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FUORI DALLA CRISI

Il governo si renda conto che deve far ripartire l'Italia

Dopo mille riluttanze l'UE, su spinta della Merkel, sta facendo la sua parte. I 500 miliardi di euro, che diverranno probabilmente 1000, sono un aiuto concreto. Il nostro governo, piuttosto, si rende conto che deve far ripartire tutto il sistema economico del Paese, né più né meno? 

Editoriali 21_05_2020
Milano

Piaccia o dispiaccia questa volta bisogna ammetterlo: Frau Merkel è uscita dalla fase della sfinge, ha cambiato passo e ha fatto cambiare passo alla Germania. E nel cielo plumbeo di un’Europa che sembrava rinnegare ogni solidarietà a chi più è stato colpito dalla pandemia, ha fatto intravvedere una possibile luce. La forma lascia a desiderare, perchè ancora una volta la Germania ha scelto l’asse a due con la Francia, ma d’altra parte con chi poteva dialogare, forse l’inaffidabile Italietta di Conte? Ovvio che no.

Veniamo alla sostanza. Germania (e Francia) per la prima volta dall’inizio della crisi parlano non di prestiti ma di un finanziamento UE a fondo perduto di 500 miliardi (che diventeranno con ogni probabilità 1000) destinato ai paesi più colpiti dal Covid19, tra i quali ovviamente l’Italia. È rotto il fronte dei rigoristi, i piccoli paesi del Nord: essi andranno evidentemente convinti a dare voto favorevole ma, di fronte alla posizione tedesca, non potranno che abbozzare. E contemporaneamente viene impressa una svolta politica di tutto rilievo alla stessa Unione Europea, e una botta non da ridere agli antieuropeisti per principio, che non potranno più tanto facilmente accusare l’UE di fare solo gli interessi dei più forti e di aver perso ogni memoria di dover essere una Comunità attenta ai bisogni di tutti, come i padri fondatori l’avevano voluta.

Quali saranno i vantaggi per il nostro Paese? I primissimi calcoli parlano di una cifra di almeno 100 miliardi che potrebbe arrivare nelle nostre casse come ‘grant’, come dono, senza nessuna richiesta di restituzione da qui all’eternità. A questa cifra vanno aggiunti i 36 miliardi del MES destinati alla sanità. Anche questi sono finanziamenti senza condizioni, anche Forza Italia, che è all’opposizione, li sostiene, i grillini la smettano di boicottare e votino sì al MES: dire no a 36 miliardi da spendere subito per il nostro sistema sanitario sarebbe una bestemmia. E poi ci sono 40 miliardi di finanziamenti dalla BEI alle imprese, e un prestito da 20 miliardi dal fondo Sure. Insomma siamo molto vicini ai 200 miliardi di euro (196 per la precisione, di cui 136 a fondo perduto).

Il governo italiano dice di avere stanziato col Decreto Rilancio 55 miliardi di euro e dice che questa cifra muove 155 miliardi, anche se l’ha fatto nel solito modo pasticciato e gravato di norme burocratiche farraginose e del tutto inaccettabili in un periodo drammatico come questo. Ma insomma le risorse a disposizione dei decisori politici non mancano. Ma proprio qui sta il punto che fa tremare chiunque se ne intenda un pochino. Qui si pone il problema dei problemi, quello appunto dei decisori politici, il governo e i ministeri. Qui non si può più sbagliare.

Noi abbiamo davanti una situazione sociale destinata a diventare sempre più drammatica. Le manifestazioni di questi giorni, di gente che reclama di non aver ricevuto un euro delle tante promesse fatte, sono destinate a moltiplicarsi. E così le proteste dei ristoratori o dei gestori di bar o dei negozianti o degli ambulanti o degli artigiani che chiedono di cambiare alcune regole che sono impossibili da rispettare, che implorano piangendo che così non potranno aprire più. Rischiamo un autunno di tragedia se il governo non fà le cose giuste, e se non le fa presto. Presto e bene: può questo governo, che si è dimenticato degli stessi esperti che aveva nominato, Colao per fare un nome, fare presto e bene? Eppure dobbiamo pregare il Signore che ce la faccia sennò il dramma di oggi rischia di diventare tragedia da qui all’autunno (4 mesi).

Si tratta di far ripartire il sistema economico d’Italia, nè più nè meno, il sistema economico di quella che era, fino a gennaio, la seconda manifattura d’Europa, con eccellenze mondiali in molti campi. Ma quale è la situazione oggi? Sappiamo già di aver perso alcune quote di mercato dove i nostri concorrenti sono stati più lesti a ripartire. Soprattutto c’è un dato raggelante reso noto da Eurostat pochi giorni fa: nel mese di marzo la produzione industriale italiana è scesa del 29,3% rispetto all’anno precedente, quella della Germania del 14,2%, quella della Francia, che ha avuto una virulenza del coronavirus analoga alla nostra, del 16,8%. E aspettiamo i dati di aprile e maggio...

Signori del governo, mi auguro vi sia chiaro il compito che avete da realizzare con le non poche risorse a vostra disposizione. Qui si tratta di ridare un lavoro a tutti gli Italiani (un lavoro, non un reddido di cittadinanza o di emergenza che finirebbe dopo pochi mesi), e qui si tratta di rimettere in pista un sistema economico, anche con le riforme e le innovazioni che da troppo tempo in Italia (non solo per colpa vostra) non abbiamo realizzato. Non è poco, ma le  risorse ci sono, e questa volta se sbagliamo ne paghiamo tutti le conseguenze per decenni.