Il mistero dell’aereo abbattuto nasconde i veri guai di Kiev
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Le polemiche sull’aereo abbattuto permettono all’Ucraina e all’Occidente di spostare l’attenzione sugli aspetti più concreti e critici del conflitto che vede i russi continuare ad avanzare su tutti i fronti tenendo sotto costante pressione le forze di Kiev, a corto di armi, munizioni e truppe.
L'aereo da trasporto Ilyushin Il-76 schiantatosi il 24 gennaio nella regione russa di confine di Belgorod è stato abbattuto dagli ucraini con un sistema americano Patriot o europeo, «più probabilmente francese», ha detto ieri il presidente russo Vladimir Putin a San Pietroburgo. Dopo aver sostenuto che ad abbatterlo sono stati senza dubbio gli ucraini, anche se «non so se di proposito o per errore», Putin ha categoricamente respinto la tesi che si sia trattato di “fuoco amico”, cioè che gli stessi russi abbiano abbattuto un loro aereo.
«I nostri sistemi di difesa aerei sono fondamentalmente incapaci di lanciare un attacco contro un nostro stesso aereo», ha detto il presidente dopo che il Comitato investigativo russo ha precisato che il missile che ha abbattuto l’aereo che trasportava 65 prigionieri di guerra ucraini è stato lanciato dalle forze armate ucraine dalla città di Liptsi, nella regione ucraina di Kharkiv, al confine con quella russa di Belgorod. Tutti morti a bordo, l’equipaggio di 5 militari russi e prigionieri ucraini (con probabilmente alcuni sorveglianti russi) destinati ad essere scambiati la sera stessa del 24 gennaio con prigionieri russi catturati dalle truppe di Kiev.
«Su alcune parti dei corpi delle vittime sono presenti tatuaggi simili a quelli che usano di solito i militari ucraini e i volontari del reggimento Azov», ha precisato il Comitato. La vicenda ha suscitato polemiche e scambi di accuse tra russi e ucraini. «Non so se lo hanno fatto di proposito o per errore, ma è ovvio che lo hanno fatto loro. In ogni caso, quello che è successo è un crimine, che sia per negligenza o di proposito», ha detto Putin puntando il dito contro le nazioni occidentali che hanno fornito agli ucraini missili da difesa aerea con un raggio d’azione di 60/70 chilometri come quello che ha colpito l’aereo, gli statunitensi Patriot e gli italo-francesi Aster 30 impiegati dalla batteria di SAMP/T donata a Kiev congiuntamente da Italia e Francia.
Il 25 gennaio Kiev non ha negato esplicitamente di aver abbattuto l'aereo ma ha detto di non poter confermare che a bordo vi fossero soldati ucraini destinati a uno scambio di prigionieri affermando inoltre di avere informazioni secondo cui solo i 5 cadaveri dei membri dell’equipaggio sono stati consegnati all’obitorio di Belgorod mettendo così in dubbio la presenza a bordo dei prigionieri.
In tempo di guerra l’abbattimento di un aereo da parte di missili nemici non dovrebbe suscitare particolare scalpore né sarebbe una novità che un attacco finisca per uccidere propri prigionieri. Gli ucraini hanno già in passato bombardato in più occasioni obiettivi dove erano detenuti propri militari catturati dai russi ma episodi simili sono accaduti anche in passato: basti pensare ai diversi mercantili alleati silurati durante la Seconda guerra mondiale da sottomarini dell’Asse e che a bordo avevano prigionieri italiani o tedeschi catturati in battaglia.
Nel conflitto ucraino, ci siamo però abituati che alle polemiche e alle percezioni viene attribuito più spazio politico e mediatico di quello che viene riservato agli sviluppi militari sui campi di battaglia.
Così la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova ha parlato di «atrocità» commessa dagli ucraini: «Il regime di Kiev spera di alimentare l'interesse sempre più debole della comunità mondiale per la crisi Ucraina, per incoraggiare i suoi sponsor non solo a mantenere, ma anche ad aumentare il volume dell'assistenza finanziaria e delle forniture di armi».
Andriy Yusov, dell’intelligence militare ucraino, sostiene che le autorità russe «non sono favorevoli a un'indagine internazionale con la partecipazione di paesi terzi e sotto l'egida dell'Onu che analizzi il relitto dell'aereo», quindi «hanno qualcosa da nascondere».
Il possibile impiego dei missili SAMP/T per abbattere l’aereo ha determinato speculazioni in Russia circa la volontà francese di vendicare il raid missilistico con cui il 17 gennaio a Kharkiv i russi hanno ucciso diverse decine di volontari francesi che combattevano al fianco degli ucraini. Parigi ha negato la presenza di francesi affermando che non impiega “mercenari” e accusando i media russi di diffondere fake news, ma Mosca ha pubblicato una lista di nomi che il ministero della Difesa francese ha definito falsa.
