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catechesi

Il Papa all'udienza generale: «“bulimia” delle connessioni»

Dopo un mese di sosta, Leone XIV ha ripreso l'appuntamento del mercoledì con una riflessione sull'iperconnessione e la tentazione di chiudersi per sfuggire al bombardamento mediatico.

Borgo Pio 31_07_2025
Foto Vatican Media/LaPresse

«Viviamo in una società che si sta ammalando a causa di una “bulimia” delle connessioni dei social media»: è la riflessione di Leone XIV che ieri ha ripreso l'udienza generale, dopo un mese di sosta. La catechesi di ieri (con la quale, ha annunciato, «terminiamo il nostro itinerario sulla vita pubblica di Gesù») ha preso le mosse dalla guarigione del sordomuto (Mc 7,31-37) per una vera e propria diagnosi sul nostro tempo: «siamo iperconnessi, bombardati da immagini, talvolta anche false o distorte. Siamo travolti da molteplici messaggi che suscitano in noi una tempesta di emozioni contraddittorie» il che può favorire l'insorgere di un "sordomutismo" di autodifesa: «In questo scenario è possibile che nasca in noi il desiderio di spegnere tutto. Possiamo arrivare a preferire di non sentire più niente. ssiamo arrivare a preferire di non sentire più niente. Anche le nostre parole rischiano di essere fraintese e possiamo essere tentati di chiuderci nel silenzio, in una incomunicabilità dove, per quanto vicini, non riusciamo più a dirci le cose più semplici e profonde».

La "cura" è in quell'Effatà pronunciato dal Signore per guarire il sordomuto: «È come se Gesù gli dicesse: «Apriti a questo mondo che ti spaventa! Apriti alle relazioni che ti hanno deluso! Apriti alla vita che hai rinunciato ad affrontare!». Chiudersi, infatti, non è mai una soluzione». Insieme all'uso della parola, Gesù restituisce anche il modo di farlo «correttamente» – un avverbio su cui il Papa si sofferma in modo particolare e che, ancora una volta, può riferirsi al silenzio auto-imposto nell'era dell'iperconnessione: «Tutti noi facciamo esperienza di essere fraintesi e di non sentirci capiti. Tutti noi abbiamo bisogno di chiedere al Signore di guarire il nostro modo di comunicare, non solo per essere più efficaci, ma anche per evitare di fare male agli altri con le nostre parole.