Il Cuore eucaristico, la pienezza dell’amore di Gesù
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Oggi, nel giovedì dell’Ottava del Sacro Cuore, ricorre la festa del Cuore eucaristico di Gesù, istituita da Benedetto XV per commemorare l’amore di Nostro Signore «nel mistero dell’Eucaristia». Un mistero che è insieme una promessa e un invito.
Pubblichiamo di seguito una riflessione inviataci da un anonimo monaco benedettino.
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Il 9 novembre 1921, Papa Benedetto XV istituiva la festa del Cuore Eucaristico di Gesù da celebrarsi il Giovedì dell'Ottava del Sacro Cuore con una Messa propria e un Ufficio. Nell'istituire la festa, Benedetto XV scrisse: «Il motivo principale di questa festa è commemorare l'amore di Nostro Signore Gesù Cristo nel mistero dell'Eucaristia. Con questo mezzo la Chiesa desidera infiammare più ferventemente i cuori dei fedeli del fuoco dell’amore divino con il quale il Nostro Signore Gesù Cristo, infiammato di infinita carità nel suo Cuore, istituì la santissima Eucarestia, custodisce e ama i suoi discepoli nel suo sacratissimo Cuore, e vive e rimane tra di loro così come loro vivono e rimangono in esso, in colui il quale in quel medesimo mistero della santissima Eucaristia, si offre a noi e si dona, vittima, compagno, cibo, viatico e pegno della gloria futura».
L'adorabile mistero dell'Eucaristia riassume, contiene e comunica a noi l'intero mistero di Cristo: la Sua incarnazione, la Sua vita, la Sua passione, la Sua morte, la Sua resurrezione, la Sua ascensione e l'effusione dello Spirito Santo. Se cercate il fianco aperto del glorioso Cristo asceso, lo troverete nell'Ostia. Se cercate il Cuore trafitto di Gesù, che batte d'amore per il Padre e di misericordia per i peccatori, lo troverete nell'Ostia. Se cercate la divina amicizia di Gesù, la troverete nell'Ostia.
Significative le parole di Nostro Signore tratte dal 13° capitolo del Vangelo di San Giovanni, l'inizio del racconto dell'Ultima Cena da parte dei discepoli amati. «Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine» (Giovanni 13,1)
Il Santissimo Sacramento è l'invenzione onnipresente dell'amore di Nostro Signore per noi. Quando San Giovanni dice «li amò sino alla fine», non intende solo dire che Nostro Signore ci ha amati sino alla morte, alla morte di croce; intende anche dire che, istituendo il Santissimo Sacramento dell'Altare, ha portato il Suo amore per noi al massimo. Intende dire che non abbiamo un segno più grande, una prova più grande, un'esperienza più grande dell'amore del Sacro Cuore di Gesù per noi che il Santissimo Sacramento dell'Altare.
Il versetto dell'Introito fa mettere sulle nostre labbra queste parole: Cantate Domino canticum novum, quia mirabilia fecit. «Cantate al Signore un cantico nuovo, perché ha fatto cose meravigliose» (Salmo 97,1)
Quali sono queste mirabilia, queste cose meravigliose? Sono tutte quelle che Nostro Signore fa per noi nel Santissimo Sacramento dell'Altare. In primo luogo, istituendo il Sacramento del Suo Corpo e del Suo Sangue, Nostro Signore ha dato alla Sua Chiesa il mezzo con cui essa, attraverso i suoi sacerdoti, perpetua il Sacrificio della Croce, in modo incruento, fino alla fine dei tempi. La Messa è il Sacrificio del Calvario, l'immolazione una volta per tutte della Vittima pura, della Vittima santa, della Vittima senza macchia, resa presente ogni volta, sugli altari di tutto il mondo, e questo «dal sorgere del sole fino al suo tramonto», come aveva predetto il profeta Malachia (1,11).
In secondo luogo, istituendo il sacramento del Suo Corpo e del Suo Sangue, Nostro Signore ci ha dato i mezzi con cui la Chiesa, il Suo Corpo mistico, si forma, si tiene insieme e cresce in unità. Ogni volta che riceviamo l'adorabile Corpo di Cristo, siamo uniti a Lui come le membra del corpo al loro capo e come le membra l'una all'altra.
In terzo luogo, istituendo il sacramento del Suo Corpo e del Suo Sangue, Nostro Signore ci dona la Sua presenza reale fino alla fine dei tempi, come si canta nell'antifona di comunione della Messa di oggi: «Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla consumazione del mondo» (Matteo 28,20). Ci sono parole più confortanti di queste? Chi di noi può perdere la speranza, cadere nella tristezza o disperare della misericordia di Dio, quando abbiamo vicino a noi, nel tabernacolo della chiesa più vicina, la presenza reale di Nostro Signore che, silenzioso, nascosto e assolutamente umile, aspetta la nostra compagnia?
Signore Gesù Cristo,
che, riversando i tesori del Tuo amore per l'umanità,
hai istituito il sacramento dell'Eucaristia,
concedici, ti preghiamo,
di custodire il Tuo Cuore amantissimo,
e di avvalerci sempre degnamente di un così grande Sacramento.
L'Epistola della Messa di oggi è la stessa che leggiamo nella solennità del Sacro Cuore. La Chiesa vuole farci capire che il Sacro Cuore di Gesù e il dono di Sé nel Santissimo Sacramento dell'Altare non possono essere separati. Chi professa di amare il Cuore di Gesù sarà attratto dall'Ostia come da una calamita. Se la gente si rendesse conto che il tabernacolo di ogni chiesa contiene il Cuore di Gesù, una fornace ardente di carità, rimedio per tutti i nostri mali, il conforto per tutti i nostri dolori, il compimento di tutte le nostre ricerche e la risposta a tutte le nostre domande, le nostre chiese sarebbero piene giorno e notte.
Dove si offre il Santo Sacrificio della Messa; dove i fedeli si accostano degnamente alla Santa Comunione, con pentimento, fede, riverenza e amore; dove l'Ostia Sacra risplende come il sole nel cuore di coloro che si inginocchiano in adorazione, ci sarà sempre un'abbondanza di vocazioni al sacerdozio, ai monasteri e alla vita religiosa.
L'antifona di comunione della Messa della festa è destinata a essere ripetuta e custodita. È, allo stesso tempo, una promessa e un invito: «Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla consumazione del mondo» (Mt 28,20).
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