Il Meeting di Rimini e l’essenziale, alcune osservazioni
La ricerca dell’essenziale è il tema del Meeting di Rimini di quest’anno. Ma c’è un problema di prospettiva. Vediamo perché
Il tema del Meeting di Rimini in corso in questi giorni è la ricerca dell’essenziale. L’aggettivo essenziale indica prima di tutto ciò che non è superfluo e che quindi è necessario nel cammino. Quello che non si può tralasciare. Quando un alpinista decide cosa mettere nello zaino ci infila solo le cose di cui non può fare a meno, per ridurre la fatica del cammino. Essenziale in questo senso significa quindi il minimo indispensabile. I monaci della Tebaide, gli eremiti, i religiosi seguaci dei consigli evangelici si concentrano sull’essenziale ed eliminano il superfluo.
Essenziale diventa così ciò di cui non si può fare a meno non solo per salire una montagna con uno zaino in spalla, ma anche per vivere in modo autenticamente umano. Ciò a cui non si può rinunciare per essere e vivere da uomini. Ecco allora che l’aggettivo essenziale si collega con il sostantivo essenza. Essenziale è ciò che appartiene all’essenza e che da essa deriva in modo necessario. In questo significato, essenziale riguarda ciò che è proprio dell’uomo in virtù della sua essenza di uomo, ciò di cui egli non può fare a meno, ciò che non è superfluo, perché rinunciandovi cesserebbe di essere uomo. Riesce, però, l’uomo a garantirsi questo possesso? È in grado l’uomo di conservare la propria essenza? Ossia di conoscere cosa significhi vivere da uomo e attuare una simile vita nella pratica? L’uomo è capace di moralità? Perché vivere da uomo fonda la moralità. A questa domanda bisogna rispondere di no, perché si può salvaguardare un piano dell’essere solo considerandolo dal piano superiore. Nessuno, infatti, si dà ciò che non ha. La nostra essenza non ce la siamo data noi, l’abbiamo trovata in noi. È qui che l’essenziale si collega con l’indisponibile.
Il significato del Meeting si misura non tanto sull’essenziale quanto sull’indisponibile. Per questo ogni discorso sulla persona umana che verrà fatto a Rimini, pur se bello e attraente, non sarà sufficiente. La persona non salva sé stessa, la società non salva sé stessa ponendo la persona al centro, come ha detto Sergio Mattarella nel suo messaggio. Se il Meeting parlerà di welfare, di sviluppo o di pace – i tre temi cari a Giorgio Vittadini come risulta da alcune sue interviste – non sarà sufficiente perché sono cose che dipendono da noi, come dipende dall’alpinista decidere cosa mettere nello zaino. L’essenziale, visto come indisponibile, invece non dipende da noi. Esso è ciò che ci costituisce proprio perché non è uno di noi. Ecco allora che il termine essenziale si dilata ancora di più. Tutte le cose hanno un’essenza e non solo gli uomini. Il mondo è un mondo di forme, ossia di essenze, ordinate tra loro secondo alcuni principi – partecipazione, causalità, analogia – e ognuna di queste essenze indica il fine che quella cosa deve raggiungere. L’essenza dell’uomo, che implica l’intelligenza, comporta che egli si renda conto di vivere in un mondo di essenze, ordinato e finalistico, che non è a sua disposizione. A lui spetta trovare i mezzi, non stabilire i fini. E questa è la politica, intesa in senso alto.
L’ordine sociale finalistico – il bene comune, di cui tanto si parlerà a proposito e a sproposito al Meeting – è indisponibile, il bene comune viene prima e non dopo di noi e del nostro agire. Ed ecco che il tema dell’essenza si apre al Fondamento indisponibile dell’indisponibile. Senza questa apertura, anche la dimensione essenziale dei livelli superiori viene persa. Al fondamento delle essenze c’è Chi ha dato l’essere a quelle essenze. L’incontro con Cristo – di cui parla il messaggio del cardinale Pietro Parolin al Meeting a nome di Francesco – va pensato anche in questo senso non solo esistenziale, o peggio sentimentale, ma metafisico, senza del quale non c’è fede e non c’è ragione.
Stefano Fontana