle vocazioni sacerdotali spetta a tutta la comunità cristiana, che è tenuta ad assolvere questo compito anzitutto con una vita perfettamente cristiana” (Decr. Optatam totius, 2)». Per questo «ogni momento della vita della comunità ecclesiale – la catechesi, gli incontri di formazione, la preghiera liturgica, i pellegrinaggi ai santuari – è una preziosa opportunità per suscitare nel Popolo di Dio, in particolare nei più piccoli e nei giovani, il senso di appartenenza alla Chiesa e la responsabilità della risposta alla chiamata al sacerdozio ed alla vita consacrata, compiuta con libera e consapevole scelta».
La quarta dimensione di una risposta al problema delle vocazioni, che non va mai dimenticata, è quella mariana. Occorre, afferma il Papa, invocare «con fiducia ed insistenza l’aiuto della Vergine Maria». Infatti, è solo «con l’esempio della sua accoglienza del piano divino della salvezza e con la sua efficace intercessione» che si potrà «diffondere all’interno di ogni comunità la disponibilità a dire “sì” al Signore, che chiama sempre nuovi operai per la sua messe». Il Signore chiama sempre. Sono le nostre famiglie e le nostre comunità che spesso non sono più capaci di rispondere. Ma con l’aiuto di Maria l’arte delle vocazioni torna a essere un’arte possibile.
Il Papa parla di una vera «arte di promuovere e di curare le vocazioni», che non s’impara però dalle tecniche umane ma delle pagine del Vangelo. Per capire tutta la problematica delle vocazioni dobbiamo dunque studiare «il modo in cui Gesù ha chiamato i suoi più stretti collaboratori ad annunciare il Regno di Dio (cfr Lc 10,9)». Da questo studio il Pontefice ricava quattro modalità opportune e necessarie per rispondere alla crisi delle vocazioni, quattro forme dell’arte delle vocazioni.
Come già aveva spiegato nel Messaggio alla II Conferenza Continentale Latino-Americana delle Vocazioni, reso pubblico lo scorso 1° febbraio e che abbiamo commentato su La Bussola Quotidiana, il Papa insiste sul fatto che le vocazioni nascono dalla preghiera. Questo c’insegna lo studio della chiamata dei primi discepoli nel Vangelo. «Innanzitutto, appare chiaro che il primo atto è stata la preghiera per loro: prima di chiamarli, Gesù passò la notte da solo, in orazione ed in ascolto della volontà del Padre (cfr Lc 6,12), in un’ascesa interiore al di sopra delle cose di tutti i giorni. La vocazione dei discepoli nasce proprio nel colloquio intimo di Gesù con il Padre. Le vocazioni al ministero sacerdotale e alla vita consacrata sono primariamente frutto di un costante contatto con il Dio vivente e di un'insistente preghiera che si eleva al “Padrone della messe”».
In secondo luogo, le vocazioni si coltivano con l’educazione. Il Signore non si è limitato a chiamare i discepoli: «li ha educati con la parola e con la vita affinché fossero pronti ad essere continuatori della sua opera di salvezza». L’educazione a una «proposta, impegnativa ed esaltante» oggi è ancora possibile? Certo, il mondo contemporaneo presenta speciali difficoltà a uscire dalla propria «volontà chiusa» e soggettiva «idea di autorealizzazione, per immergersi in un’altra volontà, quella di Dio e lasciarsi guidare da essa». In effetti, «in questo nostro tempo in cui la voce del Signore sembra soffocata da “altre voci” […] la proposta di seguirlo donando la propria vita può apparire troppo difficile».
Ecco dunque il terzo aspetto dell’arte delle vocazioni, quello che è particolarmente a tema nella Giornata del 15 maggio: il sostegno della comunità cristiana locale. «Ogni comunità cristiana, ogni fedele, dovrebbe assumere con consapevolezza l’impegno di promuovere le vocazioni. È importante incoraggiare e sostenere coloro che mostrano chiari segni della chiamata alla vita sacerdotale e alla consacrazione religiosa, perché sentano il calore dell’intera comunità nel dire il loro “sì” a Dio e alla Chiesa. Io stesso li incoraggio come ho fatto con coloro che si sono decisi ad entrare in Seminario e ai quali ho scritto: “Avete fatto bene a farlo. Perché gli uomini avranno sempre bisogno di Dio, anche nell’epoca del dominio tecnico del mondo e della globalizzazione: del Dio che ci si è mostrato in Gesù Cristo e che ci raduna nella Chiesa universale, per imparare con Lui e per mezzo di Lui la vera vita e per tenere presenti e rendere efficaci i criteri della vera umanità” (Lettera ai Seminaristi, 18 ottobre 2010)».
In ogni comunità locale occorre dunque aiutare i giovani «a comprendere che entrare nella volontà di Dio non annienta e non distrugge la persona, ma permette di scoprire e seguire la verità più profonda su se stessi». Questo vale, naturalmente, per ogni stato di vita. Ma quanto al sacerdozio e alla vita religiosa «“proporre le vocazioni nella Chiesa locale”, significa avere il coraggio di indicare, attraverso una pastorale vocazionale attenta e adeguata, questa via impegnativa della sequela di Cristo, che, in quanto ricca di senso, è capace di coinvolgere tutta la vita».
Primi destinatari di questo richiamo del Papa sono i vescovi e i sacerdoti. Ma, aggiunge Benedetto XVI, «il Concilio Vaticano II ha ricordato esplicitamente che “il dovere di dare incremento alle vocazioni sacerdotali spetta a tutta la comunità cristiana, che è tenuta ad assolvere questo compito anzitutto con una vita perfettamente cristiana” (Decr. Optatam totius, 2)». Per questo «ogni momento della vita della comunità ecclesiale – la catechesi, gli incontri di formazione, la preghiera liturgica, i pellegrinaggi ai santuari – è una preziosa opportunità per suscitare nel Popolo di Dio, in particolare nei più piccoli e nei giovani, il senso di appartenenza alla Chiesa e la responsabilità della risposta alla chiamata al sacerdozio ed alla vita consacrata, compiuta con libera e consapevole scelta».
La quarta dimensione di una risposta al problema delle vocazioni, che non va mai dimenticata, è quella mariana. Occorre, afferma il Papa, invocare «con fiducia ed insistenza l’aiuto della Vergine Maria». Infatti, è solo «con l’esempio della sua accoglienza del piano divino della salvezza e con la sua efficace intercessione» che si potrà «diffondere all’interno di ogni comunità la disponibilità a dire “sì” al Signore, che chiama sempre nuovi operai per la sua messe». Il Signore chiama sempre. Sono le nostre famiglie e le nostre comunità che spesso non sono più capaci di rispondere. Ma con l’aiuto di Maria l’arte delle vocazioni torna a essere un’arte possibile.