I volontari nel mirino di Boko Haram
A Kano, in Nigeria, degli uomini armati a bordo di una motocicletta hanno aperto il fuoco sui volontari che in un ambulatorio stavano vaccinando dei bambini contro la poliomielite uccidendo due donne. I terroristi, probabilmente legati a Boko Haram, ricominciano a uccidere in nome dell'Islam.
Erano le 9.00 dell’8 febbraio in Nigeria quando a Kano, capitale dell’omonimo stato settentrionale della federazione, degli uomini armati a bordo di una motocicletta hanno aperto il fuoco sui volontari che in un ambulatorio stavano vaccinando dei bambini contro la poliomielite uccidendo due donne.
Mezz’ora dopo, appena fuori città, altre sette volontarie sono state uccise sempre in un ambulatorio dove stavano per iniziare le vaccinazioni, anche in questo caso colpite da un commando arrivato in motocicletta.
La dinamica delle due aggressioni – uomini a bordo di motociclette – fa pensare che autori degli attentati siano i terroristi di Boko Haram, il gruppo integralista islamico che lotta da anni per sradicare ogni influenza occidentale dal paese e imporvi la legge coranica. Ad avvalorare l’ipotesi è il fatto che Kano è uno degli stati a maggioranza islamica in cui Boko Haram trova i maggiori consensi sia tra la popolazione che tra le autorità. È anche uno dei quattro stati, insieme allo Zamfara, al Niger e al Bauchi, in cui nel 2003 gli imam fecero sospendere le vaccinazioni antipolio – condotte nell’ambito di una campagna mondiale per lo sradicamento della malattia – sostenendo che non dei vaccini, ma dei veleni venivano iniettati nei bambini: si trattava, dissero, di un complotto cristiano per avvelenare i bimbi islamici o, in alternativa, di un malefico piano ideato dagli Stati Uniti per renderli sterili e farli ammalare di cancro e di AIDS.
La conseguenza fu che un ceppo nigeriano di poliomielite si diffuse rapidamente in gran parte dell’Africa, anche in paesi in cui da anni non si registravano casi di contagio, e poi raggiunse l’Asia dove nel 2005 la malattia ricomparve anche nella lontana Indonesia. Non sono valsi in seguito gli sforzi incessanti per avere ragione in Nigeria della malattia che nel 2008 era ormai diffusa in 23 stati su 35. Oggi il paese è uno dei tre al mondo in cui la poliomielite è considerata tuttora endemica – gli altri due sono l’Afghanistan e il Pakistan – e dove si concentra la maggior parte dei casi accertati: nel 2012, su 222 contagi denunciati in tutto il mondo, 37 si sono verificati in Afghanistan, 58 in Pakistan e ben 121 in Nigeria.
Al rifiuto del vaccino, per ordine degli imam o comunque indotto da una diffusa diffidenza a sua volta originata da superstizioni e ignoranza, si aggiungono, nel compromettere l’esito delle ripetute campagne di vaccinazione, il collasso del sistema sanitario di base e la corruzione che hanno portato le condizioni sanitarie della Nigeria a livelli pre-coloniali: “a 20 anni dal lancio della prima campagna – spiegava nel 2008 il professor Tomori, consulente nigeriano dell’OMS – la maggior parte della popolazione ricorre di nuovo ai guaritori tradizionali e alcuni dei nostri ospedali sono buoni solo per la demolizione perché chi ci entra ci muore”.
Un’ennesima campagna antipolio su scala nazionale, realizzata in ambulatori, in interventi porta a porta e persino per strada, è iniziata il 3 febbraio e si propone di vaccinare in pochi giorni tutti i bambini tra 0 e 59 mesi d’età: un’impresa quasi eroica che vede migliaia di volontari impegnati dall’alba fino a notte fonda, nonostante serie difficoltà logistiche nelle regioni carenti di infrastrutture, i ritardi nella consegna dei vaccini e le preoccupazioni per l’insicurezza crescente negli stati del nord dove appunto alcuni di loro hanno perso la vita.
Come di consueto, ha provocato la reazione di alcuni imam: di nuovo si sostiene che rendono sterili invece di immunizzare e uno di loro il 5 febbraio ha denunciato l’iniziativa sostenendo che proprio i vaccini distribuiti nel 2012 erano responsabili dei numerosi contagi registrati nel corso dello scorso anno. Ma finora in Nigeria nessuno era arrivato a uccidere.
Non così in Pakistan dove nel 2012 dalla denuncia di complotti occidentali contro l’Islam si è passati alle aggressioni. In seguito all’uccisione di nove volontari, lo scorso dicembre l’OMS ha sospeso le attività per un periodo. La campagna antipolio è poi ripresa, ma un nuovo attentato si è verificato nel nord ovest dove lo scoppio di un ordigno ha ucciso due volontari il 31 gennaio.