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Dottrina sociale
a cura di Stefano Fontana

Dopo le parole di Meloni

Il caso Ventotene, figlio dell’egemonia culturale della sinistra

La reazione abnorme della sinistra alle critiche sul Manifesto di Ventotene può essere spiegata solo a partire dai principi-cardine del gramscismo: l’"egemonia culturale" è un sistema di pensiero che ha i propri slogan e padri fondatori, intoccabili.

Dottrina sociale 22_03_2025

La spropositata reazione della sinistra ideologica e politica all’intervento della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, può essere adeguatamente spiegata solo riprendendo il concetto di “egemonia culturale”. Il gramscismo è di lunga portata e ha ampiamente superato sia la fase del Partito comunista sia quelle dei suoi successivi surrogati, rimanendo giovane e fertile fino a noi. La sua essenza, come diceva Augusto Del Noce, è la progressiva secolarizzazione delle masse. La sinistra mantiene ancora una propria egemonia culturale nella società e nel Paese, nonostante sia all’opposizione e sia divisa. Su questo sarebbe bene non prestarsi ad abbagli. L’egemonia è presente tuttora nella magistratura, nella scuola e università, nel sindacato (anche la Cisl è di recente rientrata nei ranghi partecipando alla manifestazione romana “Una piazza per l’Europa” dopo i precedenti tentativi di autonomia dalla Cgil, soprattutto non partecipando allo sciopero generale), nella grande stampa nazionale, nella Rai e nei personaggi di spettacolo: esempio evidente i periodici sermoni ideologici di Roberto Benigni.

L’egemonia culturale della sinistra è un sistema di pensiero che ha i propri dogmi, i principi che danno “luce” a tutto il resto, dogmi che diventano slogan per essere più facilmente diffusi tra le masse, a cominciare dalle scuole elementari. L’intelaiatura dell’egemonia ha bisogno di pilastri fatti di padri fondatori, intellettuali dal valore indiscutibile pena l’accusa di lesa maestà, principi assoluti e nemici chiaramente identificabili. L’egemonia culturale ha bisogno di una retorica, di parole e concetti-simbolo, di testi canonici, di immagini rivelatrici di un senso imperituro. Ammette il revisionismo, ma solo se è condotto per volontà della stessa egemonia.

Vedendo così le cose, il Manifesto di Ventotene appare come una sacra reliquia, da cui deriva la reazione non solo in aula ma anche nella società: il quotidiano La Repubblica distribuirà nuovamente il testo di quel Manifesto, gli intellettuali organici intervengono a sua difesa, i talk-show sono spesso unidirezionali e il quotidiano della Cei, Avvenire, dice che Meloni ha voluto provocare.

L’unico modo per combattere un’egemonia culturale è di contestarla sul piano culturale. Quindi la presidente Meloni ha fatto bene, anche se poi nasce un doppio problema: il primo è che è a capo di una coalizione e quindi non potrà condurre la battaglia fino in fondo, il secondo è che ha scarse truppe nei settori della vita civile egemonizzati dalla sinistra. L’intervento su Ventotene è promettente, vedremo se si riuscirà a darvi una continuità.

Stefano Fontana