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AMBIENTE

Il Papa e la natura, alcune precisazioni

Fonti sicure di energia e difesa della natura. E' stata letta come se il Papa fosse contro il nucleare e l'agricoltura intensiva. Ma non è così.

Cultura 02_07_2011
Natura

Non si può non concordare con quanto papa Benedetto XVI ha detto il 9 giugno scorso agli ambasciatori di Moldova, Guinea, Ghana: “… è l’uomo che viene per primo, ed è bene ricordarlo. L’uomo, al quale Dio ha affidato la buona gestione della natura, non può essere dominato dalla tecnica e divenirne il soggetto. L’ecologia umana è una necessità imperativa. Adottare in ogni circostanza un modo di vivere rispettoso dell’ambiente e sostenere la ricerca e lo sfruttamento di energie adeguate che salvaguardino il patrimonio del creato e non comportino pericolo per l’uomo devono essere priorità politiche ed economiche. In questo senso, appare necessario rivedere totalmente il nostro approccio alla natura. Essa non è soltanto uno spazio sfruttabile o ludico”.

Premesso che “ce n’è per tutti” e non solo per le multinazionali, visto il richiamo al ludico, credo  sia necessaria una qualche precisazione “a favore” dei “soliti” entusiasti per le esortazioni del Papa (Unità, Manifesto, Fatto Quotidiano ecc.); entusiasmo forse con una qualche strumentalità, vista che il discorso è stato pronunciato tre giorni prima dei referendum:

1. Il fatto che si debbano perseguire fonti di energia sicure non significa necessariamentesic stantibus rebus – no al nucleare. Mi risulta infatti che, per molti anni ancora, le rinnovabili si posizioneranno fra il 20 e il 30% della energia elettrica prodotta, dunque 70% ed oltre resterà a carbone, olio combustibile e gas; se questi ultimi non sono causa di inquinamento (sic!), sicuramente vi sarà CO2 a gogò (ma forse anche questa non è più importante, visto che da un po’ si è scordato il “tappo” per le vacche, onde evitare il loro metano!). Ma l’inquinamento atmosferico viene sicuramente dal riscaldamento delle case e dagli autoveicoli; nell’Unione Europea “si parla” di 250.000 morti ogni anno da questa forma di inquinamento. La sola soluzione sarebbe l’idrogeno, ma perché langue? Perché solo elettricità a buon mercato (vedi nucleare) ne può giustificare la produzione mediante “lisi” dell’acqua.

2. Quando si parla di difesa della natura, il primo pensiero di molti benpensanti è per l’agricoltura e l’allevamento, intensivi in particolare. Di qui le posizioni “ambientaliste” di molte organizzazioni cattoliche e di uomini di Chiesa a favore dell’agricoltura biologica e contro le nuove tecnologie (specie OGM). Un esempio per tutti è l’intervista di Zenit (24 giugno 2011) all’Osservatore permanente della Santa Sede presso la FAO in cui si insiste – quali cause preponderanti della fame – sulle colpe del nord: barriere doganali per i prodotti dei paesi poveri e sussidi agli agricoltori dei paesi ricchi. Peccato non si consideri che i paesi poveri devono anzitutto saper produrre per sé e che solo grazie ai sussidi si sostiene la produzione nei paesi “ricchi”, che rappresentano una quota importante dl totale, pur con prezzi “relativamente” bassi. Circa le biotecnologie riprende il vecchio “adagio”: “… è necessario sottoporle previamente ad un rigoroso controllo scientifico per evitare che si risolvano in disastri …”. Mi chiedo dove e quando tutto questo non si attui  (semmai con inutili eccessi di controlli, a detta di Potrikus, “inventore” del Golden rice) o si siano verificati piccoli problemi (disastri meno che mai dopo 15 anni e 140 milioni di ettari coltivati ad OGM).

In buona sostanza, l’agricoltura industrializzata è vista come nemica della natura e causa di gravi squilibri mondiali, oltre che di sprechi colossali (consumismo, distruzione degli eccessi, bioenergie ecc.). Tutto ciò è effettivamente accaduto, ma non travisiamo: noi cristiani possiamo e dobbiamo essere a favore della sobrietà e della moderazione dello stile di vita, ma in tutto ciò l’agricoltura è solo uno strumento. Strumento che nulla ha di naturale, anche se deve garantire l’auto-perpetuarsi delle aree agricole (sostenibilità) e la bassa interazione con i sistemi rimasti naturali (foreste, praterie, steppe-savane, mari ecc.). A noi ovviamente la decisione di quanta superficie dedicare all’agricoltura, ovviamente al fine di garantire i prodotti vegetali ed animali necessari per evitare fame (vegetali) e malnutrizione (animali). Con un particolare da non trascurare: bassa tecnologia comporta bassa produttività e quindi maggiori superfici necessarie: è questa la difesa della natura che vogliamo?

