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L'ANALISI

Il mondo cambia Per le banche ancora di più

Nel giro di vent’anni l’immagine delle banche è cambiata profondamente. Nel secolo scorso la banca era il supporto, altrettanto indispensabile, quanto affidabile, per tutte le operazioni che famiglie e imprese dovevano compiere con il denaro. Si andava in banca con fiducia e rispetto e si affidava loro piccoli o grandi risparmi. Oggi non è più così: in pochi anni è cambiato tutto. E anche le banche...

Economia 09_05_2016
Cambia il mondo delle banche

Nel giro di vent’anni l’immagine delle banche, non solo in Italia, è cambiata profondamente. Nel secolo scorso la banca era il supporto, altrettanto indispensabile, quanto affidabile, per tutte le operazioni che famiglie e imprese dovevano compiere con il denaro. Si andava in banca con fiducia e rispetto e si affidava loro piccoli o grandi risparmi.

In pochi anni è cambiato il mondo, è cambiata l’economia, è mutato lo scenario in cui si opera con il denaro. Anche le banche sono cambiate: dal 1990 ad oggi vi è stata una vera e propria rivoluzione, di cui solo in parte si vedono gli effetti, con aggregazioni, fusioni, chiusure e trasformazioni. Vediamo allora quali sono gli elementi di queste novità.

1). Dal 2009 ad oggi il sistema economico ha vissuto, e in parte continua a vivere, una crisi di amplissima portata, una crisi non solo strettamente congiunturale, cioè dipendente dagli andamenti normali della domanda e dell’offerta, ma con elementi fortemente strutturali cioè che hanno modificato in maniera permanente la realtà economica.

2). L’elemento strutturale più importante è stato, e sarà ancora di più in futuro, la rivoluzione tecnologica-digitale. Per il sistema finanziario la congiunzione delle innovazioni nell’informatica e nelle telecomunicazioni ha sostanzialmente trasferito su internet gran parte delle transazioni che venivano effettuate agli sportelli. Ma non solo: gran parte delle operazioni sui mercati finanziari sono gestite in modo automatico attraverso algoritmi sempre più sofisticati.

3). Il terzo cambiamento, diretta conseguenza delle difficoltà nel ridare slancio all’economia, è nel dover fare i conti con i tassi negativi, cioè con il fatto che le banche centrali per spingere ad usare il denaro penalizzano chi lo lascia in deposito. Si è così inaridita una delle fonti di reddito per le banche: il margine di interesse, cioè la differenza tra quanto le banche pagano il denaro dei risparmiatori e quanto le banche possono chiedere a chi vuole ottenere un prestito o un mutuo.

4). C’è poi la realizzazione dell’Unione bancaria europea, cioè la creazione di un vero mercato unico finanziario non solo con la stessa moneta, ma con le stesse regole e le stesse garanzie. Alle banche è stato così chiesto di adeguare i propri parametri patrimoniali, cioè i  capitali propri che ovviamente non sono assimilabili con quelli ricevuti in prestito dai clienti. Nello stesso tempo alle banche più importanti, quelle la cui eventuale crisi potrebbe diventare una crisi di sistema, sono stati imposti particolari requisiti di trasparenza nei bilanci e di correttezza nella gestione.

4). Un ulteriore elemento di cambiamento è stata la decisione  (più che discutibile) del governo di obbligare le grandi banche popolari a trasformarsi in società per azioni abbandonando il modello mutualistico che è stato alla base della loro nascita a fine Ottocento, e crescita nel secolo scorso.

Su questi elementi si sono poi innestate vicende di cattiva gestione, di interessi privati, di ingerenze politiche o di particolari gruppi di influenza. Vi è stato così l’intervento che ha salvato dalla crisi quattro banche (Banca Etruria, Banca Marche, Cari Chieti e Cari Ferrara) facendo pagare il conto agli azionisti, vi è stata la crisi della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca dove anche qui gli azionisti hanno preso gran parte del loro investimento. In tutti questi casi vi è stata tuttavia la dimostrazione di come il sistema del credito abbia saputo creare strutture e iniziative in grado di aiutare le banche in difficoltà ad affrontare la crisi. E questo è certamente un dato positivo.  Ma le vicende del credito sicuramente non si fermano qui. Ne dovremo sicuramente riparlare molto presto.