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UMANITARISMO

Il Libano respinge le casette Ikea per i rifugiati

L'Ikea offre nuovi rifugi prefabbricati ai rifugiati siriani in Libano, ma il governo di Beirut respinge l'offerta: quelle casette sono troppo comode e si "rischia" che i profughi ci si affezionino troppo e non tornino più indietro.

Esteri 17_12_2013
Rifugio Ikea

La notizia sarebbe degna di figurare nella rubrica “strano ma vero” della Settimana Enigmistica. Il governo libanese alle prese con l’emergenza costituita da un milione di profughi di guerra siriani fuggiti sul suo territorio ha respinto al mittente 12 abitazioni “flatpack” realizzate da Ikea e donate a Beirut per i profughi la cui esistenza nei campi e nelle tende è minacciata in questi giorni dall’ondata di freddo e neve che ha colpito la regione.

L’azienda svedese non è nuova a iniziative umanitarie e ha varato  un progetto pilota basato proprio su queste casette in legno per ospitare i rifugiati in varie parti del mondo derivate dalla filosofia costruttiva delle  “flatpack house”, case prefabbricate proposte in vendita a circa 80 mila dollari complete di tutte le dotazioni e del tutto eco-friendly secondo le tendenze ambientaliste in voga soprattutto in Nord Europa e oltre Atlantico. L’iniziativa benefica di Ikea non è però piaciuta al governo libanese che dopo aver accettato numerosi moduli abitativi di questo tipo li considera ora troppo belli e accoglienti per dei profughi.

Secondo il New York Times il progetto - finanziato dal colosso internazionale del mobile e concordato con l'Onu - non è piaciuto a Beirut perché le abitazioni pensate per consentire ai profughi di superare l'inverno hanno un aspetto troppo "permanente". Troppo comode e invitanti per persone che hanno perso tutto e che potrebbero decidere di insediarvisi restando in territorio libanese troppo a lungo.

In realtà più che di una casa sarebbe il caso di parlare di uno “shelter” con una porta e due finestre fissata su una piattaforma in cemento, nulla di sofisticato né lussuoso. "Il governo vuole che dormiamo in tenda ?" ha chiesto provocatoriamente Ahmed al - Hussein , 18 anni, un profugo siriano che ora vive in uno shelter Ikea.

Il Libano ha 4,5 milioni di abitanti e ospita già un milione di rifugiati inclusi i turbolenti palestinesi, “ospiti” da oltre 60 anni e ormai stanziali. “Dovevano restare un mese dopo essere arrivati durante la guerra del 1948 ma non sono più andati via e ora sono una popolazione di mezzo milione di persone e combatterono pure durante i 15 anni di guerra civile libanese", ha detto al giornale Makram Malaeb, manager dell'unità di crisi per l’emergenza siriana del ministero libanese per gli affari sociali.

Il progetto era stato realizzato da Ikea Foundation, l’organo non-profit dell’azienda svedese4, e le Nazioni Unite e le casette “flatpack, pur nella lorio versione più sobria battezzata 'Refugee Shelter', costituiscono quanto di meglio esista oggi per accogliere popolazioni in fuga da guerre o colpite da calamità naturali. Certo molto meglio delle tende o dei prefabbricati in lamiera o materiale plastico utilizzati in tutto il mondo. Basti pensare che secondo l'agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) 3,5 milioni di rifugiati, pari al 10 per cento del totale mondiale, vive in tende senza luce e prive di protezione dagli agenti atmosferici. Ben isolate e climatizzate, rese autonome sul piano energetico da pannelli solari e con un soffitto alto come case normali, le abitazioni prefabbricate Ikea nascono da un investimento di 4,5 milioni di dollari che ne consente il facile montaggio ovunque.

Il rischio, almeno per le autorità libanesi, è che queste abitazioni inducano i rifugiati a non rimpiangere le loro case lasciate in territorio siriano o possano suscitare l’invidia persino dei cittadini libanesi più poveri. Lo smantellamento delle casette Ikea resta però difficile da accettare tenuto conto che anche ieri la Caritas ha lanciato l’allarme per i rischio che molti profughi siriani in Libano ospitati in alloggi di fortuna muoiano di freddo.

L’Onu stima che i 2,4 milioni di profughi siriani che oggi vivono nei Paesi limitrofi siano destinati a raddoppiare l’anno prossimo mentre gli sfollati all’interno della Siria bisognosi di aiuto per alloggi, cibo e medicine saliranno a 9,3 milioni. Pe far fronte a un’emergenza umanitaria senza precedenti in questa regione l’ONU ha chiesto aiuti per 6,5 miliardi di dollari.