Il maratoneta che sapeva sognare
La miniserie dedicata a Dorando Pietri si è rivelata a tratti troppo teatrale nella struttura narrativa e nella recitazione degli attori. Ma efficace nel raccontare un’avventura sportiva e umana sospesa fra la realtà e il sogno, diventata leggenda.
Il nome di Dorando Pietri richiama subito alla memoria una figura diventata mitica nella storia dello sport italiano: era il portacolori azzurro che nel 1908 vinse la maratona alle Olimpiadi di Londra tagliando per primo il traguardo, sorretto dai giudici che lo avevano soccorso dopo averlo visto barcollare più volte, stremato dalla fatica.
Quell’aiuto gli costò la squalifica, in seguito a un ricorso degli americani che riuscirono a far assegnare la vittoria al loro Johnny Hayes, arrivato secondo. Pietri perse la medaglia d’oro, ma la regina volle premiarlo pubblicamente con una coppa speciale, riconoscendolo vincitore morale della gara.
A questo eccezionale atleta, interpretato da Luigi Lo Cascio, è stata dedicata la miniserie in due puntate “Il sogno del maratoneta”, in onda su Rai1 in prima serata il 18 e 19 marzo. Ispirata all’omonimo libro scritto da Giuseppe Pedriali, la produzione ha ripercorso la storia di Dorando a partire dal 1905, quando lui e il fratello Ulpiano decisero di partecipare alla maratona di Carpi ma furono scartati. Questo rifiuto generò una voglia di rivalsa talmente forte da portare Dorando all’epilogo che ben conosciamo.
Vita povera, grande carica agonistica e forte spessore umano hanno fatto da collante del racconto, risultato a tratti troppo teatrale nella struttura narrativa e nella recitazione degli attori, ma rivelatosi efficace nel raccontare - anche attraverso opportuni artifici tecnici - un’avventura sportiva e umana sospesa fra la realtà e il sogno, diventata leggenda.