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L'OMELIA

Il Papa in San Pietro parla dei migranti. E non delle Ong

Sei anni dopo il viaggio lampo a Lampedusa, Bergoglio ha scelto di commemorare questa ricorrenza con una Celebrazione eucaristica nella Basilica di San Pietro. L'omelia era rivolta ai migranti, gli "ultimi" di oggi, abbandonati nel deserto o nel mare. Non alle Ong, come tanti si aspettavano.

Ecclesia 09_07_2019
Papa Francesco a Lampedusa

A Lampedusa Francesco ha realizzato la prima visita del suo pontificato. Sei anni dopo quel viaggio lampo, rimasto nell'immaginario collettivo per il lancio della corona di fiori in mare e per la Santa Messa celebrata su un altare simbolicamente a forma di barca, Bergoglio ha scelto di commemorare questa ricorrenza. Lo ha fatto presiedendo una Celebrazione eucaristica nella Basilica di San Pietro dedicata ai migranti, presenti idealmente con una rappresentanza di 250 persone.

L'iniziativa si è svolta proprio mentre a livello europeo non si placano le tensioni sulla questione migratoria, dopo il quasi speronamento di una motovedetta della Guardia di Finanza causato dal 'colpo di mano' di Carola Rackete, l'ormai famosa comandante della Sea Watch 3. Sono sempre di più, ormai, coloro i quali si interrogano sull'effettivo ruolo delle Ong e sull'efficacia delle loro attività nel Mediterraneo. I recenti sondaggi relativi all'esito del caso Sea Watch 3 testimoniano come l'opera delle unità navali delle organizzazioni governative non goda di grande fama nella maggior parte dell'opinione pubblica italiana. Chi è contrario alla politica delle porte aperte se la prende con loro, non con i migranti in sè. Nella sua omelia di ieri, Francesco non ha citato i volontari delle Ong e ha preferito evitare un intervento diretto sulla materia di discussione delle ultime settimane, ma, nel sottolineare ancora una volta che i migranti sono gli "ultimi" di oggi, non ha esitato a toccare temi che, pur interessando soprattutto il piano umanitario, fanno parte dell'agenda su cui si stanno confrontando i governanti europei e le parti politiche: il papa ha parlato dei migranti come degli "ultimi ingannati e abbandonati a morire nel deserto (...) torturati, abusati e violentati nei campi di detenzione; (...) che sfidano le onde di un mare impietoso" e che vengono "lasciati in campi di un’accoglienza troppo lunga per essere chiamata temporanea".

Nel prosieguo dell'omelia, quello di Bergoglio è sembrato a tratti un rimprovero, indirizzato in particolare al modo di trattare l'argomento ("Sono persone, non si tratta solo di questioni sociali o migratorie! 'Non si tratta solo di migranti!', nel duplice senso che i migranti sono prima di tutto persone umane, e che oggi sono il simbolo di tutti gli scartati della società globalizzata".) L'unico plauso è andato, invece, ai migranti stessi, a quelli che - presenti da più tempo sulla terra d'accoglienza - si adoperano ad aiutare ed assistere i nuovi arrivati. Atteggiamenti che il pontefice ha definito "un segno di umanità, gratitudine e solidarietà". La Civiltà Cattolica aveva presentato la Messa come l'occasione in cui il papa avrebbe ricordato coloro i quali hanno perso la loro vita per fuggire da guerre e miserie ed avrebbe incoraggiato chi "sostiene, accompagna e accoglie migranti e rifugiati". Una presentazione che poteva lasciar pensare ad un assist verso le Ong nel bel mezzo dell'accesa polemica sul loro ruolo e sulla loro utilità; in realtà, se il discorso di Bergoglio ha effettivamente ricordato le tragedie dei migranti morti in mare, non è sembrato, invece, voler aggregarsi alla celebrazione dell'opera delle flotte umanitarie del Mediterraneo portata avanti da un certo mondo cattolico.

Appare, sinceramente, una forzatura leggere il passaggio sugli "angeli che salgono e scendono, prendendo sottobraccio i piccoli, gli zoppi, gli ammalati, gli esclusi" come un riferimento implicito ai volontari. Un'interpretazione, quest'ultima, fatta circolare da diversi commentatori nel probabile intento di giocarsi la "carta Bergoglio" nel duro confronto dialettico sul braccio di ferro tra Ong e governo italiano. Non c'è dubbio però che i migranti, come dimostrato dalla scelta di quel primo viaggio di sei anni fa e come ribadito ieri con una messa dedicata specificamente a questo tema, si confermano una delle priorità di questo pontificato, probabilmente destinata a caratterizzarlo anche agli occhi dei posteri.