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CONFERENZA STAMPA

Il Papa cambia sui migranti: accoglienza sì, ma regolata. E sulle donne prete: non se ne parla

Nella tradizionale conferenza stampa sull'aereo di ritorno dalla Svezia, papa Francesco propone una significativa correzione di rotta sulla questione immigrati, riconoscendo la differenza tra migranti economici e rifugiati nonché il diritto dei Paesi ospitanti a decidere quanti poterne accogliere. Sul sacerdozio femminile nessuna ambiguità: «Giovanni Paolo II ha già chiuso la questione definitivamente».

 


- KOCH: LUTERO PRECURSORE DEL NAZISMO, di Francesco Agnoli

Ecclesia 02_11_2016
Conferenza stampa di papa Francesco

«Sull’ordinazione delle donne l’ultima parola, chiara, è stata quella di San Giovanni Paolo II, e questa rimane». Così ha risposto Papa Francesco alla domanda sulla possibilità di ordinare donne prete che gli è stata posta nella consueta conferenza stampa sull'aereo di ritorno dal viaggio apostolico in Svezia. E sull'accoglienza dei migranti ha parlato di prudenza per una autentica integrazione.

La seconda giornata in terra scandinava, dopo quella interamente dedicata alla Commemorazione comune di cattolici e luterani a 500 anni della Riforma, si era aperta con la S. Messa celebrata dal Papa allo stadio di Malmo (clicca qui per l'omelia), dove, tra l'altro, Francesco ha ricordato che «i Santi ottengono dei cambiamenti grazie alla mitezza del cuore». 

NO AL SACERDOZIO FEMMINILE

Alla domanda se fosse realistico pensare all'ordinazione delle donne prete nella Chiesa Cattolica, Papa Francesco ha risosto chiaramente: «Sulle donne prete l'ultima parola è chiara e l'ha data Giovanni Paolo II e questa rimane. Leggiamo bene la dichiarazione di Wojtyla». Il riferimento è alla posizione espressa da san Giovanni Paolo II nella Lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis del 1994. «...Al fine di togliere ogni dubbio», si legge in quella Lettera, «su di una questione di grande importanza, che attiene alla stessa divina costituzione della Chiesa, in virtù del mio ministero di confermare i fratelli, dichiaro che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l'ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa».

«Per sempre mai donne prete?», ha insistito il giornalista rivolgendosi a Francesco. «Se rilegge bene la dichiarazione di san Giovanni Paolo II», ha risposto, «va in questa linea». Poi ha ribadito un concetto a lui molto caro, ossia che non esiste la Chiesa senza la dimensione femminile, una dimensione che va intesa guardando a Maria. «Le donne - ha detto papa Francesco» possono fare tante cose meglio degli uomini e anche nel campo dogmatico. Per chiarire: nella ecclesiologia cattolica ci sono due dimensioni: una petrina (degli apostoli Pietro e del collegio, che è la pastorale dei vescovi) e una mariana (la dimensione femminile della Chiesa). E questo l'ho detto qui più di una volta: chi è più importante nella teologia e nella mistica della Chiesa il giorno di pentecoste, gli apostoli o Maria? È Maria. La Chiesa è donna. È "la" Chiesa non "il" Chiesa. La Chiesa sposa Gesù Cristo. È il mistero dello sposalizio.

MIGRANTI: ACCOGLIERE CON PRUDENZA PER INTEGRARE 

Con riferimento alla situazione della Svezia, ma non solo, il Papa ha risposto a una domanda del giornalista Elin Swedenmark sul tema dei rifugiati e della paura dell'accoglienza. «Si deve distinguere», ha detto il Papa, «tra migrante e rifugiato. Il migrante dev’essere trattato con certe regole perché migrare è un diritto ma è un diritto molto regolato. Invece, essere rifugiato viene da una situazione di guerra, di angoscia, di fame, di una situazione terribile e lo status di rifugiato ha bisogno di più cura, di più lavoro. (…) Non si può chiudere il cuore a un rifugiato, ma anche la prudenza dei governanti: devono essere molto aperti a riceverli, ma anche fare il calcolo di come poterli sistemare, perché non solo a un rifugiato lo si deve ricevere, ma lo si deve integrare. (…) Non è umano chiudere le porte, chiudere il cuore. Alla lunga questo si paga politicamente. Come anche si può pagare politicamente una imprudenza nei calcoli, nel ricevere di più di quelli che si possono integrare. (...) Se un immigrato non è integrato si ghettizza e una cultura che non si sviluppa in un rapporto entra in conflitto con un'altra cultura e questo è pericoloso. (...) Io credo che il più cattivo consigliere per i Paesi che tendono a chiudere le frontiere sia la paura, e il miglior consigliere sia la prudenza».

LA SECOLARIZZAZIONE: L'UOMO CHE SI SENTE DIO

«...Nella secolarizzazione io credo che prima o poi si arriva al peccato contro il Dio creatore. L’uomo sufficiente… Non è un problema di laicità perché ci vuole una sana laicità, che è l’autonomia delle cose, l’autonomia sana delle cose, l’autonomia sana delle scienze, del pensiero, della politica, ci vuole una sana laicità. No, un’altra cosa è un laicismo come quello che ci ha lasciato in eredità l’illuminismo. Ma io credo che [nella secolarizzazione, nda] sono queste due cose: un po’ la sufficienza dell’uomo creatore di cultura ma che va oltre i limiti e si sente Dio, e anche una debolezza nell’evangelizzazione, diventa tiepida e i cristiani sono tiepidi». 

L'INCONTRO CON IL PRESIDENTE MADURO

«...il Presidente del Venezuela ha chiesto un colloquio e un appuntamento (…) Quando un Presidente chiede, lo si riceve, per di più era a Roma, in scalo. L’ho ascoltato mezz’ora, io gli ho fatto qualche domanda e ho sentito il suo parere. E’ sempre buono sentire tutte le anime. Il dialogo è l’unica strada per tutti i conflitti, eh? Per tutti i conflitti! O si dialoga o si grida. Io col cuore ce la metto tutta sul dialogo e credo che si debba andare su quella strada. Non so come finirà, non so perché è molto complesso, ma la gente che è nel dialogo è gente di statura politica importante: Zapatero, che è stato due volte presidente del governo della Spagna, e quell’altro, Restrepo, hanno chiesto alla Santa Sede di essere presenti nel dialogo, ambedue le parti. E la Santa Sede ha designato il nunzio in Argentina, mons. Tscherrig, al tavolo del negoziato. Ma il dialogo che favorisce il negoziato è l’unica strada per uscire dai conflitti, non ce n’è un’altra… Se il Medio Oriente facesse questo, quante vite sarebbero state risparmiate!»