Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Francesca Saverio Cabrini a cura di Ermes Dovico
LA VISITA IN ROMANIA

Il Papa declina l'emigrazione come "pellegrinare"

Il verbo-chiave del discorso papale nel santuario mariano di Sumuleu Ciuc è stato "pellegrinare" che implica, ha detto Bergoglio, un disancorarsi dalle sicurezze e dalle comodità "nella ricerca di una nuova terra che il Signore vuole donarci". Un appello insistente a non aver timore di mescolarsi, incontrarsi ed aiutarsi.

Ecclesia 02_06_2019

Nella seconda giornata della visita apostolica in Romania, Papa Francesco ha celebrato la Santa Messa nel Santuario mariano di Sumuleu Ciuc. L'omelia pronunciata nel luogo di culto della Transilvania dell'Est, regione a forte presenza ungherese, ha messo al centro ancora una volta il carattere multiculturale e religioso della Romania. Francesco ha detto che la ricchezza di un popolo sta nei "suoi mille volti, mille culture, lingue e tradizioni".

Il pontefice ha poi parlato della funzione svolta dai santuari che, a suo dire, sarebbero i luoghi in cui Maria intercede affinché "non ci lasciamo rubare la fraternità dalle voci e dalle ferite che alimentano la divisione e la frammentazione". Parlando da una terra che in passato è stata duramente e sanguinosamente contesa, Francesco ha affermato che "le complesse e tristi vicende del passato non vanno dimenticate o negate, ma non possono nemmeno costituire un ostacolo o un argomento per impedire una agognata convivenza fraterna".

Il verbo-chiave del discorso papale è stato "pellegrinare" che implica, ha detto Bergoglio, un disancorarsi dalle sicurezze e dalle comodità "nella ricerca di una nuova terra che il Signore vuole donarci". Un appello, quindi, a non aver timore di mescolarsi, incontrarsi ed aiutarsi. Al termine della cerimonia, pioggia e temporali hanno accompagnato il trasferimento di Francesco a Iasi, centro di grande tradizione culturale, dove si è recato per la visita privata alla Cattedrale cattolica di Santa Maria Regina.

Qui, il Santo Padre ha rivolto un saluto ai 600 malati presenti e benedicendoli, dopo la recita dell'Ave Maria. Nella chiesa, il papa si è anche soffermato davanti alle reliquie del Beato Anton Durcovici, vescovo di Iasi che morì in prigionia durante il regime comunista per non aver voluto rinnegare la propria fede. La tappa successiva è stata l'incontro mariano con i giovani e con le famiglie svoltosi nel piazzale antistante il Palazzo della Cultura della città principale del Nord Est del Paese.

Dopo aver ascoltato alcune testimonianze, il papa ha detto di sentirsi a casa in mezzo a tante famiglie ed ha chiamato l'applauso per i più piccoli, nei confronti dei quali dobbiamo impegnarci - ha detto Bergoglio - a donare loro il diritto al futuro. Ritornando sulla necessità di "camminare insieme", Francesco ha insistito sull'importanza di tenere vivo e vivace il rapporto tra nonni e nipoti affinchè questi ultimi "possano costruirsi il futuro senza dimenticare da dove sono partiti".

L'attenzione alle radici, dunque, ancora una volta al centro di un discorso del papa pronunciato nel corso di un incontro con i giovani, così come era avvenuto quasi un mese fa in Macedonia. Sulla fede, invece, il pontefice ha detto che "'non è quotata in borsa', non si vende e, come ci ricordava Eduard, può sembrare che 'non serva a niente' (...) ma è un dono che mantiene viva una certezza profonda e bella; la nostra appartenenza di figli, e figli amati da Dio".

Da una parte, ha osservato il papa, "il maligno divide, disperde, separa e crea discordia, semina diffidenza" e "vuole che viviamo 'distaccati' dagli altri e da noi stessi"; dall'altra, invece, "lo Spirito, al contrario, ci ricorda che non siamo esseri anonimi, astratti, esseri senza volto, senza storia, senza identità..non siamo esseri vuoti né superficiali". Secondo Bergoglio, da Iasi, capitale nazionale della gioventù e centro culturale dalla ricca tradizione storica, "possono partire ancora nuove vie del futuro verso l’Europa e verso tanti altri luoghi del mondo". Non servono progetti; basta lasciar crescere la fede e lasciare che le radici portino linfa.

Riprendendo la parte finale del Messaggio per la 52esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, Bergoglio ha indicato la sua "ricetta" ispirata ad una preghiera francescana: "Lì dove c’è molto rumore, che sappiamo ascoltare; dove c’è confusione, che ispiriamo armonia; dove tutto si riveste di ambiguità, che possiamo portare chiarezza; dove c’è esclusione, che portiamo condivisione; in mezzo al sensazionalismo, ai messaggi e alla notizie rapide, che abbiamo cura dell’integrità degli altri; in mezzo all’aggressività, che diamo la precedenza alla pace; in mezzo alla falsità, che portiamo la verità; che in tutto, in tutto privilegiamo l’aprire strade per sentire questa appartenenza di figli e di fratelli". Il papa ha concluso il suo discorso e la seconda giornata della visita apostolica consacrando l'avvenire dei giovani, delle famiglie e della Chiesa a Maria, ricordando che "la Romania è il 'giardino della Madre di Dio', e in questo incontro ho potuto rendermene conto".

Tornato a Bucarest nella serata di ieri, Francesco si prepara all'evento più importante di questo suo trentesimo viaggio apostolico:  la beatificazione dei sette vescovi greco-cattolici martiri del regime comunista che avrà luogo questa mattina nel Campo della Libertà, a Blaj.