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MEMORIA

Il Gheddafi dimenticato

L'Italia, volente o nolente, ha dovuto prendere atto della forza del leader libico.

Attualità 23_02_2011
Gheddafi tiranno, va bene. Ma non necessariamente la sua (ancora non certa) caduta porterà qualcosa di meglio. E il rischio evidente è quello dell’emergere di un estremismo religioso, come dimostrano indirettamente le fatwe lanciate contro lo stesso Gheddafi e dall’incitamento alla rivolta da parte di indiscutibili predicatori dell’odio come al-Qaradawi.

Ma al momento è anche più interessante notare come, tutti impegnati a prendere le distanze dal tiranno libico (a leggere le dichiarazioni dei politici sembra che negli ultimi 40 anni lo abbia incontrato soltanto Berlusconi), in Italia si siano tutti improvvisamente dimenticati cosa abbia significato la Libia di Gheddafi per il nostro paese.

E’ utile andare a rileggere quanto scriveva qualche tempo fa una voce eternamente fuori dal coro come don Gianni Baget Bozzo, che guardava ai rapporti italo-libici con gli occhi del realismo: «Fortunati gli spagnoli, che trovano sull'altra sponda del Mediterraneo il governo amico del re del Marocco, che, nonostante il dissenso sulle enclaves di Ceuta e di Melilla, di pertinenza spagnola in terra marocchina, è tanto ben disposto verso Madrid da usare le armi contro coloro che vogliono immigrare clandestinamente. E ancora fortunati, gli spagnoli, perché trovano un altro governo amico, quello del Senegal, che accetta di riprendersi, con viaggi organizzati bilateralmente, gli immigrati che hanno tentato di raggiungere le isole Canarie. Non si scelgono i propri vicini».

«Noi – sottolineava Baget – abbiamo di fronte un cavallo di razza come Muammar Gheddafi, che ha fatto della Libia un potere forte, dandole esistenza autonoma rispetto al mondo arabo e a quello africano. Egli ha ricreato un nazionalismo libico che ha costituito una barriera impenetrabile al fondamentalismo islamico e, quindi, al terrorismo. I rapporti della politica italiana con il Colonnello sono così intensi che, quando il presidente Reagan decise di bombardare da Lampedusa la residenza di Gheddafi, il governo Craxi, con Andreotti ministro degli Esteri, avvertì il presidente libico del pericolo che lo minacciava. Così il governo italiano, pur così fedele all'Alleanza atlantica, fece un'eccezione ad essa per proteggere la singolare Libia di Gheddafi. Il governo Berlusconi ha firmato un accordo con la Libia dando al suo leader molte soddisfazioni economiche e politiche, sino a giungere a un altro sgarbo verso l'Alleanza atlantica, promettendo al governo di Tripoli che Lampedusa non sarebbe stata più usata come base di lancio di missili contro obiettivi libici. In questo vi è piena continuità con i governi precedenti, che tutti avevano compreso l'importanza di un rapporto con una Libia retta da una così forte personalità».