Il documento finale tra disinteresse e nodo del diaconato
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Chiuso ieri il Sinodo sulla sinodalità, con un documento finale che per la prima volta viene ritenuto magistero. Sul diaconato femminile il paragrafo più discusso, con 97 voti contrari a ogni apertura. Le critiche dell’area liberal e la perdita di interesse generale.
C'è un retroscena noto relativo ai Sinodi dedicati alla famiglia che portarono alla pubblicazione di Amoris laetitia. Lo rivelò monsignor Bruno Forte, provocando probabilmente un brusco stop ad una carriera che fino a quel momento sembrava trionfale, quando spiegò che sulla comunione ai divorziati risposati il Papa gli aveva chiesto di far «in modo che ci siano le premesse, poi le conclusioni le trarrò io».
Per il Sinodo sulla sinodalità, invece, Francesco ha scelto di cambiare metodo e trasformare in conclusioni le premesse votate dai partecipanti, rinunciando a fare un'esortazione apostolica post-sinodale. Il risultato è che il documento finale, votato pure da laici scelti per criteri non rappresentativi, viene presentato come magistero. Una novità che mette in evidenza la distanza con l'istituzione originaria del Sinodo, voluto da Paolo VI per far sì che vescovi scelti nelle varie parti del mondo potessero dare un contributo al Papa nel governo della Chiesa in rappresentanza di tutto l'episcopato cattolico.
Ma se è vero che, come diceva il cardinale Francesco Marchetti Selvaggiani, «a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina», non è da escludere che questa volta dietro alla mossa di Francesco non ci sia la furbizia che lui stesso si è riconosciuto. L'impressione, infatti, è che il Papa abbia perso interesse nei confronti di questo Sinodo sulla sinodalità aperto ormai tre anni fa. Oggi più che mai, nei pensieri di Francesco c'è la pace, e i dibattiti sinodali articolati in complicate strutture burocratesi possono pure passare in secondo piano. In effetti, un dato significativo di questa seconda sessione è stato il basso profilo nell'opinione pubblica: pochissime polemiche, scarsa copertura mediatica.
Certo, si è parlato di diaconato femminile e il cardinale e prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, Víctor Manuel Fernández, si è ritrovato "processato" da un gruppetto di rumorosi partecipanti al Sinodo, non contenti di sapere dalla sua bocca che «il Papa non ritiene maturi i tempi». Nell'ennesima riproposizione della massima di Pietro Nenni secondo cui «a fare a gara con i puri, trovi sempre uno più puro che ti epura», alla fine il custode dell'ortodossia cattolica è stato costretto a precisare che «affermare che “non è matura” una decisione sul diaconato non significa da parte di Francesco voler chiudere la questione, ma piuttosto continuare a studiare». Una posizione che finisce nel documento finale all'interno del paragrafo più discusso e meno votato: il n. 60. Vi si parla di assenza di «ragioni che impediscano alle donne di assumere ruoli di guida nella Chiesa» e si afferma che la questione «dell’accesso delle donne al ministero diaconale resta aperta». Sono stati 97 i partecipanti con diritto di voto a respingere questo paragrafo.
Un altro punto problematico si trova nel paragrafo 27, laddove si afferma che «esiste uno stretto legame tra synaxis e synodos, tra l’assemblea eucaristica e quella sinodale. Pur in forma diversa, in entrambe si realizza la promessa di Gesù di essere presente dove due o tre sono riuniti nel Suo nome. Le assemblee sinodali sono eventi che celebrano l’unione di Cristo con la Sua Chiesa» fino a spingersi a chiedere un gruppo di studio ad hoc per capire «come rendere le celebrazioni liturgiche più espressive della sinodalità». Se il Sinodo è questo, non sfuggono i rischi di questa strada: non a caso, 43 partecipanti hanno votato contro. Il documento finale, in ogni caso, sembra aver incassato più critiche nell'area liberal che lo ha giudicato troppo cauto, mentre sul fronte opposto pare essere stato, fin qui, tutto sommato ignorato. D'altra parte, l'assemblea nasceva già "azzoppata" dal trasferimento degli argomenti più caldi ai dieci gruppi di lavoro che finiranno il loro compito nel giugno dell'anno prossimo.