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IL CASO

Il Fertility Day nella rete dei censori anti life

Un polverone all'italiana si abbatte sul ministro della Salute Lorenzin, che ha promosso il Fertility Day. Obiettivo: informare su cause e cure della sterilità e ricordare che la denatalità è un problema economico. Ma curare l'infertilità significa incrinare il mito della fecondazione artificiale. Una svolta per un governo che ci ha abituato a politiche anti nataliste. Tutti urlano al Ventennio, compreso Renzi, che dice di non essere stato info informato della campagna. Eppure l'ha firmata lui. 

 

-IL MINISTRO CEDE: IMMAGINI RITIRATE 

-IL PIANO: RIDARE AI GENITORI UN PRESTIGIO SOCIALE di Tommaso Scandrglio

Famiglia 02_09_2016
Una delle cartoline sotto accusa del Fertility Day

Che l’Italia, come del resto l'Europa, sia in debito cronico di nuovi nati per pareggiare e superare il conto dei decessi è cosa nota. Se Stati come la Danimarca hanno fatto campagne promozionali per invitare i concittadini “a fare l’amore” significa che il tema demografico e della denatalità inizia a diventare materia non solo per sociologi bigotti, ma anche dei governi. In Italia però non c’è ancora la maturità per poterne parlare serenamente e soprattutto fattivamente. Lo dimostra il corto circuito mediatico sul Fertility Day che si svolgerà il 22 settembre in molti comuni italiani. L’iniziativa, voluta dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin è stata fatta in accordo con l’Anci, l’unione dei comuni italiani ed è volta a dare una corretta informazione tanto sulle tecniche di cura dell’infertilità, maschile e femminile, quanto sulla necessità di ascoltare l’orologio biologico della donna, che non aspetta.

Apriti cielo. Il primo a tuonare contro l’iniziativa della Lorenzin è stato lo scrittore Roberto Saviano, il quale, dopo essere diventato autore di successo con il filone dell’antimafia è adesso impegnato nella sfida di moralizzare il Paese. Va da sé che Saviano, il quale incarna perfettamente il cliché del miglior intellò di sinistra, sia diventato il primo consigliere mediatico della grande stampa. Capace di dettare le agende e i tempi al governo di Matteo Renzi.

I fatti sono molto semplici. Il Ministero mercoledì ha diffuso un comunicato stampa in cui illustrava le caratteristiche del primo Fertility Day. Due sono gli obiettivi: affrontare il tema dell’infertilità dal punto di vista della salute e dunque dei soldi dei cittadini, visto che il curarla grava sulle nostre tasche e, non meno importante, far riflettere sul tema della denatalità, argomento tabù che più tabù non si può e che questo governo, grazie alla Lorenzin, ha per la prima volta sdoganato.

Per pubblicizzare gli eventi che si terranno sparsi qua e là nei comuni con esperti di tutti i tipi, si va dalla fecondazione assistita ai metodi naturali, la Lorenzin ha licenziato una campagna comunicativa che potesse fare presa. Ovviamente i bigotti del benpensare si sono concentrati sulle immagini. In una c’è una donna che, tenendo in mano una clessidra e toccandosi il ventre dice: “La bellezza non ha età. La fertilità sì”; in un altro c’è un rubinetto che sgocciola e la scritta: “la fertilità è un bene comune” alludendo al tema dell’acqua come bene comune. E ancora: “Datti una mossa, non aspettare la cicogna”, “Genitori giovani, il modo migliore per essere creativi” e così via. Il messaggio veicolato sottotraccia? Fate figli da giovani e ricordatevi che la fecondazione assistita è soltanto un ultimo passaggio, non per tutti e non sicuro. Insomma: prima di ricorrervi sappiate che la scienza medica ha fatto passi da gigante nello studio e nella cura dei problemi derivanti da infertilità.

Il giorno dopo la polemica era già sul braciere. Il Giornale ha titolato con un “Renzi vuole più figli per la Patria”. Gli altri sono andati a ruota. Ma a tenere banco, come fosse un aruspice è lo scrittore di Gomorra: “Il #fertilityday è un insulto a tutti - scrive - a chi non riesce a procreare e a chi vorrebbe ma non ha lavoro. E il 22 mi rovinerà il compleanno”. Da Saviano in giù la rete si è scatenata accusando il ministro di voler tornare ai tempi del Ventennio, di non avere pietà di chi non riesce ad avere figli e via andare.

Non poteva mancare il premier Renzi, che sensibile com’è agli umori della rete, non ha avuto altro di meglio da dire, nel corso di un’intervista su Rtl che “non sapevo niente della campagna del Ministero, non l'avevo vista, avevo problemi più importanti da seguire. Certo non conosco nemmeno un amico che fa un figlio perché ha visto un cartellone, se vuoi creare una società che scommette sul futuro devi creare le condizioni strutturali, gli asili nido, i servizi, creare lavoro. Nei paesi dove si fanno figli non credo che sia per effetto di una campagna”.

