Il Giubileo della televisione e del record di pellegrini
Il Giubileo del 1975 vantò il record di visitatori fino a quel momento, reso possibile dai cambiamenti epocali nei mezzi di trasporto. Le nuove tecnologie non furono da ostacolo al Giubileo, ma ne permisero la diffusione e la divulgazione anche a coloro che altrimenti non ne avrebbero beneficiato.

Il Giubileo del 1975 vantò il record di visitatori fino a quel momento, reso possibile dai cambiamenti epocali nei mezzi di trasporto. Gli aerei che ormai attraversavano i cieli di tutto il mondo e i rapidi treni che collegavano tutte le terre d’Europa consentirono spostamenti fino a poco tempo prima impensabili. Così il numero dei pellegrini ammontò a dieci milioni.
Ai visitatori che personalmente calpestarono il suolo di Roma si aggiunsero quanti non si erano potuti recare in pellegrinaggio, ma avevano assistito alle funzioni a distanza grazie alla televisione: per la cerimonia finale trecento milioni di spettatori seguirono la funzione, collegati da ogni parte del mondo. Nell’Udienza generale del 9 maggio 1973 papa Paolo VI espresse i suoi dubbi sul Giubileo nell’epoca moderna:
«Ci siamo domandati se una simile tradizione meriti d’essere mantenuta nel tempo nostro, tanto diverso dai tempi passati, e tanto condizionato, da un lato, dallo stile religioso impresso dal recente Concilio alla vita ecclesiale, e, dall’altro, dal disinteresse pratico di tanta parte del mondo moderno verso espressioni rituali d’altri secoli».
Fornì subito una chiara risposta:
«Ci siamo subito convinti che la celebrazione dell’Anno Santo non solo può innestarsi nella coerente linea spirituale del Concilio stesso, alla quale preme a noi di dare fedele svolgimento, ma può benissimo corrispondere e contribuire altresì allo sforzo indefesso e amoroso che la Chiesa rivolge ai bisogni morali della nostra età, all’interpretazione delle sue profonde aspirazioni».
Il 23 maggio 1974 in occasione della Solennità dell’Ascensione del Signore papa Paolo VI promulgò la bolla Apostolorum limina con cui invitò alla conversione tutti gli uomini:
«È nel profondo del cuore la radice di ogni bene e, purtroppo, di ogni male; è là, dunque, che deve avvenire la conversione, o metanoia, cioè il cambiamento di orientamento, di mentalità, di scelta, di vita».
L’intero mondo viveva anni di forte tensione politica tra le due superpotenze USA e URSS, si era sfiorata più volte una Terza guerra mondiale (questa volta nucleare), violenze e ingiustizie venivano perpetrate in ogni parte del pianeta. Perciò, scriveva il papa, per il mondo intero questo richiamo al rinnovamento e alla riconciliazione s’incontra con le aspirazioni più sincere alla libertà, alla giustizia, all’unità e alla pace che vediamo presenti ovunque gli uomini prendono coscienza dei loro più gravi problemi e soffrono delle sventure prodotte dalle divisioni e dalle guerre fratricide.
Il papa richiamava in particolare l’importanza del sacramento della confessione nel percorso individuale di conversione e disponeva che i confessori potessero avvalersi della facoltà di cui erano stati provvisti nella propria diocesi «per ascoltare, durante il viaggio e a Roma, le confessioni dei fedeli che con essi» facevano «il pellegrinaggio, ed anche di altri che, unendosi agli stessi pellegrini, ad essi» si sarebbero rivolti.
Il papa ricordava la natura missionaria della Chiesa, «inviata da Dio alle genti per essere sacramento universale di salvezza […] con la parola e con la testimonianza della vita». Per ottenere l’indulgenza era sufficiente effettuare un pellegrinaggio a una sola basilica patriarcale oppure a un’altra chiesa della città di Roma: il fedele avrebbe dovuto partecipare a una messa o alla recita di un rosario.
L’inaugurazione del Giubileo con l’apertura della Porta Santa fu trasmesso in televisione. Un incidente suscitò la preoccupazione di milioni di telespettatori: quando il papa bussò alla Porta, scomparve in una nuvola di polvere. Ne uscì illeso, senza ferite.
L’anno giubilare fu improntato a un’autentica religiosità in uno spirito di riconciliazione con le altre confessioni, in particolare con gli ortodossi: alla fine dell’Anno giubilare papa Paolo VI baciò il piede del metropolita di Calcedonia, capo della delegazione ortodossa.
Tredici furono le beatificazioni celebrate nel 1975, tra queste quella di Giuseppe Moscati, «il medico santo». Ci furono anche sei canonizzazioni. Alla chiusura dell’Anno Santo il papa concesse l’indulgenza anche a tutti quanti avevano seguito il rito conclusivo attraverso la radio o la televisione. Le nuove tecnologie non furono da ostacolo al Giubileo, ma ne permisero la diffusione e la divulgazione anche a coloro che altrimenti non ne avrebbero beneficiato.