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IN FRANCIA

Il copyright aggirato: Google non vuol pagare gli editori

Dopo le nuove norme europee sul copyright, da Parigi arriva un segnale considerato da molti preoccupante per gli editori e i produttori di contenuti. Google ha annunciato che non mostrerà più le anteprime degli articoli, così da evitare di pagare. Un fatto che interroga anche l’Italia, dove la nuova direttiva deve ancora essere recepita.

Attualità 29_09_2019

Le nuove norme europee sul copyright, introdotte dalla direttiva approvata in via definitiva nel marzo scorso, dovranno essere recepite entro la primavera 2021 da tutti gli ordinamenti giuridici nazionali degli Stati del Vecchio Continente, Italia compresa. Dalla Francia arriva un segnale considerato da molti preoccupante per gli editori e i produttori di contenuti.

A Parigi, Google ha annunciato che non mostrerà più le anteprime degli articoli dai siti di informazione e di notizie. È la prima reazione del colosso di Mountain View alla riforma sul copyright, che ha visto nella Francia il primo Paese ad aver varato una propria legge nazionale  che entrerà in vigore nel mese di ottobre. I legislatori francesi hanno dato un’interpretazione dura e restrittiva della normativa Ue. La direttiva Ue, all’articolo 15, prevede la possibilità per chiunque sia titolare di un diritto di negoziare un compenso per l’utilizzo dei suoi contenuti da parte delle piattaforme online.

Secondo le nuove regole, gli editori dovrebbero essere pagati per gli snippet - le anteprime degli articoli composte da un’immagine e un paio di righe descrittive - quando appaiono nei risultati del motore di ricerca. Google però non intende pagare per questi diritti ed è pronto a cambiare il modo in cui le notizie appaiono sui motori di ricerca, rimuovendo gli snippet e lasciando solo titolo e link al pezzo.

Big G ha annunciato la sua decisione in un post a firma del vicepresidente delle News di Google, Richard Gingras: «La Francia introdurrà la sua nuova legge sul diritto d'autore, che offre maggiori diritti agli editori di notizie online. Si tratta della prima implementazione della direttiva europea sul diritto d’autore, approvata all'inizio di quest’anno. Di conseguenza, apporteremo modifiche al modo in cui i risultati delle notizie appaiono nella Ricerca, e se vi trovate in Francia potreste vedere che alcuni risultati hanno un aspetto diverso».

 Quando la legge francese sarà in vigore, continua Gingras, «non pubblicheremo più questa overview in Francia per gli editori europei a meno che l’editore non si sia mosso per informarci di questo desiderio. Questo si applicherà ai risultati di ricerca nei diversi servizi Google». Nella nota, Gingras ricorda che «Google invia più di otto miliardi di visite ai siti web degli editori ogni mese, si tratta di più di 3.000 visite al secondo. Gli editori possono quindi costruire il loro pubblico e aumentare le entrate derivanti da queste visite attraverso la pubblicità e/o gli abbonamenti. La società di ricerca Deloitte ha stimato che ciascuno dei clic che Google invia ai grandi editori ha un valore che oscilla tra i 4 e i 6 centesimi di euro di potenziale guadagno aggiuntivo».

Gli editori francesi dovranno decidere se rinunciare a un diritto che è stato loro riconosciuto dalla legge, permettendo a Google di continuare a utilizzare gratuitamente i suoi contenuti, o rischiare di vedere diminuire il proprio traffico che arriva dalle anteprime del motore di ricerca.

Secondo alcuni analisti americani l’applicazione della legge sul copyright potrebbe non avere effetti positivi per gli editori che rischiano di incorrere in una forte diminuzione delle visite dei loro siti Internet generate da Google e un minor traffico può tradursi in meno pubblicità e abbonamenti. Gli editori ritengono invece che spesso il navigatore medio si ferma alla lettura della preview che pertanto non genera maggiori visite ed entrate economiche ma anzi sottrae potenziali guadagni che sarebbero reinvestiti in giornalismo di qualità.

In un’intervista al Sole 24 ore, Fabio Vaccarono, managing director di Google Italia e componente del board Emea, ha minimizzato l’accaduto e sottolineato che si tratta di una «decisione che riguarda la Francia, perché l’impegno di Google per un futuro sostenibile della stampa resta forte».

Intanto, in Italia la Federazione editori sta sollecitando da tempo il Parlamento ad occuparsi del recepimento della direttiva sul copyright, proprio per contribuire a ridare ossigeno all’editoria e al mercato di produzione delle notizie di qualità. Il clima politico è cambiato e, da questo punto di vista, potrebbe esserci una maggiore disponibilità a recepire integralmente la legge europea, al fine di tutelare maggiormente gli editori e i giornalisti. Si ricorderà che all’indomani dell’approvazione definitiva della direttiva europea sia la Lega che i Cinque Stelle avevano minacciato di applicare in modo blando la direttiva europea, perché non ne condividevano l’impostazione e la ritenevano penalizzante per l’economia digitale.

Il Pd ha una visione diversa da quella del Carroccio e dei grillini e i parlamentari europei che fanno riferimento alla famiglia socialista hanno votato a favore della direttiva. Dunque, tutto lascia supporre che tra Pd e Cinque Stelle ci sarà battaglia sui margini di maggiore o minore applicazione dei contenuti della direttiva al mondo editoriale italiano. L’auspicio è che la legge italiana possa contribuire a rinvigorire il circuito di produzione e distribuzione di informazione di qualità, favorendo alleanze virtuose tra giganti del web ed editori tradizionali.