Il mese della crociata contro la pornografia
"Sappilo: il porno fa male": l'iniziativa della crème del mondo pro-family dice
e pure dimostra che dalla droga
del sesso disordinato si può uscire.
Domenica 17 luglio si chiude negli Stati Uniti la prima settimana di una massiccia campagna di sensibilizzazione antipornografica. L’iniziativa si chiama Be Aware: Porn Harms (“Sappilo: il porno fa male”) e si articola in quattro tranche a tema monografico. La prima ha affrontato l’argomento base della dipendenza dalla pornografia; la seconda (18-24 luglio) esaminerà i danni prodotti dal porno sui bambini; la terza (25-31 luglio) evidenzierà i legami che la questione ha con il traffico sessuale; e l’ultima (1-9 agosto) tratterà della violenza sulle donne.
Gestita dalla crème delle associazioni a difesa della famiglia naturale, della morale e della decenza pubblica, la campagna è organizzata da Morality in Media. Presieduta oggi dall’avvocato, cattolico, Patrick A. Trueman (sembra uno pseudonimo da Capitan America della morale, ma è il suo vero nome), Morality in Media è stata fondata nel 1962 a New York dal padre gesuita Morton A. Hill, dal rabbino Julius Neumann e dal pastore luterano Robert Wiltenburg, a cui si unì subito padre Constantine Volaitis della Chiesa ortodossa greca.
Morality in Media ha da qualche anno lanciato la Coalizione per la guerra alla pornografia illegale, ovvero un network di 110 associazioni e gruppi diretto a Washington dallo stesso Trueman, che adesso è il principale operator della campagna nazionale antiporno, affiancato da un arcobaleno di realtà cristiane e pro-family dai nomi variopinti e belli quali Fight the New Drug, Citizens for Community Values, BraveHearts e Net Nanny; LifeStar, PureHope e Out of the Darkness che parrebbero gruppi rock e invece no; The King’s Men che sembra un bel film d’azione (e che richiama un bel romanzo da Nobel del primo poeta laureato statunitense, il "sudista" cattolico Robert Penn Warren); Women for Decency e Girls Against Porn che mostrano e dimostrano come quello femminile non sia affatto il sesso debole; e Transport for Christ, ovvero i "camionisti per Gesù" il cui scopo statutario è far sì che nessun autotrasportare debba viaggiare più di un giorno senza poter pregare almeno in una delle cappelle mobili che l’organizzazione sta cercando d’impiantare in tutto il Paese (ma anche in Canada, Russia e Zambia) e che invece delle pin-up in déshabillé affisse nell’abitacolo macinano miglia su miglia con una croce grossa così sul radiatore.
Il mese di sensibilizzazione di Be Aware: Porn Harms prevede 25 eventi pubblici, raduni a livello locale e nazionale, convegni online, affissione di manifesti e distribuzione di materiale informativo, nonché gruppi di ascolto per chi vuole uscirne. Sì, perché prevenire è sempre meglio, ma combattere frontalmente il nemico quando ce lo si trova di fronte per salvare la pelle alle vittime è fondamentale. La pornografia è una droga: crea dipendenza, si finisce per non farne più a meno. Ma, come per la droga, si può uscirne. Lavorando sul carattere, educando la volontà, rigenerando l’immaginazione, lo sguardo, i sensi. Per questo la campagna antipornografica statunitense prevede centri di assistenza e di ricupero, accanto a strumenti più empirici, talvolta piuttosto limitati o limitanti, ma comunque significativi che sono i famosi software per computer che bloccano automaticamente i materiali porno (negli Stati Uniti vennero creati ed erano distribuiti gratuitamente in ambienti pro-family e conservatori anni fa, agli albori dell’uso domestico di Internet quando alle nostre latitudini dire "e-mail" evocava scenari da sonde spaziali).
E siccome nell’era digitale i ragazzi passano la maggior parte del proprio tempo fra chat-line, social network, blog e siti web, è lì dove il porno infrange ogni barriera d’inibizione e scavalca qualsiasi censura che la campagna statunitense va a stanarlo, per esempio attraverso i convegni in diretta (livestream) che trasmette dalla propria pagina Facebook.
«La pornografia sta silenziosamente e segretamente distruggendo uomini, donne e bambini. È una pandemia che distrugge vite, matrimoni e famiglie», dice Trueman. Le leggi per combattere l’illegalità che è il primo veicolo del porno, aggiunge il leader di Mortality in Media, ci sono. Vanno applicate. Senza esitazioni. Parrebbe donchisciottesca questa impari battaglia contro la sessualità disordinata di cui la pornografia vive, antica come il mondo, apparentemente endemica, percepita come inestirpabile. E invece i pluriennali sforzi del mondo antiporno mostrano che si può sconfiggere. Gli ex sono in giro per gli States a testimoniarlo, per un caldo, caldissimo mese.