Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Leonardo da Porto Maurizio a cura di Ermes Dovico

PAPA

«Il diavolo vende fumo, Gesù non mente»

Con l'incontro con i giovani in Paraguay - una meditazione sul Diavolo - si è concluso il viaggio in America Latina di papa Francesco, che è arrivato a Roma ieri nel primo pomeriggio.
- Una settimana di incontri e discorsi, di G. Rusconi
- La conferenza stampa sull'aereo, a cura di L. Bertocchi

Ecclesia 14_07_2015
I giovani davanti al Papa

Papa con i giovani in Paraguay

Lunedì 13 luglio 2015 Papa Francesco è tornato a Roma dal Paraguay dove, nella notte italiana, aveva concluso il suo lungo viaggio apostolico – che aveva toccato anche l’Ecuador e la Bolivia – con uno dei consueti incontri con i giovani. Il Papa ha invitato i giovani a leggere il discorso che aveva preparato – una meditazione sulle «due bandiere», di Gesù e del Diavolo, di cui parla sant’Ignazio di Loyola nei suoi «Esercizi spirituali» – e ha risposto a braccio alle loro domande.

Si è concluso così con una meditazione sul Diavolo, un tema che ritorna spesso nei discorsi di Papa Francesco, un viaggio in gran parte dedicato alla dottrina sociale e alla presentazione della recente enciclica «Laudato si’». Un viaggio in cui il Pontefice – da ultimo, in Paraguay, con l’evocazione delle «reducciones» gesuite che proposero agli indigeni nel XVII e XVIII secolo micro-società modello – ha insistito che un diverso modo di vivere è possibile, distinguendo però tra cambiamento ideologico e vero cambiamento, che parte dalle cose concrete e dalla conversione del cuore. Come ha detto in Bolivia, «la fede illumina, le ideologie abbagliano». E ha distinto fra due diverse forme di dittatura delle ideologie, quella dei poteri forti della finanza che vogliono dominare l’economia e la politica e le «colonizzazioni ideologiche» – espressione che, come ha spiegato molte volte, si riferisce alla teoria del gender – che attaccano la famiglia, verso la quale – ha detto in Ecuador – gli Stati hanno un vero «debito sociale».

Il modo di resistere ai poteri forti e alle «colonizzazioni ideologiche» parte dal recupero della memoria storica di Paesi plasmati dalla fede – il Papa lo ha sottolineato dovunque si è recato – e da un vero sforzo di conversione. È stato questo il tema riproposto nel discorso preparato per i giovani del Paraguay, che parte da «una famosa meditazione chiamata delle due bandiere» del fondatore dei gesuiti, Sant’Ignazio, il quale negli «Esercizi spirituali» «descrive da un lato la bandiera del demonio e dall’altro la bandiera di Cristo». Il Papa argentino appassionato di calcio lo spiega ai giovani con una metafora adatta a loro: la bandiera del Diavolo e la bandiera di Cristo sono «un po’ come due squadre con maglie diverse, e ci domanda in quale ci piacerebbe giocare».

Sant’Ignazio «ci fa immaginare come sarebbe appartenere a una o all’altra squadra. Sarebbe come domandarci: Con chi vuoi giocare nella vita? E dice Sant’Ignazio che il demonio per reclutare giocatori promette a quelli che giocheranno con lui ricchezza, onori, gloria, potere. Saranno famosi. Tutti li adoreranno». Ma gli «Esercizi spirituali» ci presentano anche «lo stile di gioco di Gesù. Non come qualcosa di fantastico. Gesù non ci presenta una vita da stelle, da celebrità, ma al contrario ci dice che giocare con Lui è un invito all’umiltà, all’amore, al servizio verso il prossimo. Gesù non ci mente. Ci prende sul serio».

Alla fine, è questa la differenza fondamentale. Il Diavolo mente, Gesù dice la verità. «Nella Bibbia, il demonio viene chiamato il padre della menzogna. Quello che ti prometteva, o meglio ti faceva credere che facendo determinate cose saresti felice. E poi ti rendevi conto che non eri per niente felice, che eri andato dietro a qualcosa che lungi dal procurarti la felicità, ti ha fatto sentire più vuoto, più triste». «Amici – ha detto il Papa ai giovani –: il diavolo è un “venditore di fumo”. Ti promette, ti promette, ma non ti dà nulla, non mantiene mai nulla di ciò che promette. È un cattivo pagatore. Ti fa desiderare cose che non dipendono da lui, che tu le ottenga o no. Ti fa riporre la speranza in qualcosa che non ti renderà mai felice». 

