I vescovi Usa chiedono aiuto a papa Francesco
«Mettere Dio al centro del proprio matrimonio e della famiglia». Questo è l’appello che lancia monsignor Joseph Kurtz, presidente della Conferenza episcopale degli Usa. La Chiesa americana si prepara all’Incontro mondiale di Philadelphia che si celebrerà durante la visita di papa Francesco. Abbiamo incontrato monsignor Joseph Kurtz.
«Mettere Dio al centro del proprio matrimonio e della famiglia». Secondo monsignor Joseph Kurtz, presidente della Conferenza episcopale degli Usa, questo è il messaggio fondamentale che i due patroni dell’Incontro mondiale di Philadelphia, san Giovanni Paolo II e santa Gianna Beretta Molla consegnano alle famiglie di tutto il mondo. Siamo a pochi giorni dall'Incontro Mondiale delle Famiglie e La Nuova Bussola Quotidiana ha incontrato monsignor Joseph Kurtz per chiedergli quale potrà essere il frutto di questo incontro, anche in vista del prossimo Sinodo di ottobre. Questi meeting sono stati pensati e voluti da san Giovanni Paolo II, il “Papa della famiglia” come lo ha definito papa Francesco, e si susseguono ogni tre anni a partire dal 1994. Philadelphia segue l'incontro mondiale di Milano 2012 ed è il primo che si realizza negli Stati Uniti. Si intitola “L'amore è la nostra missione: la famiglia pienamente viva”.
Eccellenza, nella lettera di benvenuto dell’VIII Incontro mondiale delle Famiglie l’arcivescovo di Philadelphia, Joseph Chaput, ha scritto che «la gloria di uomini e donne è la loro capacità di amare come Dio ama – e non esiste mezzo migliore per insegnare l’amore della famiglia». Se la famiglia è in crisi, lo è anche Chiesa?
«La famiglia è il mattone fondamentale per la costruzione della Chiesa e della società. Quando la famiglia soffre, il mondo soffre. Le famiglie sono chiamate a essere la scuola domestica dove impariamo con più forza a ricevere e dare amore, a vivere con gentilezza in comunità, e a prenderci cura degli altri così come di noi stessi. I genitori che vivono un vincolo permanente, fedele e fecondo rendono presente in modo sensibile l'amore di Dio ai loro figli e la Chiesa ha il grande obbligo di affiancare le famiglie e accompagnarle in questo viaggio. Noi vogliamo assicurare loro non solo sacramenti prontamente disponibili, ma di camminare con fiducia ascoltando la parola di Dio e mettendola in pratica. Sono grato a papa Francesco per aver convocato un Sinodo diviso in due parti per concentrarsi su alcune sfide che le famiglie devono affrontare oggi, e per l'Incontro mondiale delle Famiglie che assicura alla Chiesa uno spazio abituale per celebrare gli aspetti buoni e forti della famiglia, e un modo per continuare a esaminare come possiamo migliorare».
I santi patroni dell’Incontro mondiale delle Famiglie sono san Giovanni Paolo II e santa Gianna Beretta Molla. Due straordinarie figure. Qual è il messaggio più importante che i due santi offrono alle famiglie del mondo?
«Questi due santi offrono un semplice, ma potente messaggio alle famiglie: mettete Dio al centro della vostra vita famigliare; tenete Lui al centro del vostro matrimonio. Il secondo messaggio deriva dal primo: famiglie, voi siete necessarie; il mondo ha bisogno di voi, e la Chiesa ha bisogno di voi. La vostra testimonianza è vitale; il vostro amore, l'ospitalità, e il sacrificio sono necessari. San Giovanni Paolo II ha sottolineato con insistenza che la missione della famiglia è “diventa ciò che sei”. E santa Gianna Beretta Molla, una moglie e madre che ha messo il Signore al primo posto e ha coraggiosamente testimoniato la santità di ogni vita umana, ha vissuto questa missione. Che esempio eccellente ed eroico per tutti noi!»
A suo avviso, quali saranno le maggiori sfide per il bene della famiglia al prossimo Sinodo a ottobre?
«In primo luogo, le famiglie di oggi hanno bisogno di sperimentare la fiducia e la speranza che nutriamo per loro, e che è un loro di diritto. Ci sono molti messaggi negativi che dissuadono le persone dallo sposarsi, dal credere di poter non solo fare una famiglia, ma anche farla crescere bene, e dal credere che i bambini sono un dono da accogliere e amare. La mia speranza per il Sinodo del prossimo mese e anche dopo, è che troveremo il modo di sostenere e mettere gli uomini e le donne nella condizione di seguire più pienamente Cristo e vivere la propria vocazione con coraggio. In secondo luogo, vi è anche un grande bisogno per noi di accompagnare coloro che sperimentano sofferenza, difficoltà e dolore. I vari documenti e le dichiarazioni del Sinodo dello scorso anno hanno evidenziato una serie di difficoltà che devono affrontare oggi le famiglie in tutto il mondo e altre le conosciamo dalle nostre esperienze quotidiane. Con il Cuore di Gesù, la Chiesa cerca di camminare con chi è nel bisogno».