Il governo turco contro chi mina la fratellanza nel paese
Ad assicurare pace e armonia è il portavoce del governo e del presidente Erdogan dopo che a maggio in pochi giorni due chiese armene di Istanbul sono state oggetto di atti vandalici
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Il governo turco farà tutto il possibile affinché non si verifichino più atti vandalici contro le chiese e per proteggere “la pace e l’armonia tra turchi e membri di altre fedi minoritarie”. A dichiararlo il 2 giugno scorso è stato Fahrettin Altun, direttore delle comunicazioni del governo e della comunicazione personale del presidente Recep Tayyip Erdogan, intervenendo in merito ai due attacchi contro chiese cristiane verificatisi a maggio a Istanbul a pochi giorni di distanza uno dall’altro. Altun, riferisce l’agenzia di stampa ufficiale della Turchia Anadolu, ha detto che per il governo le violenze confessionali “sono un elemento di profondo dolore” e “non resteranno impunite”. Sono infatti in corso indagini accurate che – assicura il portavoce del governo – consentiranno di individuare i responsabili delle violenze e assicurarli alla giustizia penale. “L’esecutivo è fermo nel condannare ogni gesto che possa minare la fratellanza nel paese – ha dichiarato Altun – verranno messe in campo tutte le risorse necessarie a scongiurare ogni ulteriore episodio di violenza”. Dopo l’attacco alla chiesa di San Gregorio Illuminatore, la chiesa più antica della città, durante il quale è stato divelto il crocifisso posto sulla facciata, il governo ha espresso tramite il portavoce Altun scuse e rammarico alle autorità religiose della chiesa colpita. Ma le parole rassicuranti non valgono a confortare i cristiani turchi tra i quali cresce la preoccupazione per i numerosi attacchi, non solo agli edifici religiosi, che, secondo molti osservatori, sono il risultato di un clima ostile nei confronti dei cristiani alimentato dagli stessi apparati dello stato.