Il dramma dei cristiani siriani
Famiglie separate, disunite e crollo delle vocazioni sono causa ed effetto al tempo stesso della sempre più difficile situazione dei cristiani in Siria
Un tempo comunità numerose e vive, i cristiani in Medio Oriente sono diventati minoranze insicure, decimate da un esodo che continua con maggiore o minore intensità in Siria, Iraq, Libano, Turchia. L’arcivescovo maronita di Damasco Samir Nassar ha fatto pervenire all’agenzia di stampa AsiaNews un documento sulla situazione in Siria, il suo paese. La forza della Chiesa, scrive, un tempo derivava dall’esistenza di nuclei famigliari uniti e affiatati e dall’abbondanza delle vocazioni. Ma non è più così. “Oggi – scrive – è raro trovare una famiglia intera. Dodici anni di guerra hanno ‘delocalizzato’ la famiglia, spesso il padre è esiliato o emigrato. La madre è malata o depressa, i figli sono all’estero, ognuno in un Paese diverso. Anche i nonni, un tempo onorati in casa, ora sono isolati e muoiono in silenzio”. Inoltre “la massiccia fuga dal servizio militare obbligatorio si riflette nella mancanza di giovani uomini; una situazione che fa crollare i matrimoni e le nascite. Quindi, un indebolimento demografico, case vuote e Chiese assetate di fedeli. La famiglia, forte pilastro della fede è un bene che vacilla”. Altro pilastro che vacilla sono le vocazioni, in forte calo: dalle 120 del 2019 a 37 nel 2023. Ancora maggiore è la diminuzione dei noviziati.
In passato, spiega l’arcivescovo, “l’abbondanza di vocazioni era un fattore legato alla famiglia”. Il suo indebolimento si traduce anche in una crisi delle vocazioni. Famiglie disunite e seminari vuoti, conclude con amarezza monsignor Nassar, sono la conseguenza più marcata “del massiccio esodo dei cristiani dall’Oriente”, con gli ultimi quattro anni che “sono stati i più duri”. “Per la prima volta ci sentiamo davvero più vicini al fondo dell’abisso”.