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INTERVISTA

Il futuro della Tunisia L'ottimismo è donna

Parla Nabila Hamza: "Il nostro Paese ha grandi potenzialità, con un aiuto dall'Europa diventeremo il punto di riferimento per tutta la regione".

Attualità 16_06_2011
nabila hamza

Nabila Hamza è la presidente di “Foundation for the future”, un’attivista di lungo corso per promuovere i diritti delle donne del Medio Oriente. La sua organizzazione ha sedi in diversi paesi mediorientali, fino alla Giordania. Nabila è tunisina e di riunioni sembra essere una grande esperta: lo dimostra la sua capacità di parlare senza perdere il filo del discorso per molto tempo. Se le mancano le parole in inglese passa al francese o allo spagnolo e mantiene, allo stesso modo, tutta l’attenzione della platea di turno. In arabo, la sua lingua, dev’essere insuperabile. Una vera leader e la platea di americane, tutte managers di prima categoria, abituate alla routine di meeting organizzati in schemi precostituiti, passa da una prima sensazione di sgomento, per non riuscire a farle chiudere l’intervento nel tempo prestabilito, a un autentico entusiasmo per l’irruenza con cui racconta la storia di questi giorni del suo paese: la Tunisia. Una storia costruita, dal suo punto di vista, su un enorme ottimismo, che sembra destinato ad essere messo in dubbio dai fatti. Ma lei passa il pensiero positivo e questo è il suo compito: convincere il suo pubblico, oggi, un’assemblea di alte dirigenti americane, che si prepara a fare lobby per incrementare le possibilità lavorative delle donne internazionalmente, che la Tunisia ce la farà. Nella sede della New York University a Firenze, accetta la nostra intervista.

Quale futuro per la Tunisia, dopo la rivoluzione che ha deposto Ben Alì?
Ora dobbiamo solo riorganizzare la nostra società, trovare lavoro ai nostri giovani. Noi abbiamo avuto una rivoluzione e ora siamo veramente liberi. Adesso possiamo creare nuovo lavoro, sindacati per i lavoratori, i primi in tutto il Medio Oriente. Formare una nuova società per aiutare i poveri, monitorare le elezioni, dare libertà ai bloggers di esprimere le loro opinioni. La Tunisia ha dato inizio al vento della primavera araba, sarà il primo stato a riprendere in mano il destino dei suoi cittadini.

E come? Su che tipo di economia può contare la Tunisia?
Certo il turismo. Adesso l’industria turistica è in forte recessione, ma si riprenderà con le elezioni e un nuovo governo, che garantirà la sicurezza nel paese agli stranieri. Poi la Tunisia è un paese evoluto, non siamo il tipico stato mediorientale, da noi molta gente studia fino all’Università, parla diverse lingue e ha importanti legami, commerciali e di lavoro con l’Europa, la maggioranza dei posti di lavoro sono nel terziario, ci sono molte aziende europee e internazionali che investono da noi.

Avete un’idea in Tunisia di come fermare le migliaia di uomini e donne, che probabilmente non hanno il suo stesso ottimismo sul futuro del paese, e che ogni giorno si avventurano su barconi di fortuna, spesso rimettendoci la vita, per raggiungere le coste italiane?
Con le elezioni e il nuovo governo la gente smetterà di fuggire dal paese, quando ci sarà un governo legittimato.

Ma adesso?
Sa cosa è successo? Il governo Ben Ali aveva un sistema di sicurezza, corrotto, che dipendeva tutto da lui, con la sua partenza si è disgregato, hanno smantellato l’antico reparto di sicurezza della polizia, nelle forze armate in genere, ma adesso si sta ristrutturando in modo moderno: si stanno organizzando: reparti, diritti dei lavoratori, migliori salari.

Migliori salari in questo momento? Sta scherzando?
Nel futuro.

Non sappiamo per quanto tempo l’Italia potrà sopportare tutti gli sbarchi. Lampedusa è invasa, l’Italia non è un paese che può accogliere tanta gente e l’Europa non ne vuole sapere.
Se ci presenteremo bene al G8, al G20, se avremo aiuti internazionali la Tunisia ce la farà.  Non dobbiamo fermare le persone, ma convincerle che è meglio rimanere. Poi, Lampedusa era un’isola tunisina.

Che dice?
“E’ storia” ride, è molto simpatica, ma non sembra proprio che scherzi, anche se forse bisogna risalire alle guerre puniche.

Lei parla di elezioni, ma anche questa è una bella incognita in Tunisia, ora si parla del prossimo 16 ottobre, ma la Costituzione tunisina prevedeva solo 60 giorni di tempo dalla caduta del presidente. Poi il “reggente”, capo del parlamento come richiesto dalla Costituzione, ha deciso che si doveva prolungare il tempo da 60 giorni a sei mesi, per le riforme necessarie a indire nuove elezioni, adesso un altro rinvio. Dice che sarà l’ultimo?
Le elezioni di ottobre ci saranno

Cosa si aspetta dall’Europa?
Aiuti, supporto logistico per arrivare ad un nuovo governo e poi aiuti, accordi commerciali favorevoli, ma solo se il nostro paese rispetterà i diritti umani e soprattutto quelli delle donne.

Teme una deriva fondamentalista a conclusione delle rivolte tunisine?
No, assolutamente. E’ impossibile. L’opposizione al passato governo è organizzata. Ci sono 187 partiti in Tunisia in questo momento, non siamo in un vuoto di potere. L’Islamist party ha solo il 25% di consensi e gli altri partiti si fonderanno in un partito più grande di laici, da gli ex del partito comunista a quelli della coalizione democratica.
 

Impossibile farle ammettere, che ha un dubbio sul luminoso futuro della Tunisia o quanto meno che teme per le sue donne.