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LE DUE FOTO

Il giudice, la bimba, la pistola vera e quella che non c'è

Due fotografie, tra le mille che ogni giorno affollano le redazioni. La prima è quella del procuratore turco, ostaggio del terrorista che gli punta la pistola alla tempia. L’altra, una bambina in un campo profughi siriano: alza le mani perché scambia la fotocamera per un’arma. Due immagini e (forse) qualcosa che li tiene insieme.

Esteri 02_04_2015
La foto del giudice sequestrato dai terroristi turchi

 

Il giudice sequestrato dai terroristi e la bambina siriana

 La pistola e la fotocamera, l’una puntata alla tempia del giudice turco, la testa stretta dal terrorista e gli occhi chiusi, quasi ad aspettare il colpo di grazia. L’altra, invece, invisibile, fuori campo, a immortalare il viso della bimba siriana, paffutella ma con due occhioni neri d’angoscia. La piccina ha le braccia alzate ad arco sopra la testa, in segno di resa. Due immagini, protagoniste di un giorno di cronaca su tutti i media del mondo, due immagini che valgono più di tante commenti sulla tragedia dei bambini di guerra e del terrorismo. E delle vittime innocenti e inermi, ostaggi della pistola spianata o di un'innocua Nikon scambiata per un revolver del fotoreporter in cerca di scoop in un campo profughi siriano.

Sappiano che il giudice, il procuratore turco Mehmet Selim Kiraz sequestrato dai terroristi del Fronte Rivoluzionario per la Liberazione del Popolo, è morto nel blitz delle squadre speciali, mentre la piccina siriana, Hudea, di 4 anni, ha potuto abbassare le manine quando ha capito che quella sconosciuta cosa non era un’arma ma la pacifica fotocamera di Osman Sagirli, reporter di guerra. Pacifica? Beh, mica tanto perché in fondo anche gli ultimi istanti del procuratore acquistano solo in una fotografia tutto loro potere di ricatto mondiale. Sguardo in macchina e mani in alto: stiamo lavorando per i telegiornali. 

Dunque, occorre avere il coraggio di guardare la pistola e la fotocamera come un’unica sequenza. Due oggetti che in apparenza non potrebbero avere obiettivi più lontani. Ma che, per un giorno, grazie a quelle due immagini, diventano sovrapponibii e interscambiabili. Ad accorciare le distanze è la bimba di quattro anni nel suo tragico equivoco, impossibile forse in qualsiasi altra parte del mondo, ma non in Siria. Le cifre dicono che solo nello scorso anno la guerra civile ha ucciso 76.000 persone, di cui più di 3.500 bambini. Dall'inizio del conflitto, nel 2011, sono morti circa 206.000 persone, uomini, donne e bambini. Normalmente i bambini nascondono la loro faccia o sorridono quando vedono una fotocamera. Ma in un inferno così, non è strano che una bimba scambi l'obiettivo per la canna di una pistola e alzi le mani in segno di resa. La foto con Hudea è stata scattata da Osman Sagirli a dicembre 2014, ed è stata pubblicata per la prima volta dal quotidiano turco Türkiye a gennaio 2015, per cui l'uomo lavora da 25 anni. Riecco la Turchia: un particolare, questo, che rafforza la sorprendente liaison tra la bambina e l’assalto terroristico di Istambul.

Cambio di scena. Il terrorista è in completo grigio, giacca e pantaloni. Strana mise per un guerrigliero che pare sbucato non dal covo dei cospiratori suicidi, ma dell’ufficio di una banca del centro per fare quel sequestro deciso con i colleghi la sera prima. Il tempo di sfilarsi la cravatta e mettersi il basco con la stella e il fazzoletto rosso alla bocca con le insegne del gruppo armato. Alle spalle, a fare da quinta improvvisata, le due bandiere con falce e martello iscritti nella stella a cinque punte del Fronte Rivoluzionario. Impossibile non ricordare la lugubre scenografia del nostro terrorismo rosso che in Italia fece la sua prima apparizione un giorno di primavera di 43 anni fa, quando esordirono le Brigate Rosse con il sequestro dell’ingegner Idalgo Macchiarini alla Sit- Siemens di Milano. La pistola che il guerrigliero travet punta alla testa del giudice è, nella sua simbologia eversiva, drammaticamente chiara, più comprensibile all’evoluto Occidente del coltello a tecnologia zero esibito da Jihadi John e dai suoi fratelli tagliagola riemersi dal buio dell’islam più barbaro e primitivo. Qui non c’è la religiosa spada di Maometto, ma il kalashnikov della rivoluzione marxista e anti-imperialista. Ma oggi l'una e l'altra hanno bisogno dell'obbiettivo della fotocamera o della Tv.

Se le parole a volte diventano pesanti delle pietre, figuriamoci che forza straordinaria possono assumere le immagini. La macchina fotografica scambiata da una bimba per un’arma e una pistola esibita insieme all’ostaggio per intimidire il nemico hanno lo stesso potenziale di terrore e violenza. I guerriglieri turchi sono stati annientati della teste di cuoio, ma nessun blitz potrà mai fare giustizia della vita di quell’uomo esposto al teleobiettivo come trofeo di guerra, come animale destinato al macello. E lo spavento di Hudea, che mai aveva visto una macchina fotografica, potrà essere consolato o risarcito da niente. Il giudice e la bimba, due foto tra le mille che ogni giorno affollano le redazioni di giornali e Tv e che si sono incrociate nello stesso giorno. Forse per caso o forse no.