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Il ciclone Ruby impazza Berlusconi: «Sono sereno»

«E' un'inchiesta sul nulla, è solo un processo mediatico per farmi fuori». Reagisce così il presidente del Consiglio Berlusconi al putiferio scatenato dalle nuove carte dei giudici.
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Attualità 19_01_2011
VILLA ARCORE
Silvio Berlusconi è "sereno", e non pensa affatto a dimettersi per il caso Ruby. Tant'è che ai giornalisti che gli chiedevano se avesse in animo di passare la mano, il premier ha risposto senza esitare: «Ma che siete matti?». il presidente del Consiglio è infatti convinto che la nuova inchiesta giudiziaria della procura di Milano «sarà un boomerang. La legge contro la prostituzione l'ho fatta io». Il premier durante la riunione alla Camera con gli avvocati e i deputati del Pdl avrebbe illustrato i dati di un recente sondaggio svolto da Euromedia in cui si rileva che il suo gradimento sarebbe al 52,3%, mentre il Pdl si attesterebbe poco sopra il 32%. Al termine della riunione Berlusconi è tornato ad attaccare i giudici: con i parlamentari del Pdl, ha detto, c'è stata «la totale condivisione sulla gravissima violazione della legge e i principi costituzionali, violazione commessa dalla Procura di Milano». Inoltre, ha proseguito, sarà «l'intervento del Parlamento che toglierà alla procura di Milano il caso e lo farà trasferire al Tribunale dei ministri». «Casomai ci sarà qualcun altro che dovrà pensare alle dimissioni. Non certamente io - ha dichiarato -. Io sono la persona offesa e credo che con me è offesa la democrazia, perché sono cose che in uno stato democratico non si possono concepire».
 
Sul caso Ruby, Berlusconi ha osservato che si tratta di «un'inchiesta sul nulla, è solo un processo mediatico. Lo scopo è quello di farmi fuori» avrebbe spiegato il Cavaliere durante la riunione con i parlamentare del Pdl. E ancora: «Non ho mai pagato nessuno. Ho solo aiutato alcune ragazze che avevano bisogno». Queste ragazze, inoltre, avrebbe aggiunto il premier, sono state trattate malissimo durante il periodo delle indagini, facendo riferimento alle perquisizioni subite. Quanto all'incontro di ieri con Giorgio Napolitano, Berlusconi è stato secco : «Chiedete al Capo dello Stato» ha detto.

Intanto i magistrati milanesi nell'invito a comparire notificato al premier in qualità di indagato per i reati di concussione e prostituzione minorile nell'ambito dell'inchiesta sulle feste ad Arcore hanno indicato i giorni in cui il premier potrà presentarsi davanti ai pm: i giorni sono il 22, 23 e 24 gennaio, dalle ore 10 alle ore 22. Nei giorni scorsi era trapelata la notizia che il premier avesse la possibilità di comparire tra il 21 e il 23 gennaio, nell'invito viene precisata la data esatta, l'arco temporale entro cui il capo del Governo potrà chiarire la sua posizione ai pm e il luogo della convocazione, la stanza numero 13 al quarto piano del Palazzo di Giustizia di Milano.

LA REAZIONE DEL QUIRINALE.
Il Presidente della Repubblica è ben consapevole del turbamento dell'opinione pubblica dinanzi alla contestazione - da parte della Procura della Repubblica di Milano al Presidente del Consiglio - di gravi ipotesi di reato, e dinanzi alla divulgazione di numerosi elementi riferiti ai relativi atti d'indagine. Senza interferire nelle valutazioni e nelle scelte politiche che possano essere compiute dal Presidente del Consiglio, dal governo e dalle forze parlamentari, egli auspica che nelle previste sedi giudiziarie si proceda al piu' presto ad una compiuta verifica delle risultanze investigative.
Il Quirinale smentisce poi in una nota «che il Capo dello Stato abbia letto o comunque ricevuto - non competendogli in alcun modo - le carte trasmesse dall'Autorità giudiziaria alla Camera dei Deputati che dovrà pronunciarsi sull'autorizzazione richiestale a eseguire una specifica perquisizione».

LA POLEMICA POLITICA
Non si placano intanto le polemiche dell'opposizione: il leader del Pd, Pierluigi Bersani afferma: «Il mondo ci guarda, e visto che ce l'ha così intensa, Berlusconi si ritiri a vita privata». Anche Massimo Donadi, presidente del gruppo Idv alla Camera chiede che il premier si dimetta e si faccia processare.