Il doppiopesismo della sinistra si scaglia contro la parrocchia
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Il parroco costretto dai vigili a interrompere il concerto in parrocchia dopo appena 8 minuti dall'orario consentito. E il Comune di Torino che non interviene per gli antagonisti nello stesso quartiere. Una lezione di civiltà e una figuraccia.

8 minuti. Appena 8 minuti per dare una lezione di civiltà e per fare una figuraccia nazionale. La lezione di civiltà l’ha data il parroco di Santa Giulia don Paolo Pietrolungo, mentre la figuraccia è quella dei vigili del Comune di Torino che hanno intimato al parroco lo stop di un concerto in oratorio che si stava protraendo eccessivamente. Di appena 8 minuti.
L’episodio è avvenuto nel quartiere Vanchiglia e pur nella sua piccolezza, può dirci tante cose. Anzitutto, che il doppiopesismo della sinistra si vede anche da queste cose.
L’oratorio aveva organizzato una festa con alcune band locali. Il permesso concesso dal Comune per le esibizioni dei giovani musicisti era fino alle ore 23.30. E tutto era filato liscio fino a quell’ora. Ma arrivati alle 23.38 ecco che la pattuglia di servizio si è fatta minacciosa alle porte della parrocchia: bisogna chiudere, avete sforato l’orario.
Il parroco a quel punto è dovuto salire sul palco e prendendo il microfono, evidentemente mortificato, ha annunciato la fine del concerto, anzi del contest dato che si trattava di una competizione musicale con diverse band che si erano esibite prima. E gli artisti sul palco in quel momento sono rimasti interdetti e imbarazzati come tutti gli spettatori, del resto, non tanto dalla decisione del parroco, quanto dalla ferrea pretesa dei vigili che non hanno voluto sentire ragioni.
«Mancava appena una canzone alla fine del concerto. Altri 5 minuti e avremmo terminato». Comunque, in tempo per la mezzanotte, orario che di solito, da Cenerentola in poi segna lo scattare di qualunque coprifuoco festaiolo in luogo pubblico.
Il parroco ha accettato di non scontrarsi col braccio violento della legge e ha obbedito: tutti a casa. Ma qualche sassolino dalla scarpa se l’è tolto: «Proprio in questa via qui è pieno di spacciatori, soprattutto nel weekend. Venerdì e sabato è abbastanza fuori controllo per tutto il contesto che conosciamo e che riguarda la malamovida». E non distante dalla parrocchia si trova anche il centro sociale Askatasuna, che sovente fa andare su tutte le furie i residenti per il baccano e l’inosservanza delle più basilari regole di vicinato.
Ecco il punto. I vigili in questi anni non si sono mai presentati con la stessa solerzia, che stavolta è diventata protervia, né al centro sociale, né sulla via per far cessare gli schiamazzi che, raccontano sono all’ordine del giorno.
Ma se a “disturbare la quiete” è una parrocchia allora, ecco che scatta il pugno di ferro.
Un classico caso di doppiopesismo, tipico della Sinistra che si mostra forte con i deboli e debole con i forti. Il parroco, infatti, accettando di staccare i microfoni ai ragazzi, ha dato, socraticamente, una prova di che cosa significhi rispettare le leggi, anche quelle che non ci piacciono e che, a patto che non siano contrarie alla morale, vanno rispettate senza pretendere quel grado di tolleranza che di solito viene concesso a tutti.
Ma dall’altra parte ci mostra che quando un Comune manca di coraggio, se la prende proprio con i più deboli. Del resto, ce li vedete i vigili con la paletta a intimare ad un centro sociale di rispettare le regole? Scatterebbe la guerriglia urbana. E così ha preferito mostrarsi duro con chi sapevano che si sarebbe adeguato, senza neanche concedere la comprensione del contesto. Il parroco però, in un quartiere dove si è capito la legge non viene fatta rispettare, ha dato prova di onestà e di rispetto delle regole e così ha anche dato testimonianza. Il buon vivere civile è un valore, a modo suo, che apre a valori ancor più grandi, come la carità. E questo episodio è un esempio di carità.