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IMMIGRAZIONE

Il grande flop della sanatoria dei clandestini

Regolarizzazione degli immigrati clandestini, una norma discussa e discutibile, certo non una priorità in un’Italia alle prese col disastro economico post Covid-19, voluta (con la minaccia delle dimissioni) dal ministro Teresa Bellanova. Si prevedeva la regolarizzazione di almeno 200mila persone. Le domande reali sono meno di 10mila.

Politica 11_06_2020
Teresa Bellanova

Una norma discussa e discutibile, certo non una priorità in un’Italia alle prese col disastro economico post Covid-19, eppure definita così rilevante dall’esecutivo e soprattutto dal ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova.

La sanatoria che avrebbe dovuto permettere di regolarizzare centinaia di migliaia di immigrati irregolari (ben 600 mila secondo alcune stime, “solo” 200 mila per il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese) strappandoli allo sfruttamento e al lavoro nero si è rivelato un gigantesco flop. L’ennesimo per un governo che non sembra riuscire a condurre in porto nessuna delle misure assunte dopo la proclamazione dell’emergenza alla fine di gennaio: nessun impegno è stato mantenuto nei tempi più volte dichiarati, nessuna valutazione ha trovato conferma nei fatti, nessuna previsione si è concretamente realizzata.

Finora meno di 10 mila immigrati illegali hanno presentato domanda di regolarizzazione, nonostante l’allarme lanciato dal ministro Bellanova per i tanti immigrati sfruttati e che l’avevano vista spargere lacrime di commozione per l’approvazione della legge. "Questa norma costruisce condizioni per la giustizia sociale: quale che sia il risultato, non sarà mai un flop. Fosse anche una sola la persona che viene strappata all'invisibilità e a condizioni di lavoro oscene, lo considero comunque un successo. Per me è sempre stato chiaro: mai con la mafia dei caporali. Comunque per valutazioni meno affrettate aspetterei il 15 giugno e il 1° luglio, che sono gli step indicati dal Viminale per i dati ufficiali" ha commentato il ministro in una intervista a La Repubblica.

Le domande arrivate finora sono 9.500 a fronte delle stime che il ministro aveva attribuito alle organizzazioni agricole di 270/350 mila lavoratori illegali da regolarizzare. “Non è un condono, ma una procedura di emersione e di regolarizzazione che, al pari di quanto fatto da altri governi, accende un faro sui rapporti di lavoro e sugli immigrati irregolari sui quali, ora, potremmo disporre dei dati anagrafici, previdenziali e sanitari” aveva detto il 14 maggio in un’intervista al Corriere della Sera il ministro dell’Interno Lamorgese. Il titolare del Viminale parlò di regolarizzare “200 mila immigrati” e aggiunse che “chi parla di ‘colpo di spugna’ vuol far credere che questa procedura di emersione e regolarizzazione riguardi indistintamente tutti i datori di lavoro e tutti i lavoratori. Ma non è così perché invece “sono previste accurate verifiche, prima dell’accoglimento della domanda, su condanne e procedimenti penali pendenti. Il numero di richieste potrebbe collocarsi a metà strada tra la regolarizzazione del governo Berlusconi, circa 300 mila domande, e quella del governo Monti, circa 100 mila”. Un clamoroso errore di valutazione.

Secondo il ministro Bellanova “è necessaria un'informazione quanto più corretta e capillare possibile” per incentivare le domande di regolarizzazione ma a quanto pare a scoraggiare le richieste pare stiano provvedendo i costi dell’operazione. Ogni datore di lavoro deve versare allo Stato 500 euro per ogni lavoratore straniero che intende regolarizzare, mentre per gli irregolari che intendono ottenere il permesso di soggiorno o rinnovarne uno scaduto il costo è di 160 euro. Possibile inoltre che molti clandestini non abbiano interesse a regolarizzarsi considerato che hanno ormai compreso che dall’Italia non li caccia nessuno: di certo ben pochi datori hanno interesse a investire denaro per sanare la posizione di lavoratori in nero che svolgono generalmente mansioni poco o per nulla qualificate.

Il flop della sanatoria del governo Conte, per ottenere la quale il ministro Bellanova arrivò a minacciare le dimissioni, è stato sottolineato ieri anche dall’opposizione. Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati ha ricordato che "nei primi dieci giorni solo 9.500 domande quando da Palazzo Chigi ne preventivavano almeno cinque volte tanto. Il ministro Bellanova - si legge in una nota - con la scusa dell'emergenza per il settore agricoltura, aveva lanciato la regolarizzazione di massa per gli stranieri. Un altro fiasco, l'ennesimo, per il governo giallorosso". “Chi di dovere si muova di conseguenza. La norma non va boicottata ma sostenuta" ha detto la Bellanova di fronte al fallimento della “sua” legge tesa a rinnovare le politiche immigrazioniste care a PD e Italia Viva. Del resto era evidente fin da subito che la necessità di disporre di lavoratori per il lavoro agricolo era un pretesto per regolarizzare immigrati clandestini.

Basti pensare che l’82% dei lavoratori agricoli stagionali sono italiani e quest’anno non sarebbe difficile integrarli ricorrendo a quanti hanno perso fonti di reddito (in “nero” o regolare) a causa della chiusura dell’Italia per il virus, o a studenti che non frequentano scuole e università per la stessa ragione o ricorrendo a chi già percepisce sussidi di disoccupazione e reddito di cittadinanza. Resta poi evidente la valutazione pragmatica, ma anche politica, che in un momento in cui il PIL affonda e disoccupazione e povertà crescono rapidamente, compito del Governo dovrebbe essere prioritariamente assegnare tutte le risorse disponibili al sostegno ai cittadini, non certo agli immigrati clandestini.

A meno che il fallito tentativo di regolarizzare gli immigrati illegali non avesse l’obiettivo di rastrellare denaro dai datori di lavoro e dagli stessi clandestini: obiettivo fallito, visti i numeri attuali.