Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santi Aquila e Priscilla a cura di Ermes Dovico
diplomazia

Il no Ue a Orban per trattare con Putin, nonostante sia filo-Nato

Ascolta la versione audio dell'articolo

L'opposizione dei vertici europei alla missione diplomatica di Orban a Kiev e Mosca fa a pugni col buon senso. Il premier ungherese è lo stesso che ha siglato un accordo con la Nato di sostegno militare all'Ucraina. 

Esteri 08_07_2024

Orban riattiva il dialogo per cercare la pace, gli attuali vertici europei invece perseguono la guerra. Questi sono i semplici fatti che stanno consolidandosi, dopo il viaggio di Viktor Orban a Kiev il 3 luglio e, successivamente, a Mosca il 5 luglio. Due visite lampo che avevano un solo chiaro intento dichiarato e notissimo, cercare di riaprire il dialogo per un cessate il fuoco e l’avvio di trattative di pace.

L’iniziativa del premier ungherese, attuale presidente di turno del semestre europeo, non è stata in alcun modo gradita né rispettata dalle alte cariche istituzionali europee (la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e dall’Alto rappresentante per la politica estera Josef Borrell). I tre moschettieri della guerra ad oltranza, seppur già ampiamente scaduti dai loro incarichi e responsabilità, invece di assecondare il buon senso del tentativo di Orban, lo hanno relegato con disprezzo ad una iniziativa personale, parte delle relazioni bilaterali russo-ungheresi, per nulla «concordata» con il Consiglio europeo, né «rappresentativa» delle istituzioni di Bruxelles.

Ursula Von der Leyen ha voluto sottolineare ancora una volta la propria irragionevolezza e totale sudditanza verso gli USA, rimarcando che «l'accomodamento non fermerà Putin. Solo l'unità e la determinazione apriranno la strada a una pace globale, giusta e duratura in Ucraina». Dunque, gli attuali vertici europei hanno dimostrato, ancora una volta, la definitiva rinuncia alla propria identità e capacità politica e confermato la scelta di una guerra totale e definitiva fino alla sconfitta russa, pur sapendo come questo sia un evento impossibile, nelle condizioni date.

A scatenare questo salutare putiferio sono stati i due viaggi dei giorni scorsi di Viktor Orban. Il premier ungherese ha visitato la capitale ucraina lo scorso 3 luglio, a due giorni dall’inizio del proprio mandato, per la prima volta dall'invasione su vasta scala della Russia nel 2022, offrendo suggerimenti per porre fine alla guerra, confidando al presidente ucraino Volodymyr Zelensky che la guerra è la «questione più importante» per l'Europa e proponendo un cessate il fuoco immediato e assicurando di voler fornire ogni «opportunità per accelerare i negoziati di pace». Zelensky aveva dichiarato martedì di essere «grato» per il sostegno umanitario che l'Ungheria ha fornito sinora ai rifugiati ucraini e che Orban potrebbe svolgere un ruolo nell'organizzazione di un secondo vertice di pace, sulla base di quello tenutosi in Svizzera il mese scorso.

Dopo sole 48 ore, il presidente russo Vladimir Putin accoglieva il primo ministro ungherese Viktor Orbán a Mosca, un seguito dell’incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev lunedì. Con un certo disappunto, si deve evidenziare che non appena sono emerse le notizie del viaggio a Mosca, quindi prima ancora di sapere di cosa Orban andasse a discutere con Putin, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel aveva già attaccato il premier ungherese, ricordando al mondo intero che non aveva «alcun mandato» per negoziare a nome dell'UE, cosa che Orban mai aveva posto sul tavolo dei colloqui a Kiev, né avrebbe fatto a Mosca. Insieme a Michel anche il gruppo degli invidiosi e guerrafondai più accaniti: il primo ministro polacco Donald Tusk, il suo omologo finlandese Petteri Orpo ed il Ministro degli esteri tedesco Annalena Baerbock.

Eppure il Premier ungherese aveva ribadito lo scopo del suo viaggio a Mosca in una intervista con Kossuth Rádió venerdì mattina, prima della sua partenza per la Russia dichiarando la necessità di riattivare il azioni di buon senso, oggi sempre più intese a Bruxelles come bestemmie. «La pace non avverrà da sola; ci sarà pace se qualcuno creerà la pace», i grandi paesi si occuperanno della questione dei colloqui di pace ma «oggi, tuttavia, non c'è dialogo e senza un dialogo è molto difficile vedere come si muoveranno nella direzione della pace», aveva detto Orban.

Dopo il suo incontro con il presidente russo Vladimir Putin, il presidente ungherese ha affermato di aver compiuto il primo passo verso il ripristino del dialogo e confermato il proprio impegno per la pace, nonostante le posizioni di Ucraina e Russia «siano molto distanti». Ungheria putiniana e Orban quinta colonna russa? Il co-fondatore di Fidesz, Zsolt Németh ha smontato dettagliatamente, in un articolo del 5 luglio sulla rivista “Hungarian Conservative”, i pregiudizi anti-ungheresi che albergano in molte capitali occidentali, un esempio su tutti: «L’accordo recente di Orban con il Segretario generale della Nato per l'addestramento e il sostegno della NATO all'Ucraina, nonché per assumere un impegno finanziario a lungo termine necessario per il sostegno militare, anche senza la partecipazione finanziaria dell'Ungheria».

Oltre al buon senso è sparita anche l’oggettività dei fatti? Dopo più di due anni dall’inizio del conflitto, Orban sta costruendo faticosamente un dialogo, come aveva tentato di fare il presidente turco Erdogan all’inizio del conflitto, che tutto ciò venga bombardato dall’Europa è assurdo ed incomprensibile, non foss’altro perché i cittadini europei mai e poi mai hanno dato mandato a Bruxelles di abolire la propria identità politica né di trascinarci in una guerra ad oltranza.