Ma le cose stanno così? Ovviamente no. Anzitutto perché quello che dice Renzi è falso. Attribuire l'insufficiente natalità a problemi economici è una leggenda nera. Tutti i paesi europei sono abbondantemente al di sotto del tasso di sostituzione che è di 2.1 figli a coppia. Compresa la Germania, paese notoriamente più ricco del nostro dove il tasso è addirittura più basso di quello italiano. Ma a qualcuno giova far credere alla favola del mancato figlio per precarietà. Quel che non si vuole vedere è che non si fanno figli perché non c’è più fiducia nella vita e nella relazione stabile di amore reciproco. E’ questo il cuore del problema, che però il ministro non ha potuto evidenziare.

La campagna infatti nasce come conseguenza di un documento di 137 pagine chiamato Piano nazionale per la fertilità elaborato dal Ministero dopo un anno di lavoro attorno a un tavolo che ha visto confrontarsi esponenti di mondi eterogenei: ginecologi, andrologi, psicologi e ancora difensori della procreazione medicalmente assistita e sostenitori dei metodi naturali e di una visione ancora cristiana della maternità e della paternità.

Il lavoro è stato duro e pieno di scontri, ma alla fine ne è uscito un documento che, al di là di alcuni passaggi discutibili, come appunto la difesa giustificata del preservativo o il ricorso alla Fivet, però come extrema ratio, si stabilisce un concetto: la fertilità è un bene da promuovere. Così come si sancisce che per la prima volta un governo prende atto del problema demografico come urgente.

Il documento parte proprio da lì facendo vedere con un grafico di Eurostat come nessun paese europeo, neanche la Svezia abbia tassi di natalità accettabili a garantire un ricambio. Eppure in quei paesi il tenore di vita non è certo misero. 

A fronte di questa inversione di rotta rispetto al trend ideologico che ha prediletto sempre per le politiche di informazione sessuale la diffusione del preservativo, degli anticoncezionali e dell’aborto, il documento ribadisce due criteri fondamentali: la maternità ha un prestigio che va difeso e che i figli vadano fatti da giovani. Concetto che, quando venne presentato, lodò anche Repubblica. Ma si vede che non avevano ancora sentito Saviano.

Successivamente a questo tavolo il Ministero ha pensato a come veicolare il libretto di 137 pagine ovviamente per addetti ai lavori. E ha trovato diverse iniziative, una di queste è l’istituzione del Fertility Day. La Lorenzin così il 26 luglio ha portato in Consiglio dei Ministri la cosa e il presidente del Consiglio dei Ministri, altrimenti detto Renzi, ha firmato un decreto con il quale ha istituito ogni 22 settembre che Iddio manda in terra la Giornata della fertilità. Giornata tra l’altro suggerita dall’articolo 2 della Legge 40, articolo questo ancora non cassato dalla Corte Costituzionale.

Evidentemente neanche Renzi aveva ancora sentito Saviano. Non si spiega come mai, senza temere di essere sbugiardato, abbia detto a Rtl non solo che non ha visto la campagna, e questo può starci, ma che non è nemmeno informato della campagna stessa. Cosa falsa, dato che l’ha firmata non più tardi di un mese fa. Ma ovviamente nel suo entourage questo nessuno glielo farà notare. Anche perché adesso graverà tutto sulle spalle della Lorenzin il compito di difendere la Giornata perché non sia un flop e non si arrivi a boicottarla. Conoscendo gli orientamenti della maggior parte dei comuni italiani non è escluso.

Ora il rischio potrebbe essere quello di vanificare il tutto concentrandosi solo sulla fecondazione medicalmente assistita, che è pratica di grandi business e molti interessi e non risolve il problema dell'infertilità che quando non irreversibile è derivante da patologie o da comportamenti di vita erronei che la Fivet non può guarire. Ma è pratica che deve essere spinta a più non posso. Non sia mai che curando la sterilità non si incrini il business...

Insomma: un polverone abilmente orchestrato dai giornali su cui anche Renzi sembra voler soffiare. Il che la dice lunga sull’iniziativa della Lorenzin, in aperta controtendenza con gli standard a cui questo governo ci ha abituato: tra matrimoni gay, adozioni tramite fivet e altre tematiche anti vita e anti famiglia, qualcuno si era quasi illuso che il Governo avesse volto affrontare un problema serio, non solo sanitario, ma culturale e sociale destinato ad incidere nell’economia reale del Paese e nel suo futuro. Un problema che va preso di petto in prospettiva senza avere la smania di vedere oggi risultati che si vedranno tra 30 anni: quello della denatalità. Ma a raffreddare gli animi ci ha pensato lo stesso Renzi quando ha detto che in questi giorni ha avuto ben altri problemi più gravi cui pensare. Chissà se si riferiva al terremoto o all’incontro con il guru di Facebook Marc Zuckerberg?