Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
IL REPORT IN IRLANDA

Il bullismo è soprattutto contro gli studenti cattolici

Una ricerca condotta in Irlanda sul bullismo nelle scuole, rivela che il grosso della violenza psicologica è rivolto contro gli studenti religiosi, soprattutto i cattolici. Gli insegnanti interpellati rilevano: sentimenti antireligiosi, stereotipi negativi soprattutto anti-cattolici, discriminazione nei loro confronti. E questo in un Paese cattolico.

Educazione 09_09_2021
Bullismo

Dici bullismo a scuola e il pensiero, inevitabilmente, va subito al giovane con tendenze omosessuali, di colore o portatore di handicap. Il che è in parte comprensibile, dal momento che è indubbio come tali categorie siano esposte, purtroppo, a trattamenti da parte dei loro coetanei talvolta poco lusinghieri, se non irrispettosi ed aggressivi. Nessuno lo nega. Il punto è che non esiste solo questo tipo di bullismo, anzi se ne fa sempre più largo una variante che meriterebbe di essere presa sul serio: quella anticattolica.

Lo si può affermare alla luce di Inclusive Religious Education: The Voices of Religious Education Teachers in Post Primary Schools in Ireland, un nuovo report di oltre 30 pagine realizzato a cura dell’irlandese National Anti-Bullying Research and Resource Centre. Si tratta di una ricerca - realizzata interpellando 214 insegnanti di religione delle scuole secondarie, la stragrande maggioranza (80%) donne - che merita appunto attenzione perché rivela quanto, tra i banchi di scuola, serpeggi oggi il pregiudizio anticattolico.

Più precisamente, tale indagine è approdata a tre gravi conclusioni. La prima è che il 50% degli insegnanti ha espresso preoccupazione per sentimenti e atteggiamenti antireligiosi come «Il modo superficiale con cui i musulmani possono essere classificati come terroristi e i cattolici come pedofili o favorevoli a tali comportamenti». Esiste insomma un generale pregiudizio antireligioso che, a ben vedere, non interessa solo i cristiani. Ciò nonostante – seconda evidenza di questa ricerca – sono proprio i giovani cristiani quelli più penalizzati. Quando infatti si è trattato di indicare gli stereotipi negativi sugli studenti, gli insegnanti interpellati si son dichiarati più preoccupati per coloro che si identificano come cattolici (12%) e meno preoccupati per gli stereotipi negativi di quanti si identificano come atei (2%). In generale, gli studenti che si identificano come cattolici sono quindi stati più frequentemente richiamati come oggetto di preoccupazione.

Il terzo ma non meno rilevante aspetto emerso dalla ricerca è di ordine qualitativo, e concerne i commenti che gli insegnanti sondati nell’indagine hanno riportato a proposito delle discriminazioni anticristiane. Sono commenti che, se possibile, paiono ancora più gravi delle già serie risultanze statistiche. Alcuni docenti hanno infatti osservato, rispondendo alle domande, che oggi «è più probabile che uno studente cattolico venga ridicolizzato o deriso per la sua posizione di fede» e sia «messo a tacere dalla tendenza prevalente verso una visione del mondo laica e umanista»; altri hanno addirittura affermato che «in Irlanda è socialmente accettabile insultare sminuire i cattolici e il cattolicesimo».

Ora, è evidente come a tale ricerca possano essere mossi dei rilievi metodologici e come i suoi esiti non siano generalizzabili in assoluto. Tuttavia, questo studio non può neppure essere ignorato, per almeno tre ragioni. La prima è che sottovalutare il fenomeno del bullismo sarebbe, a priori, imperdonabile; la seconda è che l’osservatorio degli insegnanti è sì privilegiato ma mai esaustivo delle dinamiche giovanili (ci può dunque essere più cristianofobia di quanto se ne sia rilevata); la terza motivazione che rende la ricerca in parola importante consiste nel fatto che essa solleva una domanda.

La domanda è la seguente: se il pregiudizio anticattolico viene denunciato dagli stessi insegnanti in un Paese come l’Irlanda che, per quanto ormai secolarizzato, delle radici cattoliche indiscutibili le ha – e infatti quasi sei giovani su dieci, tra i 16 ed i 29 anni, si identificano come cristiani -, cosa accade altrove? Nelle scuole inglesi, francesi, tedesche, del nord Europa e, perché no, italiane, come sono trattati gli studenti che si dichiarano apertamente cattolici? Sfortunatamente, non esistono indagini internazionali sul fenomeno. Ma l’esistenza di un pregiudizio e pure di un bullismo anticristiano, alla luce di quanto affermano gli insegnanti irlandesi, pare purtroppo essere qualcosa di più di un semplice presagio. É praticamente una certezza.