Il martire vivente Simoni accanto a Francesco
Durante la solenne benedizione pasquale sulla loggia di San Pietro c'era anche il porporato albanese, testimone (e sopravvissuto) della persecuzione comunista.
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Nel giorno di Pasqua come di consueto due cardinali dell'ordine dei diaconi hanno affiancato il pontefice per la solenne benedizione Urbi et orbi (alla città e al mondo). Questa volta l'onore è toccato a James M. Harvey ed Ernest Simoni.
Se la porpora cardinalizia allude al sangue del martiri su cui è fondata la Chiesa di Roma, ebbene, il 95enne Simoni è un "martire vivente" di quel sistema comunista che nella sua Albania aveva instaurato uno dei peggiori e più anti-umani regimi. Nato nel 1928, prete dal 1956, don Simoni fu arrestato proprio sessant'anni fa, alla fine del 1963. L'accusa del regime: aver celebrato Messe in suffragio del presidente americano Kennedy.
Due volte condannato a morte (miracolosamente la sentenza non fu eseguita), Simoni trascorse anni e anni ai lavori forzati, fino alla liberazione avvenuta nel 1981. Dopo la caduta del regime, Simoni ha iniziato a svolgere la "missione nella missione" di testimoniare da sopravvissuto la persecuzione della Chiesa e di visitare le comunità albanesi, presenti anche in Italia. Papa Francesco lo ha nominato cardinale nel 2016: due anni prima ne aveva ascoltato la testimonianza durante il viaggio apostolico in Albania.