Il ministero della Difesa francese ha definito «disinformazione» anche la notizia diffusa il giorno dell’abbattimento del velivolo da trasporto della distruzione di un sistema di difesa aerea ucraino SAMP/T. «Questa campagna di disinformazione è continuata con l'annuncio, il 24 gennaio, da parte di Sputnik International, della distruzione di un sistema terra-aria franco-italiano Samp-T consegnato all'Ucraina. Nessuna di queste informazioni è confermata dalla Francia».
Difficile sapere se la “fake news” sia davvero tale, ma di certo non è stata inventata da Sputnik che si è limitato a riprendere il bollettino ufficiale di guerra del ministero della Difesa russo che nel pomeriggio del 24 febbraio ha reso noto che «truppe missilistiche e artiglieria, veicoli aerei senza pilota delle Forze armate della Federazione Russa hanno colpito i depositi di munizioni della 31a brigata meccanizzata e della 26a brigata di artiglieria ucraine, un sistema missilistico antiaereo SAMP-T di fabbricazione francese, una stazione radar del sistema missilistico antiaereo S-300, nonché neutralizzato 127 unità di artiglieria AFU nelle posizioni di tiro, nonché impegnato manodopera e hardware in 132 aree durante il giorno».
Questo non significa che la distruzione dell’unico sistema SAMP/T fornito da Italia e Francia sia confermata ma è certo che è stata rivendicata da fonti militari ufficiali di Mosca. Il braccio di ferro tra Russia e Francia riguarda anche altre forniture militari all’Ucraina come i missili da crociera SCALP impiegati dagli aerei ucraini Su-24 (molti sono stati abbattuti ma altri hanno colpito obiettivi in Crimea) e la promessa di fornire ogni mese all’aeronautica di Kiev 50 bombe plananti Hammer.
Le polemiche sull’aereo abbattuto permettono all’Ucraina e all’Occidente di spostare l’attenzione sugli aspetti più concreti e critici del conflitto che vede i russi continuare ad avanzare su tutti i fronti a ritmi quotidiani di uno o due chilometri tenendo sotto costante pressione le forze di Kiev, a corto di armi, munizioni e truppe. Benché da tempo in Europa si preferisca utilizzare la parola “stallo” per non ammettere i progressi russi sui fronti di Avdivka, Lyman, Siversk, Kupyansk, nella regione di Kharkiv, nel settore a ovest di Bakhmut e Chasyv Yar, ieri il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, ha ammesso «marginali» guadagni territoriali da parte russa pur aggiungendo che «gli ucraini continuano a difendersi con grande successo, soprattutto nel sud e nell'est».
Putin, che aveva nelle scorse settimane riferito di mezzo milione di russi arruolatisi volontari per combattere in Ucraina, ha detto ieri che «la zona di combattimento è ampia quasi 2mila chilometri e vi sono oltre 600mila militari», considerando evidentemente l’intera estensione del confine russo-ucraino e le truppe schierate lungo la frontiera dove oggi i combattimenti sono sporadici ma dove l’Ucraina teme i russi possano lanciare questo inverno una nuova offensiva su Kiev.
L’esercito ucraino è a corto di truppe in termini quantitativi ma anche qualitativi mentre in molti si nascondono o cercano di fuggire all’estero per sfuggire al reclutamento come riferisce un reportage di Newsweek Polonia del 23 gennaio di cui riportiamo qui sotto un brano.
«All'inizio prevalse il fervore patriottico, uomini e donne in massa si offrirono volontari per l'esercito. I confini con la Polonia e la Moldavia erano pieni non solo di profughi che lasciavano il Paese ma anche di ucraini che tornavano per imbracciare le armi in difesa della propria patria. Oggi la situazione è completamente diversa. Con molte delle brigate più esperte decimate in brutali combattimenti, l’Ucraina sta cercando disperatamente di colmare i vuoti nei suoi ranghi».
«Vediamo sempre più spesso persone tra i 45 e i 47 anni. Sono senza fiato prima ancora di raggiungere la linea del fronte», si è lamentato un ufficiale. L’età media di un soldato è ora di 43 anni, 10 anni in più rispetto al marzo 2022. I comandanti si lamentano sempre più spesso di comandare unità di reclute la cui utilità in combattimento è discutibile. Alcuni di loro non riescono nemmeno a sparare perché hanno paura del rumore dello sparo. Altri sono alcolizzati. «Tre nuovi soldati su dieci che arrivano al fronte non sono diversi da un ubriaco che si è addormentato e si è svegliato all'improvviso in uniforme», ha detto un ufficiale che combatteva vicino ad Avdivka.