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SENTIRE CUM ECCLESIA

Il Papa, forte invito alla "romanità" dei cattolici

Ai Neocatecumenali e ai pellegrini polacchi dice che la Città Eterna è test del «sincero amore per la Verità».

Attualità 18_01_2011
Roma

Il 17 gennaio Benedetto XVI ha ricevuto, in due udienze separate, gli insegnanti e alunni del Pontificio Istituto Ecclesiastico Polacco, che continua le celebrazioni per il centenario della fondazione avvenuta nel 1910, e i fondatori e membri del Cammino Neocatecumenale.
Il filo conduttore che unisce i due discorsi di Benedetto XVI è quello dell'unità della Chiesa, della sua "romanità" e del criterio decisivo rappresentato dalla fedeltà al Papa, che unisce esperienze e cammini pure molto diversi.

Non fu, ha detto il Papa, senza un «provvidenziale disegno divino» che il vescovo san Józef Sebastian Pelczar (1842-1924) ebbe l'idea di portare a Roma seminaristi polacchi che potessero impregnarsi di un autentico spirito di comunione con la Chiesa universale e con il Papa. Con il tempo, l'Istituto divenne il punto di riferimento a Roma per tutta la Chiesa polacca. Il Papa ha evocato «l’indimenticabile Primate della Polonia, il Cardinale Stefan Wyszy?ski [1901-1981], che proprio nell’Istituto Polacco ebbe l’opportunità di preparare la celebrazione del Millennio del Battesimo della Polonia e lo storico Messaggio di riconciliazione che i vescovi Polacchi indirizzarono ai Presuli Tedeschi, contenente le famose parole: "Perdoniamo e chiediamo perdono"».

Roma per i cattolici non è solo un luogo geografico. Per i sacerdoti e i seminaristi, in particolare, è l'occasione di mettere alla prova e rafforzare quel «sincero amore per la Verità» che per ogni cattolico si esprime nella fedeltà al Papa. Alla comunità dell'Istituto polacco il Papa ha ricordato che «la ricerca della Verità, per voi che da sacerdoti vivete questa peculiare esperienza romana, viene stimolata e arricchita dalla vicinanza alla Sede Apostolica, a cui compete uno specifico ed universale servizio alla comunione cattolica nella verità e nella carità. Rimanere legati a Pietro, nel cuore della Chiesa, significa riconoscere, pieni di gratitudine, di essere all’interno di una plurisecolare e feconda storia di salvezza, che per una multiforme grazia vi ha raggiunti e alla quale siete chiamati a partecipare attivamente affinché, come albero rigoglioso, porti sempre i suoi preziosi frutti. L’amore e la devozione alla figura di Pietro vi spinga a servire generosamente la comunione di tutta la Chiesa cattolica e delle vostre Chiese particolari, perché, come una sola e grande famiglia, tutti possano imparare a riconoscere in Gesù, via, verità e vita, il volto del Padre misericordioso, il quale vuole che nessuno dei suoi figli vada perduto».

Lo stesso invito di scrupolosa fedeltà al Papa Benedetto XVI ha rivolto ai fondatori, ai dirigenti e ai membri del Cammino Neocatecumenale. Volando più alto rispetto a polemiche recenti, il Papa ha affermato che «la Chiesa ha riconosciuto nel Cammino Neocatecumenale un particolare dono suscitato dallo Spirito Santo» e che «da oltre quarant’anni il Cammino Neocatecumenale contribuisce a ravvivare e consolidare nelle diocesi e nelle parrocchie l’Iniziazione cristiana, favorendo una graduale e radicale riscoperta delle ricchezze del Battesimo, aiutando ad assaporare la vita divina, la vita celeste che il Signore ha inaugurato con la sua incarnazione». La Chiesa e il Papa hanno riconosciuto il Cammino Neocatecumenale, e di questo tutti sono invitati a prendere atto.

Nello stesso tempo, il Papa ricorda al Cammino che è stato appena approvato il Direttorio catechetico del Cammino Neocatecumenale, e che questo, come i documenti precedenti, dev'essere scrupolosamente seguito per assicurare la pratica di una «filiale obbedienza alla Santa Sede e ai pastori della Chiesa».

La Chiesa è una grande sinfonia di esperienze diverse. Le peculiarità del cattolicesimo polacco erano talora guardate con sospetto un secolo fa, eppure dalla Polonia sono venuti non solo grandi santi ma un Papa che tutto il mondo ha amato come il prossimo beato Giovanni Paolo II (1920-2005). Chiese locali, associazioni, ordini religiosi, movimenti possono trovare nella loro storia difficoltà e momenti bisognosi di purificazione. Il criterio della vera ecclesialità è la scrupolosa fedeltà al Papa: la "romanità" per cui, avendo appreso la pratica della comunione con la Cattedra di Pietro, ciascuno possa alla fine dire come il polacco Giovanni Paolo II «Io sono romano».