Il cardinale, un bestseller divenuto film (e che film!)
Esce in versione integrale, con una nuova traduzione, Il cardinale, romanzo che colpì talmente l’immaginario americano che Preminger lo trasformò in un film di ben tre ore e dal cast notevole. Sia nel libro che nella pellicola colpisce il rispetto sacrale con cui viene descritta la Chiesa, senza che né l’autore né il regista promuovano la loro visione ideologica.
Il primo vescovo cattolico americano, John Carroll, era fratello di Charles, firmatario (unico cattolico) della Dichiarazione di Indipendenza e senatore del Maryland («la terra di Maria»). Con questa fiera affermazione il protagonista del romanzo di Henry Morton Robinson accetta la sua nomina cardinalizia. Il romanzo, del 1951, fu un bestseller e le edizioni Fede&Cultura lo ripropongono in nuova traduzione e versione integrale Il cardinale (pp. 736).
La storia colpì talmente l’immaginario americano che il famoso regista Otto Preminger volle trarne nel 1963 un film della durata di ben tre ore dallo stesso titolo e con un cast a quel tempo notevole: Tom Tryon, Romy Schneider, John Huston, Burgess Meredith, Raf Vallone… (se volete vederlo, e lo consiglio, è su YouTube, gratuito). Quel che colpisce, nel romanzo e nel film, è l’atmosfera interamente preconciliare, il rispetto sacrale e solenne con cui viene descritta la Chiesa, senza che l’autore (né il regista) approfittino per lasciar capire come, secondo loro, la Chiesa e il cattolicesimo dovrebbero essere o quel che i preti dovrebbero fare e dire per inseguire il mondo anziché guidarlo e giudicarlo.
Il protagonista è un giovane prete americano, Stephen Fermoyle (di ovvia ascendenza irlandese), che durante la Grande Guerra viene mandato a studiare a Roma. Compone un brillante trattato teologico, ma il suo arcivescovo (a Boston, in America) per scoraggiarne l’ambizione lo manda in un una sperduta parrocchia del Massachussetts. Qui, a contatto coi problemi veri, si fa le ossa come viceparroco. Ma subito deve confrontarsi con la prima, grave, prova di fede: sua sorella è incinta, il padre non solo non è suo marito, ma è pure un ebreo ateo, e adesso è al fronte. E il medico invita padre Stephen a scegliere tra la vita di lei e quella del bambino. Lui, ligio, opta per il bambino e la sorella muore di parto. Il suo vescovo, che in realtà ne ha colto le qualità, lo rimanda a Roma, dove fa carriera in Curia. Ma quando vogliono farlo vescovo, con sorpresa di tutti, chiede, al contrario, un’aspettativa di due anni per riflettere sul suo stato.
La vicenda della sorella lo ha messo davvero in crisi e non sa, addirittura, se non sia il caso per lui di abbandonare il sacerdozio. Va dunque a fare l’insegnante in giro per l’Europa e incontra quella che potrebbe essere la donna della sua vita. Ma le dice subito e chiaramente di essere un prete, pur accettando di frequentarla. Lei, invece, spera di fargli cambiare idea. Solo che Stephen, a furia di preghiere, ha finalmente l’attesa illuminazione: la sua vita è nella Chiesa. Torna così a Roma, accetta l’episcopato, poi sceglie di recarsi in Georgia, dove l’unico prete negro è nel mirino del Ku Klux Klan. Qui gli incappucciati lo caricano di frustate e la sua missione praticamente fallisce, anche se riesce a testimoniare in tribunale contro i suoi aggressori. L’unica nota positiva è che, grazie alla sua presenza (è pur sempre un inviato vaticano), per la prima volta un negro (il parroco) ha ragione in una causa contro bianchi. I quali sono condannati solo per disturbo della quiete pubblica, ma è meglio che niente. Di nuovo in Europa, adesso Stephen, inviato a Vienna, deve vedersela con l’ascesa del nazismo all’ora dell’Anschluss austriaco. Scampa avventurosamente al linciaggio.
Alla fine, sotto Pio XII, diventa il primo cardinale americano. Insomma, una lettura (e una visione) che val davvero la pena. Pensate solo a quegli attori che hanno dovuto mandare a mente lunghissimi rituali in latino…