Il divorzio breve va di corsa
E' iniziata la discussione in Commissione al Senato su quattro proposte di legge sul divorzio breve (3 del PD e una di FI). Proposte molto simili, per cui l'iter si prefigura molto veloce. Un altro colpo mortale alla famiglia.
Scriveva l'allora segretario del PD Pier Luigi Bersani in un messaggio ai promotori del Gay Pride 2012: «Inaccettabile che in Italia non si sia ancora introdotta una legge che faccia uscire dal far west le convivenze stabili tra omosessuali, conferendo loro dignità sociale e presidio giuridico». Poi affermava che è intollerabile che questo Parlamento non sia riuscito a varare una legge contro l'omofobia e la transfobia. Per concludere: «Sarà anche su questi temi, tra cui mi permetto di aggiungere il divorzio breve, l'introduzione del diritto di cittadinanza per i figli degli immigrati nati in Italia e il testamento biologico, che nei mesi che verranno di qui alle prossime elezioni politiche, si giocherà la nostra capacità di parlare al Paese».
Il Partito Democratico, da allora, ha perseverato su quella linea. In questo contesto, si deve leggere anche la vicenda relativa al cosiddetto “divorzio breve”, che vuole modificare le norme introdotte nell’ordinamento giuridico italiano con la legge 898 del 1970, che prevedono la possibilità di ottenere lo scioglimento del matrimonio decorsi tre anni dalla separazione dei coniugi.
Sono 4 le proposte di legge in questi giorni in discussione alla Commissione Giustizia del Senato. La prima, di Roberta Pinotti (PD), prevede la riduzione da 3 a 1 anno del periodo di separazione e specifica che la separazione decorre dal momento in cui il giudice autorizza i coniugi a vivere separati. La seconda, del socialista Enrico Buemi, in caso di consenso dei coniugi a interrompere il matrimonio, prevede che si salti la fase della separazione e si agisca per ottenere lo scioglimento – in questo caso, s’introdurrebbe un nuovo istituto, il divorzio consensuale, in un ordinamento che prevede solo la separazione consensuale - con due clausole specifiche. La prima riguarda la disparità economica tra i coniugi: in questo caso, sarebbe “compito del giudice verificare che nell’accordo raggiunto dalle parti non siano lesi diritti fondamentali, come quello a una vita decorosa, nel caso in cui uno dei due coniugi sia economicamente più debole dell’altro”; la seconda, la presenza di prole minore, nel qual caso si chiede non vengano lesi i loro diritti.
Ancora del PD è la terza proposta, di Giuseppe Lumia. Prevede una doppia ipotesi: in caso di domanda di divorzio avanzata da uno solo dei coniugi, si potrebbe proporre la richiesta di scioglimento del matrimonio decorso un anno dalla data del passaggio in giudicato della sentenza che dichiara la separazione giudiziale fra i coniugi o dalla data di omologazione della separazione consensuale; in caso di domanda congiunta dei coniugi, il ricorso per ottenere lo scioglimento del matrimonio potrebbe essere direttamente proposto anche in assenza di una previa richiesta di separazione personale. L’ultima proposta, quella di Ciro Falanga, di Forza Italia, propone la possibilità della separazione decorso un anno dall’avvenuta comparizione dei coniugi davanti al giudice, tranne nei casi in cui sia presente prole minorenne.
E’ prevedibile, considerata la sostanziale convergenza di queste proposte, che la discussione sarà celere e porterà ai desiderata che si intendono conseguire. Innanzitutto, eliminare il tempo congruo fissato per la separazione, previsto dalle attuali norme e quindi svuotare di significato il matrimonio, anche dal punto di vista formale, trasformandolo da istituto di diritto pubblico a relazione tra privati, come un qualsiasi tipo di contratto. A questo si aggiunge, in alcune proposte, l’eliminazione dell’istituto della conciliazione – che spesso anche oggi non viene svolta o, se svolta, viene vissuta in senso formalistico – dando un colpo mortale alla preservazione della famiglia, come bene primario di rilevanza costituzionale.
Nei tempi che attraversiamo, potrebbe sembrare che questa discussione lasci un po’ il tempo che trova. Sono altri e più consistenti i colpi di scure che vengono dati – in nome della libertà! – ai principi sui quali per secoli si è formata la società. In realtà, l’ideologia che vuole divenire egemone usa la banalizzazione dell’istituto matrimoniale per scardinarli, quei principi e per introdurre piano piano, ma con strategia certa – in nome della “civile” legislazione degli altri paesi europei - vulnus irrimediabili.