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Il Duomo di San Gennaro dove il sangue si scioglie

Il Duomo di Napoli fu voluto da Carlo II d’Angiò che lo fece erigere nel 1249 sul luogo dove preesistevano edifici risalenti al IV secolo. Quando fu eretto, venne intitolato a Santa Maria Assunta. La devozione del popolo napoletano nei confronti del suo santo patrono ha fatto si che divenisse il Duomo di San Gennaro.

Cultura 17_09_2016
Il Duomo di Napoli

In tre occasioni durante l’anno i fedeli possono assistere al fenomeno della liquefazione del sangue di San Gennaro, vescovo e martire cristiano, venerato anche dalla chiesa ortodossa, dopo il primo episodio miracoloso attestato ufficialmente nel 1389, ma probabilmente verificatosi in tempi più remoti. L’appuntamento più prossimo è il 19 settembre: gli altri due ricorrono il sabato che precede la prima domenica di maggio e il 16 dicembre. 

Le ampolle che custodiscono la preziosa reliquia sono conservate dentro una teca riposta nella Cappella del Tesoro del Santo, uno dei monumentali ambienti di cui è costituita la Cattedrale partenopea. Il Duomo di Napoli fu voluto da Carlo II d’Angiò che lo fece erigere nel 1249 sul luogo dove preesistevano edifici risalenti al IV secolo, alcuni dei quali, in questo frangente, vennero definitivamente distrutti mentre altri furono inglobati nel nuovo tempio affidato, in principio, ad architetti e maestranze francesi.  

La basilica di Santa Restituita, per esempio, la più antica cattedrale della città, è oggi una delle cappelle della navata laterale sinistra, la terza per l’esattezza. Dedicata in origine al Salvatore e attribuita all’imperatore Costantino, è suddivisa in tre navate trasformate dal gusto barocco che risparmiò l’affresco duecentesco della calotta absidale, raffigurante Cristo in trono.  Da qui si accede ad un piccolo ambiente, altrettanto antico e costantiniano, il battistero di San Giovanni al Fonte, una sala quadrata coperta da cupola sorretta da tamburo, decorati con mosaici del V secolo. Del prezioso apparato musivo rimangono alcuni frammenti, tra cui il cielo blu punteggiato di stelle oro nella calotta e alcune scene quali la Traditio legis, la Samaritana al pozzo, le Nozze di Cana e la pesca miracolosa. 

L’interno del Duomo è una croce latina divisa in tre navate da pilastri in cui sono inglobati fusti di antiche colonne. Il soffitto è secentesco. Tra i cassettoni, di legno intagliato e dorato, si inseriscono diverse tele mentre dipinti di Luca Giordano decorano i duplici registri delle pareti della navata centrale. Lateralmente si aprono, in tutto, dieci cappelle disseminate di opere che documentano l’evoluzione della scultura e della pittura napoletana dal XIII al XIX secolo. 

Quella del Tesoro di San Gennaro, cosiddetta Reale, è un capolavoro barocco, fortemente voluto e interamente finanziato dai cittadini napoletani che così si votarono al loro Santo Patrono affinché facesse cessare guerre, eruzioni e pestilenze. Francesco Grimaldi fu incaricato della costruzione nei primissimi anni del XVII secolo. L’architetto realizzò un ambiente a croce greca, il cui ingresso è sottolineato da una cancellata monumentale in bronzo dorato. L’altare maggiore, in porfido, è di Francesco Solimena ed incornicia un paliotto d’argento su cui è rappresentato l’episodio della Traslazione delle reliquie del santo da Monte Vergine a Napoli. 

La decorazione a fresco fu intrapresa dal pittore emiliano Domenichino e compiuta dal collega conterraneo Lanfranco tra il 1631 e il 1643. I maestri furono, rispettivamente, artefici delle Storie di San Gennaro nei pennacchi e del prospettico Paradiso nella calotta della cupola. La facciata, neogotica e a salienti, fu più volte rifatta ed infine inaugurata nel 1905. A quella originaria, trecentesca, risalgono i leoni stilofori e la Madonna in marmo della lunetta centrale del senese Tino di Camaino, e i portali in stile gotico internazionale di Antonio Biboccio da Piperno.

Quando fu eretta, la Cattedrale venne intitolata a Santa Maria Assunta. La profondissima devozione del popolo napoletano nei confronti del suo santo patrono e protettore ha fatto si che divenisse, per tutti, il Duomo di San Gennaro.