Il dibattito sul transumanesimo passa anche per un microchip
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Si chiama Willow l'ultima invenzione di Google: promette straordinarie possibilità di calcolo e applicazioni e al contempo invita a riflettere sulle implicazioni etiche del progresso tecnologico. Che non va rifiutato, ma indirizzato all'uomo piuttosto che volerlo trasformare.
Lo scorso 9 dicembre, Google ha annunciato l'invenzione di un nuovo microchip, Willow. Si tratta di un chip quantistico, in grado di fare calcoli molto difficili usando le regole della fisica quantistica, diverse da quelle della fisica classica, per ottenere risultati che i chip tradizionali non possono raggiungere. Il chip Willow ("salice", in inglese, a denotarne l'estrema versatilità e adattabilità) può risolvere problemi complessi in meno di cinque minuti, un compito che richiederebbe a un supercomputer tradizionale circa 10 septilioni di anni per essere completato (una durata enormemente superiore all'età attuale dell'intero universo).
Insomma, Willow è una pietra miliare della storia della tecnologia. Sebbene attualmente questo chip sia considerato un dispositivo sperimentale, Google prevede che esso possa avere applicazioni pratiche in vari settori, dalla scoperta di farmaci all'ottimizzazione delle batterie per veicoli elettrici.
Questo annuncio dovrebbe riaccendere un serio dibattito sul transumanesimo e sulle sue implicazioni etiche a lungo termine, dal momento che Google è impegnato in prima linea sull’innovazione tecnologica proprio perché vanta, tra i propri dirigenti, diversi transumanisti, tra cui il più importante esponente di questa filosofia, ossia Raymond Kurzweil, il quale è anche il supervisore dei progetti ingegneristici di Google. Nel 2005, Kurzweil aveva pubblicato un libro letteralmente profetico, La singolarità è vicina (in italiano pubblicato dai tipi di Apogeo edizioni), in cui delineava una serie di previsioni tecnologiche che, sorprendentemente, si stanno concretizzando.
Kurzweil definisce la singolarità come quel punto di svolta tecnologica in cui l’intelligenza artificiale supererà l’intelligenza umana, creando una nuova realtà in cui le macchine saranno in grado di migliorarsi autonomamente, senza bisogno dell'intervento umano. Secondo questa visione, l’umanità verrà progressivamente integrata con la tecnologia fino a trascendere addirittura i limiti biologici. L’obiettivo dichiarato è da fantascienza: l'immortalità, che potrebbe essere raggiunta in due modi principali. Il primo consiste nel caricare la coscienza umana su supporti digitali, eliminando così le fragilità della condizione fisica. Il secondo prevede di lavorare direttamente sull'organismo umano, usando tecnologie bioingegneristiche per rigenerare cellule e organi.
Il progresso tecnologico in sé è certamente un dono, una manifestazione dell’ingegno umano che riflette l’immagine del Creatore. Non si può negare che le innovazioni abbiano migliorato la qualità della vita: dalla medicina alla comunicazione, dall’energia ai trasporti. Di fronte a queste invenzioni mozzafiato, tuttavia, bisogna ribadire che la tecnologia è un mezzo che deve essere orientato sempre al bene comune, altrimenti perde di significato. Il transumanesimo, invece, propone un capovolgimento radicale: non si tratta più di utilizzare la tecnologia per servire l’uomo, ma di trasformare l’uomo stesso in un prodotto della tecnica (con la parvenza di servire l'uomo).
L’idea di caricare la coscienza su un computer implica una concezione riduzionistica dell’uomo, visto non più come un’unità inscindibile di anima e corpo, ma come un aggregato di dati trasferibili. Le implicazioni morali del transumanesimo sono molteplici e di non facile risoluzione. L’uomo ridotto a software è perfettamente manipolabile, privato della libertà, che è il fondamento della sua natura. Il transumanesimo, a ben vedere, non è un progetto di emancipazione, ma di schiavitù.
È l’ultima fase del processo rivoluzionario. Dopo aver distrutto la religione (protestantesimo), la politica (giacobinismo), l’economia (marxismo) e la società (sessantottismo), la rivoluzione mira alla natura dell’uomo. Il gender ha negato la differenza sessuale, il transumanesimo nega la stessa humanitas, volendo superare l’uomo per sostituirlo con altro. Questa visione nichilista vede l’uomo come un progetto indefinito, plasmabile a piacere. La corporeità, parte della nostra identità, è trattata come un ostacolo, richiamando così l’antica gnosi che condanna la materia. Ne deriva una visione disumana, dove i valori tradizionali vengono demoliti per un’ideologia totalitaria.
In effetti, un secondo aspetto davvero critico del transumanesimo è la sua intrinseca tendenza alla centralizzazione, sia economica che politica. Se l’immortalità cibernetica dipendesse da infrastrutture tecnologiche gestite da pochi colossi in combutta con le grandi istituzioni sovrastatali, il potere di queste entità diventerebbe illimitato. Chi deciderà quali miglioramenti saranno consentiti e quali no? Chi deciderà quali cittadini potranno accedere ai miglioramenti biologici e quali potranno invece essere "uploadati" su disco rigido? Queste domande mettono in luce il pericolo di un controllo totale, incompatibile con la libertà individuale e con la dottrina sociale della Chiesa. Non è un caso che i più grandi difensori del transumanesimo (in Italia, per citarne uno, abbiamo Riccardo Campa) sono anche difensori del socialismo.
Si rischia di creare una società in cui pochi “superuomini”, arricchiti dai benefici della tecnologia, dominano su una massa di individui deboli e disumanizzati. È la negazione stessa dell’ordine naturale e della giustizia. In una società realmente libera, invece, la tecnologia dovrebbe essere decentralizzata, accessibile a tutti e utilizzata per promuovere il bene comune.
Per rispondere alle sfide poste dal transumanesimo, è necessario riaffermare una corretta visione dell'uomo, ma anche una visione corretta della tecnologia, che sappia indicarne i limiti e le finalità. La Chiesa Cattolica ha sempre accolto il progresso tecno-scientifico, riconoscendo che ogni innovazione deve essere valutata alla luce della legge naturale e della morale. Il microchip Willow e le altre innovazioni incredibili che saranno presentate nei prossimi anni, se non addirittura nei prossimi mesi (pensiamo ai passi da gigante nel settore dell'Intelligenza Artificiale), da una parte ci ricordano il potenziale straordinario della tecnologia, dall’altra ci mettono in guardia di fronte al rischio di perdere ciò che ci rende veramente umani.
La risposta non è rifiutare il progresso, ma indirizzarlo verso il bene, evitando le trappole del transumanesimo e delle sue promesse illusorie. L’uomo non è un semplice insieme di dati o un ingranaggio in un sistema tecnologico. Egli è un essere dotato di anima, di libertà e di una vocazione trascendente. Difendere questa verità è il compito forse più urgente della nostra epoca. Ricordare all’uomo chi è, e per Chi è.
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