Occorre saper riconoscere, alla scuola di sant’Ignazio, le insidie del Diavolo. «Questo è il suo gioco, la sua strategia. Parlare molto, promettere molto e non fare nulla. E’ un gran “venditore di fumo”» e nel suo gioco «tutto si basa sull’apparenza. Ti fa credere che il tuo valore dipende da quanto possiedi». Non così Gesù, che «non ci vende fumo, non ci promette apparentemente grandi cose. Non ci dice che la felicità si trova nella ricchezza, nel potere, nell’orgoglio. Al contrario. Ci mostra che la strada è un’altra. Questo Direttore Tecnico dice ai suoi giocatori: Beati, felici i poveri in spirito, quelli che piangono, i miti, quelli che hanno fame e sete della giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, quelli che lavorano per la pace, i perseguitati per la giustizia. E termina dicendo loro, rallegratevi per tutto questo». 

Non sembrerebbe a prima vista il miglior discorso per motivare la squadra. Ma perché Gesù sceglie queste parole? «Perché? Perché Gesù non ci mente. Ci indica una via che è vita e verità. Egli è la grande prova di questo». Gesù, a differenza del Diavolo, «non ti vende fumo. Perché sa che la felicità, quella vera, quella che riempie il cuore, non si trova nei vestiti costosi che indossiamo, nelle scarpe che ci mettiamo, nell’etichetta di una determinata marca. Egli sa che la felicità vera sta nell’essere sensibili, nell’imparare a piangere con quelli che piangono, nello stare vicini a quelli che sono tristi, nel dare una mano, un abbraccio». Chi non sa piangere, spiega il Papa, «non sa ridere e pertanto non sa vivere». Gesù invita a essere pazienti, a non giudicare le persone. «Chi si arrabbia perde, dice il proverbio. Non consegnate il cuore alla rabbia, al rancore. Felici coloro che hanno misericordia. Felici coloro che sanno mettersi nei panni dell’altro, che hanno la capacità di abbracciare, di perdonare. Tutti abbiamo qualche volta sperimentato questo. Tutti in qualche occasione ci siamo sentiti perdonati. Com’è bello!». 

Dio ci dà sempre un’altra possibilità. Sta a noi coglierla, con l’aiuto degli amici, di cui il Papa ha sottolineato l’importanza nel dialogo con i giovani. «Felici quelli che sono portatori di nuova vita, di nuove opportunità. Felici quelli che lavorano per questo, che lottano per questo. Sbagli ne facciamo tutti, errori, a migliaia. Per questo, felici quelli che sono capaci di aiutare gli altri nei loro errori, nei loro sbagli. Che sono veri amici e non abbandonano nessuno. Essi sono i puri di cuore, quelli che riescono a vedere oltre le contrarietà immediate e superano le difficoltà».

E ai giovani che hanno difficoltà a pregare, il Papa, a braccio, ha proposto una preghiera: «Signore Gesù, dammi un cuore libero che non sia schiavo di tutti gli inganni del mondo. Che non sia schiavo della comodità e dell’inganno. Che non sia schiavo della ‘bella vita’. Che non sia schiavo dei vizi. Che non sia schiavo di una falsa libertà, che è fare quello che mi piace in ogni momento». E ha pregato per loro e con loro: «Gesù, ti chiedo per i ragazzi e le ragazze che non sanno che Tu sei la loro forza, e che hanno paura di vivere, paura di essere felici, che hanno paura di sognare. Gesù, insegnaci a sognare, a sognare cose grandi, cose belle, cose che anche se possono sembrare quotidiane, sono cose che allargano il cuore. Signore Gesù, donaci la forza, donaci un cuore libero, donaci speranza, donaci amore e insegnaci a servire».

- Una settimana di incontri e discorsi, di G. Rusconi
- La conferenza stampa sull'aereo, a cura di L. Bertocchi