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spionaggio politico

Il dossieraggio è la spada di Damocle di questa legislatura

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Le sinistre agitano spesso lo spettro del ritorno alla dittatura fascista, ma in realtà sembra che per la vita politica del Paese e per gli equilibri democratici sia molto più minaccioso il dossieraggio. L'indagine di Perugia è destinata a sconvolgere la politica. 

Politica 07_03_2024

All’epoca di Tangentopoli il tintinnio di manette equivaleva ad una minaccia incombente sulla classe politica dell’epoca, che poi è stata decapitata dalle inchieste giudiziarie. La Prima Repubblica è stata uccisa dai veleni delle procure, in particolare quella milanese ma anche negli ultimi trent’anni, soprattutto in alcuni momenti delicati della vita del Paese, ad esempio le vigilie di appuntamenti elettorali, si è spesso scatenata la macchina del fango che ha preteso di orientare il corso degli eventi.

Le sinistre agitano spesso lo spettro del ritorno alla dittatura fascista, ma in realtà sembra che per la vita politica del Paese e per gli equilibri democratici sia molto più minaccioso il dossieraggio, che mette a nudo le debolezze di vip e personaggi in vista e li rende vulnerabili e ricattabili. In questo caso ha ragione Matteo Renzi quando ricorda che spiare le persone «è illegale, da dittatura sudamericana».

Ad incidere su tutto questo anche una concezione arbitraria della libertà di stampa, che si sta appalesando in relazione all'inchiesta condotta dalla Procura di Perugia sul presunto spionaggio ai danni di politici e personaggi famosi, attribuito al finanziere Pasquale Striano.

La recente segnalazione fatta dal ministro Guido Crosetto ha evidenziato una serie di intrusioni non autorizzate in dati e dossier confidenziali, presumibilmente impiegati come strumento di lotta politica. L'indagine ha coinvolto anche il magistrato antimafia Antonio Laudati, noto per aver indagato sul caso delle ragazze offerte da Tarantini a Silvio Berlusconi.

Tra i soggetti indagati figurano anche alcuni giornalisti del quotidiano "Domani", ai quali Striano avrebbe inviato una vasta quantità di documenti riservati riguardanti politici, personalità dello spettacolo e dello sport. Questa non può essere considerata libertà di stampa, ma complicità di certa stampa nel compimento di reati. In questo caso il diritto del giornalista di vedere protette le proprie fonti non c’entra perché lo spionaggio non è un diritto del giornalista soprattutto quando viola la privacy di personaggi che non stanno commettendo reati e stanno compiendo azioni prive di rilevanza pubblica.

La Procura di Perugia intanto va avanti e cerca gli altri destinatari ancora non individuati delle informazioni ottenute dal finanziere, indagato per accesso abusivo a sistema informatico. Il caso è finito sul banco delle commissioni parlamentari di inchiesta e del Consiglio superiore della magistratura. Gli stessi procuratori di Perugia Raffaele Cantone e dell'Antimafia Giovanni Melillo hanno chiesto di essere sentiti dal Comitato di presidenza del Csm, dal presidente della Commissione antimafia e da quello del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica e ieri è stato il turno di Melillo, che ha lasciato intendere che ben difficilmente Striano ha operato da solo e che dunque potrebbe esserci una regia in quanto sta accadendo in queste ore.

Nel corso della sua audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, Melillo ha denunciato «punte di scomposta polemica che sembrano mirare non ad analizzare la realtà e contribuire alla sua comprensione e all’avanzamento degli equilibri del sistema, ma ad incrinare l’immagine dell’ufficio e a delegittimare l’idea di istituzioni neutrali come la Procura nazionale antimafia e magari anche la Banca d’Italia». Il procuratore ha poi aggiunto: «Le condotte attribuite al sottotenente Striano, al di là degli eventuali accertamenti investigativi, mi paiono difficilmente compatibili con logiche di deviazione individuale: è una valutazione mia, ma in passato ho avuto esperienza diretta di dossieraggi abusivi. Non mi pare insomma l’iniziativa di un singolo ufficiale, ipoteticamente infedele: in ogni caso, elemento centrale dell’inchiesta del collega Cantone sarà proprio la definizione della figura e del sistema di relazioni di Striano».

Secondo Melillo «la gravità dei fatti in corso è estrema. Bisogna sottolineare la complessità della corretta e rigorosa gestione delle banche dati dove confluiscono quelle e altre non meno delicate informazioni al fine della repressione dei reati».

Ad oggi l’accusa più grave è quella di accesso abusivo a sistema informatico compiuto dal finanziere Striano, in concorso con gli altri indagati, che gli avrebbero richiesto informazioni. Il dibattito di queste ore si estende tuttavia ai mezzi da adottare per evitare simili incidenti in futuro, con l'obiettivo di rafforzare e garantire la sicurezza delle procedure di raccolta e gestione dei dati personali e sensibili.

Le indagini continuano per determinare la natura precisa e l'entità delle violazioni, mentre sia la sfera politica che la società civile riflettono sulla fragilità delle istituzioni democratiche di fronte a tali abusi e sull'importanza di un'azione collettiva per preservare i principi fondamentali di trasparenza e equità. Appare evidente che, esattamente come trent’anni fa, all’epoca di Mani Pulite, manca un equilibrio tra i poteri e ognuno fa quello che non dovrebbe fare, debordando dai suoi confini.

Come uscire da questa nuova stagione di veleni dagli esiti imprevedibili? Le forze politiche potrebbero una volta tanto dare il buon esempio e, visto che sono tutte sotto attacco, dovrebbero anzitutto impegnarsi a non strumentalizzare politicamente le continue rivelazioni di queste ore e a sostenere e incoraggiare il lavoro di chi sta indagando per scoprire davvero i moventi di questo pericoloso dossieraggio.