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IL RICORDO

«Il mio amico Pippo Corigliano», l'uomo che preferiva il paradiso

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Ingegnere, scrittore, per oltre 40 anni responsabile della comunicazione dell'Opus Dei, Pippo Corigliano è morto la sera dell'8 giugno a 82 anni. Ecco un breve ritratto umano dalla penna di una scrittrice che ha avuto il dono della sua amicizia.

Ecclesia 11_06_2024
Pippo Corigliano - ImagoEconomica

«Salve, sono Pippo Corigliano. Ho letto del suo libro. Mi piacerebbe conoscerla. Se avrà la bontà di incontrarmi possiamo scambiarci i nostri rispettivi volumi con dediche».
Il primo contatto fra di noi avvenne su Facebook. Quando mi scrisse un messaggio così, Pippo, per me era l’inarrivabile personaggio che era amico del Papa (il Papa con cui sono cresciuta, GPII) e di Navarro Valls, una specie di mito vivente, il prestigioso portavoce dell’Opus Dei, quello che ai tempi del Codice da Vinci aveva dovuto spalare montagne di balle sull’Opera, raccontata come la massoneria cattolica, una specie di mafia in talare. E io tra l’altro il suo libro già lo avevo, non era necessario per me andare a prenderlo, ma era lui che volevo conoscere.

Ero emozionatissima all’idea di incontrarlo, mi ricordo che corsi da mio marito annunciando la mia decisione, quella che ogni saggia donna avrebbe preso in una circostanza del genere: vado all’OVS a comprarmi un golfino. (Certo sarebbe stato meglio da Chanel ma si fa quel che si può).

Arrivai alla residenza di via Pompeo Magno tutta emozionata.  Non escluderei di essere arrivata, stranamente, anche puntuale. Non vorrai mica far aspettare un ingegnere così importante? Ero intimidita e non sapevo come avrei potuto sostenere una conversazione con cotanto personaggio. Ne uscii un’ora dopo con le mascelle che mi facevano male dalle risate: inventava proverbi inesistenti, raccontava episodi esilaranti, incantava e interessava, sarei rimasta ore, se non fosse per il male alle mascelle. Aveva conosciuto mezzo mondo, e di sicuro tutta l’Italia che contava: però lui non cercava i potenti, lui conosceva le persone che erano dietro la facciata, ne voleva incontrare l’umanità perché desiderava che incontrassero Cristo.
Uscii, insomma, completamente conquistata da quest’uomo che poi negli anni è diventato un caro amico di tutta la famiglia, a partire dalle nostre figlie femmine che adoravano i suoi complimenti eleganti e galanti ma sempre senza un pizzico di malizia. Quando riuscivamo ad averlo a cena, le ragazze non si staccavano dalla tavola, perché si sentivano apprezzate, valorizzate, guardate con affetto ma anche con ammirazione per la loro femminilità che negli anni lui ha visto sbocciare. Se dico “un gran signore” io penso a Pippo.  

Come dicevo, i complimenti che faceva Pippo erano dei capolavori. Perché fra tutti i suoi talenti, quello che io più di tutti ho apprezzato, oltre all’umorismo, è stata la capacità di vedere il bello e il bene nelle persone. In questi dodici anni di amicizia non l’ho mai, e sottolineo mai sentito dire una parola negativa su nessuno. Se non c’era niente di bello da dire su nessuno parlava del tempo, o in casi estremi fingeva di non conoscere quella persona. O forse, mi viene il dubbio, non è che fingesse. Lui dimenticava proprio le cattiverie.

Ovviamente Pippo è stato molto più di questo che racconto. È stato un ingegnere prestato per oltre quaranta anni alla comunicazione dell’Opus Dei, alla quale aderì come numerario a 18 anni, folgorato dal Vangelo e da una vita tutta dedicata a Dio nel celibato, nonostante all’epoca avesse una fidanzata e dei seri progetti familiari. Quello che lo affascinava era la possibilità di vivere nel mondo ma completamente orientato a Dio, seguendo un piano di vita e un continuo lavoro su sé stesso, un lavoro spirituale che in lui aveva fatto meraviglie. Era stato vicino al fondatore dell’Opus Dei e poi aveva accompagnato l’Opera dagli anni ’70 in tutte le sue svolte più importanti.
Come dicevo, ha conosciuto una gran parte dell’Italia che contava, ma non era per quell’opaca ragnatela di relazioni che nascondessero chissà cosa – come è stata raccontata da certa stampa l’Opera fondata da Escrivà – bensì per un limpido desiderio di seminare Vangelo dove potesse portare più frutto, cioè nella vita di persone che a loro volta avevano influenza su altre. Una rete di bene, questo cercava di tessere Pippo. Per lui da questo nessun vantaggio personale, nessun arricchimento, anzi: viveva in una sobrietà rigorosissima.

E così capitava che raccontasse episodi inediti, tra gli altri, sul Papa, Montanelli, Messori, Mondadori, Bernabei, con il quale era oltre l’amicizia: si potrebbe parlare di Pippo ed Ettore come due fratelli. Quando io l’ho conosciuto era appena andato in pensione, aveva cominciato a scrivere libri (imperdibile l’ultimo su Sant’Alfonso) e mi ha cercata solo perché incuriosito da me. Non ha mai tentato di conquistarmi a nessuna causa, non mi ha mai chiesto o proposto nulla che non fosse una compagnia nella ricerca di Dio attraverso l’ironia, il divertimento, il sorriso. Mi viene in mente ora, tra i tanti episodi, un memorabile viaggio in macchina per presentare i nostri libri a Latina, tra buche della strada, risate, contemplazione della bellezza del creato (solo lui poteva vedere la bellezza nelle ex paludi pontine, ma si sa che sono gli occhi a fare la differenza) e decine di rosario che diventavano quindicine, perché ci distraevamo, e perdevamo il conto. Poi alla fine mi stupì con le litanie lauretane in latino, a memoria.

Il giorno del suo ultimo compleanno, il 31 maggio, l’ho chiamato per invitarlo a cena, e il suo entusiasmo da ventenne mi ha messo di buon umore solo al sentire il “pronto” squillante, con la r moscia da nobile napoletano (sì, era anche nobile di nascita). Un caro amico ha voluto provvedere al dolce, e ha fatto fare due gigantesche torte, una a forma di otto e una a forma di due, con la scritta “Ingegnere, anche lei su questa nave?” che cita una celebre battuta dal suo Best seller, Preferisco il paradiso (se non lo avete letto dovete farlo, quella scena anche da sola merita l’acquisto). Pippo ha spento le candeline ridendo. Quando meno di 48 ore dopo ho saputo che era morto, ho avuto la certezza che la sua vita si era compiuta nel modo più bello. Perché lui davvero ha preferito il paradiso.

Il funerale di Pippo Corigliano sarà celebrato dal Prelato dell'Opus Dei, mons. Fernando Ocáriz, questa mattina, 11 giugno, alle ore 11 nella Basilica di Sant'Eugenio in via delle Belle Arti a Roma.