Dunque, pur senza la pretesa di arrogarmi il compito di interprete del Papa, nel momento in cui dice che bisogna ricercare energie che salvaguardino il creato e che è necessario rivedere il nostro approccio alla natura, non si può affermare che sia semplicisticamente contro il nucleare e contro l’agricoltura intensiva. A proposito di quest’ultima, infatti, si esprimeva in passato a favore dello sviluppo agricolo “…mediante investimenti … capaci di utilizzare al meglio le risorse umane, naturali e socio-economiche … (Saluto al nuovo Ambasciatore del Mali, 17 dicembre 2010). Credo invece che il concetto di “utilizzare al meglio la natura” non significhi certamente “sfruttarla”, ma al tempo stesso non significhi “deificarla”. Lo conferma un recente (23 giugno 2011) intervento di monsignor Casile (direttore Ufficio CEI per i problemi sociali e del lavoro): “E’ l’uomo che viene per primo, ed è bene ricordarlo. L’uomo, al quale Dio ha affidato la buona gestione della natura, non può essere dominato dalla tecnica e divenirne il soggetto”. Ma poi soggiunge: “Anche a riguardo della custodia del creato, la Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire …”. Devo in verità osservare che molti (troppi) “uomini od organizzazioni ecclesiali”, nella realtà, paiono avere queste soluzioni tecniche, visto quanto affermano circa il biologico,  gli OGM, il mercato ecc..

Noi però restiamo al fatto che la Chiesa – come ovvio – non può offrire soluzioni tecniche; a ciò  aggiungiamo che – altrettanto ovvio – i cattolici sono si e no 1/5 della popolazione mondiale e che quelli osservanti sono molto meno. Di qui il quesito che si pone è: le dimensioni del problema – sia in termini di energia e sia in termini di alimenti necessari – sono da commisurare alla abitudini sobrie, morigerate, di condivisione ecc. di una popolazione di 8 miliardi, come se tutti fossero “buoni” cattolici? Il mio desiderio sarebbe per una risposta positiva, ma non è così. In ogni caso è recente il quadro realistico fornito dalla FAO (13 giugno 2011 a firma del direttore Diouf): “Poiché la popolazione mondiale è in crescita, 9,2 miliardi nel 2050, non vi sono alternative ad una ulteriore intensificazione della produzione agricola”.

Questo, a mio parere, fa “piazza pulita” di tante interpretazioni assurde, che ho già in parte richiamato e provenienti anche da molte parti del mondo cattolico. Interpretazioni partite forse da un equivoco su quanto in passato affermato dal dottor Diouf. Il suo dire rimarcava che il sistema agricolo mondiale avrebbe potuto produrre il doppio dell’attuale ... ed invece molti hanno inteso che già produce il doppio. Di qui le immancabili interpretazioni dietrologiche circa la mala distribuzione, la speculazione, la povertà, il neo-colonialismo. Tutte cose vere, ma che non spiegano, se non marginalmente, i veri problemi che sono di produzione-conservazione del cibo, a partire dai luoghi dove imperano fame e malnutrizione.

Ma la cosa più interessante, sempre dal predetto documento FAO, è la seguente frase: “Intensificazione sostenibile significa una agricoltura più produttiva che conserva e migliora le risorse naturali”. Grazie a cosa … aggiungo io? Ad un pacchetto di nuove tecnologie che bisogna “far entrare nella testa” dei contadini, ma fornendo loro anche nuove sementi ed altri mezzi tecnici … altro che la difesa delle varietà “antiche” e “locali” come sostenuto da Terra Madre e compagnia.

La mia conclusione è allora la seguente: il Papa, come autorità morale ha perfettamente ragione, ma nel senso che l’uomo deve consapevolmente utilizzare i mezzi tecnico-scientifici per promuovere il vero sviluppo umano (integrale) nel rispetto della natura, sia per l’energia che per il cibo (i veri limiti del futuro sulla terra). Ma poiché la Chiesa non ha le soluzioni tecniche, i Suoi uomini sappiano interfacciarsi con il mondo della scienza e della tecnica, non per “abbatterle” in quanto cattive aprioristicamente, ma per costituire la 2a ala (quella etica) che faccia volare alto l’intero sistema, e quindi l’umanità.

*Università Cattolica, Piacenza